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Channel: Mara Pettignano, Autore presso Dissapore
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Le migliori 50 granite siciliane del 2017: da 10 a 1

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Dopo aver condiviso le posizioni dal numero 50 al 31, e dal numero 30 all’11, siamo pronti a scoprire la top ten.

Sapore, naturalezza, consistenza e grado di sicilianità sono i criteri impiegati per compilare la classifica delle 50 migliori granite siciliane del 2017.

Se non siete ancora stati in Sicilia, ma contate di rimediare prima possibile, questi post vi torneranno utili. Scoprirete la complessità della granita, e allo stesso tempo la contagiosa semplicità di chi la prepara.

#10 PASTICCERIA RUSSO – SANTA VENERINA (CT)

pasticceria russo, ingresso barGranita mandorla - Fratelli Russo

Per trovare buone granite, espressione di arte gelatiera di prim’ordine –non dite di no, in Sicilia potrebbero offendersi–, è soprattutto alla provincia che bisogna guardare.

Acireale l’abbiamo già detta. Ma pure Santa Venerina, con le strade profumate da mosto cotto, canditi, chiodi di garofano, mandorle e liquirizia della Pasticceria Fratelli Russo, gestita da Anna, Salvatore e Maria Nevia.

Fedeli alla ricetta originale dell’antica pasticceria celebrata pure da poeti e scrittori, si superano nella granita ai gelsi, grazie all’intensità dei frutti raccolti sulle pendici dell’Etna. In evidenza poi le mandorle, sempre magnificamente lavorate.

Per una volta, non accompagnate la granita con la brioscia, il croissant al miele dell’Etna come lo fanno i fratelli Russo, nessun altro in Sicilia.

Granita mandorla - Fratelli RussoGranita mandorla - Fratelli Russo

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla con cornetto al miele

Pasticceria Russo Di Maria Nevia Russo & C – Via Vittorio Emanuele n.105, Santa Venerina (CT)

#9 BAR GIULIO – CAPO D’ORLANDO (ME)

Giulio

Chi sarà mai questo Giulio? Forse quel ragazzone alla cassa, che nasconde senza coprire del tutto le foto con Silvio Berlusconi? O il padre dalla ristata aperta e contagiosa che entra e esce dal laboratorio in perenne t-shirt bianca?

In realtà lo sono entrambi, essendo Giulio il loro cognome.

Il bar pasticceria si trova in una traversa di Capo d’orlando, fuori uno spazio ombreggiato, all’interno l’ammaliante vetrina con le celebri palle del presidente, dedicate a Berlusconi.

Per i turisti che affollano le spiagge d’estate la granita è un vero antidoto contro il caldo, il primato spetta al gusto mandarino, del resto lo sappiamo che ci vogliono pazienza e ingredienti locali e di prima scelta.

Tutto è perfetto: colore, consistenza e aroma.

Giulio
GUSTI CONSIGLIATI:

Bar Giulio – ,  Via Giovanni Amendola, 25 – Capo D’Orlano (ME)

#8 CAFFE CIPRIANI – ACIREALE (CT)

Cipriani è il vanto degli acesi. Ne seguono le vicende come se avessero legami di sangue.

Sarà perché oltre al palato delizia anche l’occhio, situato com’è proprio di fronte la basilica di San Sebastiano, che è un vero trionfo del barocco siciliano.

Gustare una granita a un tavolino di questo bar e lasciarsi abbagliare dalla bellezza della facciata della chiesa dedicata al compatrono di Acireale, è un tutt’uno sconvolgente. Specie se quella granita è ai gelsi.

Chiesa San Sebastiano AcirealeCafe Cipriani - AcirealeGranita gelsi - Cipriani

Il colore è purezza, e al pari della consistenza che s’avvicina alla perfezione assoluta, rende la granita così desiderabile che ti verrebbe voglia di prenderla a morsi.

La brioscia fa la sua parte.

GUSTI CONSIGLIATI: gelsi

Cafffe Cipriani – ,  Piazza Leonardo Vigo n.3 – Acireale (CT)

#7 BAR NOVIZIATO – MESSINA

Le granite si vedono uscire da una finestrella del piccolo chiosco nella parte alta di Messina, al termine di una curva con scorcio mozzafiato su Sicilia e Calabria.

Se alla giovane titolare, che ha ereditato il posto dalla famiglia della madre, va il merito delle migliori granite di gelsi di tutta Messina, a porgerle ai clienti del bar Noviziato è il pacifico signor Quattrocchi, per nulla preoccupato dalla folla di clienti.

Si ha sempre la sensazione che stia per dire qualcosa d’importante ma poi si limita a esclamare “fragola e panna”, “gelsi e panna” e avanti un altro.

Bar Noviziato - Signor QuattrochiBar Noviziato - granita al caffeBar Noviziato - granita gelsiBar Noviziato - granita gelsi

Da provare tassativamente la panna, deliziosa, una vera rarità da queste parti, e i frutti che la guarniscono.

GUSTI CONSIGLIATI: Gelsi

Bar Noviziato – Viale Italia n.4 , Messina

#6 F.LLI PATANE’ – POZZILLO (CT)

La granita siciliana è una faccenda di famiglia. Spesso si parla di genitori e figli, il più delle volte di fratelli, mai di cognate.

Granita Fratelli Patanè - Pozzillo

Eppure sono loro il propulsore della F.lli Patanè, ogni giorno con i rispettivi mariti dietro lo stesso bancone. Tra malintesi, rospi inghiottiti, sguardi indispettiti, chiarimenti e improvvise intese, sempre pronte a evitare catastrofi e riportare il sereno.

L’espressione granita siciliana non significa nulla se non si è provata quella dei fratelli –e delle cognate– Patanè di Pozzillo, la provincia delle piscine naturali formate dal mare che s’interna da secoli.

Vi basta sapere che la granita ai gelsi si consuma di fronte l’albero da cui vengono colti?

Protagonista della granita di limone è unicamente il verdello, più adatto alla granita del limone giallo che facilmente potrebbe ossidarsi durante la lavorazione. Da queste parti abbonda ma resta costoso, lo usa soltanto chi vuole fare la differenza.

Granita Fratelli Patanè - PozzilloGranita Fratelli Patanè - PozzilloGranita Fratelli Patanè - PozzilloGranita Fratelli Patanè - PozzilloBrioscia Fratelli Patanè - Pozzillo

GUSTI CONSIGLIATI: gelsi

Bar Fratelli Patanè – Via Chiusa degli Ulivi n.67, Pozzillo (frazione di Acireale (CT))

#5 BAR ALECCI – GRAVINA DI CATANIA (CT)

Un baluardo contro la granita che perde morbidezza, sapore, profumi, trasformandosi in un prodotto sempre più simile a una “granatina” o, peggio, a una “grattachecca” romana.

Ecco cos’è il signor Alecci, che con l’aiuto dei tre figli, due maschi e una femmina –luce dei suoi occhi– gestisce questo locale senza pretese, una veranda su una strada molto trafficata con tavoli e sedie di plastica, annunciata da una vecchia cinquecento color crema.

Siamo a Gravina, piccolo paese un tempo terra di agrumi, ormai inglobato nella città etnea come un normale quartiere.

Allora, perché vengono qui da tutte le parti? Innanzitutto, come dice Alecci, perché nonostante abbia solo la terza media è “il numero uno nella ristorazione’.

Della ristorazione non sappiamo, ma della granita al pistacchio senza discussioni, cremosa e con tanto di pistacchi interi, e poi di fragola o di gelsi.

Affollato durante la stagione estiva a causa di questi manufatti meravigliosi, invade la via intera con il profumo delle briosce in perfetto stile catanese, con il tuppo enorme.

Bar Alecci -Bar Alecci - Granita GelsiBar Alecci - Briosce

GUSTI CONSIGLIATI: gelsi, pistacchio

Bar Alecci – Via Antonio Gramsci n.62, Gravina di Catania (CT)

#4 BAR MUSUMECI – RANDAZZO (CT)

Si scrive ancora Santo Musumeci, in onore a un autentico maestro di pasticceria, ma si legge sempre più Giovanna Musumeci, che di Santo è la figlia.

Ci troviamo nell’unico locale di questa top ten noto tra i mostri sacri del gelato artigianale italiano, quest’anno al numero 22 della classifica di Dissapore. Santo e Giovanna Musumeci tengono alto il buon nome del gelato siciliano nel continente.

Ma a completare le proposte oltre alla pasticceria e all’ottima gelateria, non si possono tralasciare le granite. La combinazione brioscia calda – granita al pistacchio è da svenimento.

Giovanna Musumeci

Viso da simpaticona, chiacchierona fino al’inverosimile, è ossessionata dall’idea di una granita dove tutto il sapore sia estrapolato dalla frutta, e dalla frutta provenga più dolcezza possibile. Così, più gli anni passano, più nella sua granita lo zucchero va giù.

Giovanna, viso da simpaticona, chiacchiera a mitragliatrice, è un’infaticabile ricercatrice dei prodotti migliori che l’Etna abbia da offrire.

Incredibile la sua “Mastrantonia”, granita che prepara solo nel mese di giugno, periodo di maturazione di queste ciliegie, le più ghiotte, corpose e come si dice da queste parti “cadduse” del vulcano. Voi compilatori di top ten delle cose-da-provare-una-volta-nella-vita ricordatevene.

Anche per questa meraviglia conquista la posizione numero 4 della nostra classifica.

Granita mastrantonia - Bar MusumeciGranita MAstrantonia - Bar MusumeciBrioscia - Bar Musumeci

GUSTI CONSIGLIATI: ciliegia mastrantonia

Bar Musumeci – Piazza Santa Maria n.5, Randazzo (CT)

#3 BAR LA TIMPA – SANTA MARIA LA SCALA | ACIREALE (CT)

Bar La Timpa

La ‘ranita alla mantola‘ della zia Tanina ha il sapore delle mandorle vere e non, come accade nella maggior parte dei bar, di “orzata” o, peggio ancora, di “Coccoina”, quella colla in pasta che si utilizzava anni fa e che odorava di mandorle amare.

Non sappiamo quanto zucchero ci metta, né la quantità di acqua, ma di frutta ne usa un cesto, di quello bello grande, e si sente benissimo nella granita. Di pesca in particolare.

Un semplice bar trattoria che più anonimo non si potrebbe, in una microscopica frazione di Acireale sotto la “timpa”, il costone lavico dalla natura selvaggia, incantevole e silenziosa.

Tutto è preparato a mano da questa donna siciliana d’altri tempi, non usa nessun macchinario, neanche lo spremiagrumi per il limone.

Avvertenze prima dell’uso:

1) Solo bicchieri di carta, raramente di vetro, come se il sapore vero non avesse bisogno di materiali importanti;

2) Vi aspettate la panna ad arricchire le granite? Ad Acireale! Le granite della zia Tanina non ne hanno di bisogno (ed è vero).

3) Le granite vanno a ruba e spesso mancano le brioches ma provatele con il pane di casa e non tornerete più indietro.

4) Se trovate il pavimento bagnato, abbiate l’accortezza di aspettare che si asciughi. Non fate i permalosi né gli spiritosi, avete di fronte una siciliana di grande intelligenza, dalla battuta salace e pronta,

Granita Zia Tanina

GUSTI CONSIGLIATI: che gli dei vi assistano facendovi arrivare nell’unico giorno dell’anno in cui la zia Tanina prepara la granita alla mela verde

Bar La Timpa – Via Tocco n.37, Santa Maria la Scala (CT)

#2 BAR EDEN – MESSINA

Una vecchia conoscenza dei lettori di dissapore, come testimoniano i tanti articoli orgogliosamente esposti nella bacheca del locale.

Bar Eden - Messina

Per arrivare dovete costeggiare tutto il litorale dello Stretto, una buona occasione per osservare la pesca, le Spadare, la raccolta delle cozze.

Riconoscete il piccolo cancello che fa da ingresso al cortile dalla quantità di giovani in costume e infradito, seduti al tavolo o in attesa alla cassa.

Il Bar Eden, un posto fantastico in cui ogni gusto di granita rasenta la perfezione, in particolare caffè e fichi, per tacere di che meraviglia assoluta sia la panna montata, arriva in vetta alla top ten nonostante l’apertura limitata alla bella stagione.

Fregatevene, e fate attenzione se arrivate intorno alle 18, quando dal forno esce la brioscia calda e fragrante, l’appetito si fa incontrollato.

Bar Eden - Messina

Bar Eden - MessinaBar Eden - MessinaBar Eden - Messina

GUSTI CONSIGLIATI: pesca

Bar Eden – Via III Palazzo n.3, Messina

#1 BAR FIUMARA GIOVANNI – VILLAFRANCA TIRRENA (ME)

Se si è determinati nel cercare la granita siciliana migliore che ci sia basta non scoraggiarsi e cercare. Bisogna saperli trovare i posti giusti. Magari cercando tra quelli improbabili, dove apparenza e gastrofighetti non entrano neanche di striscio.

Tutte queste belle parole conducono al nome di Sebastiano Fiumara, impenitente gestore del bar Fiumara Giovanni, a Villafranca Tirrena.

Eccolo è lui, nato col sorriso.

Bar Fiumara - Villafranca MessinaBar Fiumara - Villafranca MessinaBar Fiumara - Villafranca Messina

Bar Fiumara - Villafranca MessinaBar Fiumara - Villafranca MessinaBar Fiumara - Villafranca Messina

Fiumara lavora duro per mantenere ricette e lavorazione, continuando a produrre altre specialità della casa, come “la mattonella” da mangiare con la paletta: fuori gelato gianduia dentro semifreddo.

Le granite sono di una freschezza difficilmente raccontabile, proposte in un numero contenuto dei gusti, dai gelsi alla fragola, dal cioccolato al caffè, dal limone alla pesca.

Da mitizzare la brioscia morbida, degno companatico alla granita dell’anno.

GUSTI CONSIGLIATI: caffe con panna, gelsi

Bar Fiumara Giovanni – Via Antonello da Messina n.12, Villafranca Tirrena (ME)


Le migliori 50 granite siciliane del 2017

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Anno di grazia 2017: Dissapore presenta per la prima volta la sua classifica delle 50 migliori granite siciliane dell’anno divisa in tre post:

Le migliori 50 granite siciliane del 2017: da 50 a 31

Le migliori 50 granite siciliane del 2017: da 30 a 11

Le migliori 50 granite siciliane del 2017: da 10 a 1

Tutto bene, stima e citazioni a pacchi, al solito molto attiva l’informazione locale. Spicca tra gli altri il post pubblicato dal Comune di Villafranca Tirrena (Me) sulla sua pagina Facebook: Villafranca è l’amena località in provincia di Messina dove si trova il bar Fiumara, numero 1 della nostra classifica.


Non sono pochi i lettori che preferiscono compulsare la classifica in un unico post invece che in 3, e chi siamo in fondo noi per non accogliere il loro grido di aiuto?

Ecco allora “Le migliori 50 granite siciliane del 2017” in tutta la loro voluminosa ma ininterrotta interezza.

P.S. Ricordatevi che nel 2016 c’erano state le 10 migliori granite siciliane di CataniaMessina e del Resto dell’Isola, senza dimenticare i criteri di selezione della classifica.

#50 BAR VITELLI – SAVOCA

Curve e tornanti, salendo da Santa Teresa di Riva, in provincia di Messina, portano dal mare a Savoca, borgo ideale della Sicilia bucolica e silenziosa.

Savoca - Messina

Luogo perfetto per ambientazioni coppola e lupara, il locale diventa bar Vitelli quando Francis Ford Coppola lo sceglie per girare una scena memorabile de “Il Padrino”.

Bar Vitelli - Savoca (ME)Bar Vitelli - Savoca (ME)

Oggi, con buona pace di chi s’indigna per certi tipi di turismo, frotte di croceristi si spingono fin qui solo per rivivere quelle scene. Arrivando troviamo un matrimonio nella piazzola di fronte, non ci crederete ma è davvero in stile Padrino.

All’interno immagini e oggetti provenienti dal backstage del film tanto osannato. Il turismo mordi e fuggi prevale, come dimostra l’accoglienza silenziosa e accigliata.

La granita migliore, inventata dalla zia defunta degli attuali proprietari, è quella al limone con zibibbo. Ideale per chi ama il dolce su dolce, con pochi sprazzi di aspro.

Bar Vitelli - Savoca (ME)

GUSTO CONSIGLIATO: limone e zibibbo

Bar Vitelli – Piazza Fossia 7 Savoca (ME)

#49 COLICCHIA – TRAPANI

Granulosità che rientra appena nei limiti per la granita di questa nota pasticceria del centro storico di Trapani, profumata di mandorle. Ma è comunque da premiare per il livello degli ingredienti impiegati.

Colicchia - TrapaniColicchia - Trapani

Il gusto gelsomino è una specialità molto amata nel trapanese, dove prende il nome di scorzonera.

Assaggiarlo significa portare al palato i profumi del fiore, per questo, per non compromettere il sapore, vi consigliamo di consumarlo da solo, senza la brioscia.

Colicchia - Trapani

Lui, il signor Colicchia, sempre alla cassa, è circondato dai ragazzi che servono ai tavoli. Giovanile malgrado l’età, è ancora multitasking: mentre chiacchiera amabile con un cliente prepara il conto per un altro. Sempre diretto e senza peli sulla lingua, non conosce convenevoli, nemmeno quando servirebbero.

GUSTO CONSIGLIATO: gelsomino

Colicchia – Via delle Arti nn.6/8, Trapani

#48 CAFFE CONCORDIA – AGRIGENTO

In piazza Pirandello, in un locale elegante e minuto accanto alla struttura composta da Municipio e chiesa del Rosario, proprio di fronte al museo archeologico, si trova la granita che –vox populi– è la migliore di Agrigento.

Caffe concordia - Agrigento

Corposa e ossequiosa dello stile siculo, giganteggia nella versione al pistacchio e alla mandorla. Buone anche le brioscia, dalla forma rivedibile.

GUSTO CONSIGLIATO: mandorla

Caffè Concordia – Piazza Pirandello n.36, Agrigento

#47 CAFFE ROMA – SCIACCA (AG)

Ci sono posti che restano immutati, e immutate sono le granite, anzi, la granita: quella al limone.

Perché lui, lo zio Aurelio, rifiuta di preparare altri gusti da cinquant’anni, da quando ancora doveva trovare una brava ragazza da sposare, la stessa che oggi –diventata sua moglie– ne condivide mille ricordi, come quello sulle granite servite per nove mesi a donne incinte.

Aurelio Licata - Bar Roma - Sciacca

Aurelio Licata - Sciacca - Granita limone

Nel suo bar, in stile Vecchia Sicilia, i nasi degli avventori impregnati dall’odore di pesce del porto di Sciacca, si prendono la doverosa pausa.

La granita al limone fatta ancora con i verdelli di Menfi avrebbe guadagnato un posto in più se fosse stata meno aspra.

#46 GELATERIA LIPAROTI – TRAPANI

Presente nella classifica delle 100 migliori d’Italia Dissapore, la gelateria di Maurizio Liparoti non poteva mancare in questa classifica.

Ma il gelato non è la granita, e questa volta si ritrova più distante dal podio.

Liparoti - TrapaniLiparoti - Trapani

Siamo nel centro di Trapani vecchia, proprio di fronte al mare. Dietro la semplicità di questa granita si nascondono impegno e una lavorazione non semplice.

Tra i migliori gusti la pesca unita al nero d’Avola, in un binomio goloso sulla carta, ma che non esprime ancora tutte le potenzialità.

Liparoti - Trapani

Si scioglie un po’ troppo rapidamente, però resta nelle retrovie della classifica a causa della panna congelata. Impresentabile in un posto notevole come questo.

GUSTO CONSIGLIATO: pesca e nero d’Avola

Gelateria Liparoti – Viale delle Sirene n.21, Trapani

#45 PASTICCERIA AMBRA – TREMESTIERI ETNEO (CT)

Ogni zona che si rispetti a Catania, ha il suo laboratorio pasticceria che, attenzione, non è la classica pasticceria, in quanto privo di bar e di tavolini per consumare un caffè.

Pasticceria Ambra - Catania

Quello di Canalicchio, grande quartiere catanese nonché zona di passaggio, è Ambra, il posto in cui i residenti della zona prendono una granita da portar via o da consumare nell’unico tavolino all’esterno

Pasticceria Ambra - Catania

Granita gelsi - Pasticceria Ambra - Catania

GUSTO CONSIGLIATO: mandorla

Ambra – Via Nuova Luce n.16, Tremestieri Etneo (CT)

#44 BAR DI PERRI – ROMETTA (ME)

Il grande Bar di Perri te lo immagini affollato di giovani vacanzieri, invece quando arriviamo a Rometta, tipico paese di mare della fascia tirrenica, è l’ora della siesta, nel paese bollente s’incontra giusto qualche temerario in bicicletta.

Bar di Perri - Rometta MareaBar di Perri - Granita albicocca

Molto apprezzato in zona per le granite, propone briosce anche in formato maxi, per 3 o 4 persone. Tra i gusti da provare spicca l’albicocca.

GUSTI CONSIGLIATI: albicocca

Bar di Perri – Via Mezzasalma n.24, Rometta Marea, (ME)

#43 C&G – CATANIA

Cioccolato, gelato, e pure granita, ovviamente al cioccolato. In piazza Abramo Lincoln, zona centrale di Catania, il locale, benché di recente apertura, è stato rivisto grazie a un ambiente moderno e spazioso, dominato dal bianco e nero e dal marchio, fin troppo invadente.

C&G - CataniaGranita al cioccolato - C&G - Catania

La presentazione della granita è scenografica ma perde un punto a causa del cioccolato –tu quoque– dal sapore fin troppo deciso, che stanca dopo i primi cucchiaini. Meglio ripiegare su altri gusti.

GUSTO CONSIGLIATO: mandorla

C&G – Piazza Abramo Lincoln, Catania

#42 EL CUBANO – FONTANE BIANCHE (SR)

Passando per Fontane Bianche, frequentata zona balneare del siracusano, spaventose costruzioni degli anni Ottanta precedono l’arrivo a El cubano, un paradiso per i turisti desiderosi di sfuggire alla canicola estiva che a queste latitudini entra nei polmoni insieme all’odore di bruciato.

La caratteristica del bar, gestito da oltre quarant’anni anni da due fratelli che più diversi non potrebbero essere, è la varietà dei gusti.

El Cubano

Quando a far da cavia erano i professionisti del luogo, che con i loro assaggi decretavano il successo o la morte dei nuovi gusti di granita, primeggiava l’ananas. Come oggi del resto.

La brioscia, come spesso capita nel siracusano, è spolverata con dello zucchero a velo, accorgimento mal visto da messinesi e catanesi.

Brioscia - El CubanoGranita El Cubano

GUSTI CONSIGLIATI: Ananas, cioccolato

El Cubano – Viale dei Lidi n.309, Fontane Bianche (SR)

#41 BAR MESSINA STELLARIO – MESSINA

Non sei un messinese se non hai il tuo ritrovo prediletto, e noi parliamo di granite, ovviamente. Anzi, i cittadini dello Stretto sono veri partigiani della granita. Particolarmente accaniti quelli di Stellario, che riesce a distinguersi anche in una strada ad alta concentrazione di pasticcerie.

Bar Stellario - MessinaBar Stellario - Messina

Tutto scorre velocemente nel bar, soprattutto le granite, polverizzate in pochi secondi.

Granita fragola - Bar Stellario - MessinaGranita fragola - Bar Stellario - Messina

GUSTO CONSIGLIATO: fragola con panna

Bar Messina Stellario – via Consolare Pompea, Piano Chiesa n.6, Messina

#40 VIA POLICASTRO – CATANIA

Come fanno tre fratelli non più giovani a lavorare ogni santo giorno nello stesso laboratorio da quarant’anni? Hanno imposto una regola alle consorti: “non mettete piede in laboratorio, solo così regnerà la pace”.

Venite pure, ripetono in coro, ma solo per mangiare la granita.

Via Policastro - CataniaVia Policastro - Catania

Non è maschilismo ma praticità, e comunque così i tre fratelli Calogero, figli d’arte, gestiscono l’omonima gelateria nota a Catania come via Policastro, dalla strada in cui si trova. Il quartiere è il popolare Picanello.

Niente servizio ai tavoli, sistemati su di uno stretto marciapiedi, per la granita semplice e buona, ricevuta dagli avventori nei bicchieri di plastica avvolti dal classico tovagliolo di carta per non ghiacciare le le mani.

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla e limone

Gelateria Calogero – Via Policastro n.29 CATANIA

#39 PASTICCERIA CAMPIDOGLIO – SANT’AGATA MILITELLO (ME)

Un locale di pregio il bar Campidoglio, appiattito da una ristrutturazione anonima. Ricordavamo un’altra ricercatezza, una diversa cura dei particolari.

Bar Campidoglio

L’ex titolare, ormai ultraottantenne, autore di una panna capolavoro che smuove i siciliani per chilometri, ha lasciato l’attività ai figli.

Ma non riuscendo a separarsi dalla sua creatura, s’impone ostinatamente al centro dell’attenzione.

Padri e Figli - CampidoglioPadri e Figli - Campidoglio

Una garanzia per qualche avventore, e un limite secondo altri, perché lo spazio che resta ai nuovi gestori per scrivere la loro parte di storia del locale di Sant’Agata Militello è poco.

Ad ogni modo, promuoviamo a pieni voti la scelta di separare i gusti fragole e fragole di bosco, in barba alla teoria secondo cui la granita alla fragola andrebbe preparata per metà con le prime e per metà con le altre.

Qualche difettuccio nell’amalgama degli ingredienti evidenzia il fatto che ci stiamo allontanando dalla Sicilia Orientale. Per contro, niente difetti nella qualità della frutta e nel punto di maturazione. La panna, da sola, continua a valere il viaggio.

GUSTI CONSIGLIATI: fragole e fragole di bosco, con panna

Pasticceria Campidoglio – Via Campidoglio n.25 Sant’Agata Militello (ME)

#38 BAR AL SAN DOMENICO – ACIREALE (CT)

Magnifiche nelle loro facciate settecentesche, non c’è chiesa ad Acireale che non sia ambita per celebrare un matrimonio, da residenti e non.

Non fa eccezione la chiesa di piazza San Domenico, di fronte al piccolo bar omonimo, noto per la granita alla mandorla araba, con l’anice stellato che la rende più fresca e la sicilianissima spolverata di cannella.

Granita San Domenico

La piazza, quasi sempre ventosa, si presta molto a un momento di relax nelle ore più calde della giornata.

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla araba, pesca

Pasticceria Bar Al San Domenico – Piazza San Domenico, Acireale (CT)

#37 SAVIA – CATANIA

Al centro di via Etnea, Savia, la più rinomata pasticceria di Catania, continua a far discutere.

Per molti la granita non è più quella di una volta. Per altri potrebbe dare di più perché la storia di Savia merita comunque il meglio.

Pasticceria SaviaPasticceria Savia

Noi notiamo che la granita al gusto fragola, con le fragoline di bosco, accompagnata da una panna al di sopra della media catanese, resta impeccabile.

La brioscia è l’unica di questa classifica decorata con zucchero semolato, scelta insolita che a Catania di solito accomuna i panifici.

Pasticceria SaviaPasticceria Savia

Nel periodo estivo si corre il rischio di fare un viaggio a vuoto per l’inusitata chiusura del locale a metà tra giugno e luglio.

GUSTI CONSIGLIATI: fragola e fragoline

Savia – Via Etnea, Catania

36# CAFFE FLORIO – LICATA (AG)

Testimonial eccellente della granita di questo piccolo bar di Licata è Pino Cuttaia, chef de La Madia, che proprio al Bar Florio, posto di fronte al suo ristorante due stelle Michelin da poco ristrutturato, fa colazione ogni mattina con granita al limone e brioscia.

Bar Florio - Licata

Gli ingredienti genuini e il garbo delizioso dei titolari ne fanno una tappa imperdibile per chi dovesse passare da Licata. Consigliata la granita di limone, specialità della casa dal 1952, e quella ai gelsi.

Granita Bar Florio - LicataGranita Bar Florio - Licata

GUSTI CONSIGLIATI: limone

CAFFE FLORIO – Licata (AG)

#35 BAR KENNEDY – SIRACUSA

Non esiste città senza una via Kennedy, e non esiste via Kennedy senza un omonimo Bar. Ma a Siracusa la famiglia che gestisce il posto, sembra essere legata al sempre compianto presidente americano da profonda devozione.

Bar Kennedy Siracusa

Il locale è piccolo e insolito, sviluppato in lunghezza, attraversato da un viavai di persone che consumano quantità industriali di votavota, ammucchiati in vetrina uno sopra l’altro.

Si tratta di un impasto salato tipico del siracusano, ripieno delle più varie prelibatezze e ripiegato su di sé.

Siamo combattuti, è ora di pranzo, astenersi è difficile ma dobbiamo provare le granite.

Non rimpiangiamo la scelta, grazie soprattutto alla brioscia meravigliosa, che non ha il tuppo, cioè il cappello, ma una forma allungata. Tra le migliori mai provate nell’impasto, nella lievitazione e nel profumo.

Bar Kennedy Siracusa
GUSTI CONSIGLIATI: limone e….votavota (ne prendiamo un paio dopo le granite)

Bar Kennedy – Via Tisia n.140, Siracusa

#34 PASTICCERIA RIZZO – SIRACUSA

Svoltando l’angolo dal bar Kennedy si arriva alla Pasticceria Rizzo, tutt’altro tipo di locale, dove ci si vuole ingraziare i clienti della Siracusa dabbene, specie le signore dedite al rito dell’aperitivo.

Bar Rizzo Siracusa

La pasticceria è nota nella zona perché fornisce dolci ai banchetti, ma la nostra attenzione è catturata soprattutto da una possibilità, accompagnare la granita con una prelibatezza unica: la brioscia mandorlata.

Brioscia mandorlata - Bar Rizzo SiracusaBar Rizzo Siracusa

Ricoperta da una glassa di mandorle, stile colomba di Pasqua, è incredibilmente fragrante, nel sapore ricorda una meringa da stella. Si mangia con la granita alla mandorle, è tassativo.

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla accompagnata da brioscia mandorlata

Pasticceria Rizzo – Via Polibio 78, Siracusa

#33 PASTICCERIA QUARANTA – CATANIA

Ognina, lungomare di Catania, la scogliera su cui Ulisse approdò sospinto dal dio Eolo. Nei decenni scorsi zona balneare per i catanesi doc che affollavano i Bagni Ulisse e il lido Longobardo.

Oggi è un porticciolo turistico protetto dalla chiesa dedicata a ‘La Bambina’, ma resta uno dei luoghi più affascinanti e poetici della Sicilia, che preannuncia la bellezza e l’atmosfera di Acitrezza e Acicastello.

Bar Quaranta - Ognina

La pasticceria Quaranta consente agli occhia di appropriarsi dello spettacolo, proponendo la granita come momento di relax, che spezza la routine cittadina e fa sentire in vacanza anche nelle belle giornate autunnali.

Bar Quaranta - OgninaBar Quaranta - Ognina

GUSTI CONSIGLIATI: gelsi

Pasticceria Quaranta – Piazza Mancini Battaglia n.17, Catania

#32 AL PORTICO – CARRUBA (CT)

Da Acireale a Giarre, prendendo la strada interna, si susseguono minuscole frazioni accumunate da un vezzo particolare: tirar fuori da ogni prodotto una sagra.

Così, attraversandole, colpiscono i manifesti che nel giro di venti metri propongono, uno dopo l’altro: sagra del pesce spada, del tonno bianco, dei maccheroni di casa o del pane condito.

Spingendosi più in là verso Riposto tanti piccoli agrumeti si mimetizzano con le maestose piante da vivaio nella frazione di Carruba.

Nuovo Caffe al Portico - Giarre

In una di queste piazze si trova “Al Portico” famoso per gli arancini al burro e al ragù fritti al momento.

All’interno domina il bancone illuminato da lunghi cilindri contemporanei. Giovane è anche la conduzione.

Al Portico - Carruba

Granita mandorla - Al Portico - Carruba

Tra tutti i gusti spicca e conquista la classifica di Dissapore la granita alle mandorle, pelate e poi raffinate con lo zucchero per farne sentire meglio la presenza e concedere il piacere di mordicchiare il frutto secco.

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla

Nuovo Caffe Al Portico – Piazza San Martino 1, Carruba (CT)

#31 BAR KENNEDY – ACIREALE (CT)

Bar Kennedy - Acireale

Ancora Acireale. Questa volta siamo in una zona meno nobile e barocca della città, ma moderna e frequentata da molti giovani, che di sera si ritrovano nella piazzola per un panino mordi e fuggi.

Granita gelsi - Bar Kennedy - Acireale

Sarà per questo, o per la verde età del titolare, che il bar Kennedy è stracolmo di ragazzi innamorati della granita dalla consistenza piena, tipica di quelle acesi, perfino troppo cremosa nel gusto al pistacchio.

Granita gelsi - Bar Kennedy - Acireale

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla, gelsi

Bar Kennedy – Via John Fitzgerald Kennedy n.39L, Acireale (CT)

 

#30 BAR PRINCIOTTA – BRUCOLI (SR)

Tipico baretto datato e improbabile in cui entrando rischi di trovare la granita al limone della vita. Con i frutti al giusto punto di maturazione e una lunga storia alle spalle.

Bar Princiotta

Tutt’intorno accese sfide a carte e qualche bicchiere di granita sui tavoli per combattere afa e canicola.

Bar Princiotta - Brucoli

La burbera signora Princiotta concede rare parole, anche il marito è taciturno, ma solo perché concentrato su un unico obiettivo: preparare le granite nella solitudine del suo laboratorio, senza distrazioni.

Signor Princiotta - Brucoli

Le briosce non hanno per niente un bell’aspetto, eppure il sapore sorprende, simile a un buon panino al latte.

GUSTO CONSIGLIATO: limone

Bar Princiotta – Via Libertà n.127, Brucoli (SR)

#29 U TEDESCO – MESSINA

Alcuni, sbagliando, potrebbero ritenere U Tedesco un venditore ambulante di granite. Ma il suo camioncino è fisso lì, con i tavoli che dal marciapiede sconfinano nella villetta vicina.

Il tedesco - Messina

Lui, incarnato chiaro e i famosi occhi azzurri che gli sono valsi il soprannome, tiene banco contraccambiando con spirito battute scherzose e sfottò. I tanti habitué neanche sotto tortura negherebbero che la sua granita è l’autentica messinese.

Il tedesco - Messina

C’è da dire che rispetto al passato la granita del Tedesco ha ritrovato la consistenza originale e autentica, meno cremosa, senza perdere un’oncia della sua prelibatezza. Prezzo al solito imbattibile: granita con panna e brioscia 1,50 euro.

GUSTI CONSIGLIATI: Caffè con panna, Cioccolato

U Tedesco – Viale Europa, Messina

#28 CONDORELLI – ACIREALE (CT)

La migliore granita di Catania? Ad Acireale, risponderebbero gli acesi, che verso il vicino capoluogo hanno sempre mostrato un senso di orgogliosa inferiorità, su tutto ma non sulla granita. In un paio di posti in particolare, da Cipriani o al bar Condorelli, che si contendono il primato della granita migliore di Acireale.

Condorelli, sempre affollato, perde qualche posizione per una proposta esagerata. Quei gusti sono troppi!

Granita mandorla e cannella - Condorelli - AcirealeGranita gelsi e panna - Condorelli - Acireale

Al netto di questo peccato veniale, il bar che si è inventato la granita tutto l’anno (prima si faceva solo in estate), dimostra di conoscere ancora le tecniche per produrre una vera delizia.

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla e cannella

Bar Condorelli – Via Oreste Scionti n.26/28, Acireale (CT)

#27 EDEN BAR – ACITREZZA (CT)

Acitrezza: ideale campo neutro per giocare il derby tra Catania e Acireale, in palio l’attribuzione della migliore granita siciliana. Sì, ma dove?

L’Eden Bar è un buon compromesso, vista l’attitudine dei catanesi, inforcate le loro decappottabili, di sfilare verso il locale già a marzo, nei primi giorni di caldo estivo,

Eden Bar Acitrezza
La granita è meno morbida rispetto a quella di Acireale ma dal sapore altrettanto intenso.

E finalmente riusciamo a trovare una panna montata vellutata anche in provincia di Catania.

Eden Bar AcitrezzaGranita AcitrezzaEden Bar Acitrezza

Passando di notte dal paese sentirete il profumo delle bellissime briosce, che l’Eden Bar serve sempre calde, avvolgere le strade.

GUSTI CONSIGLIATI: gelsi con panna

Eden Bar – Via Provinciale n.89, Acitrezza (CT)

#26 LITTLE ROBERT – GIARRE (CT)

A Giarre, nel quartiere “Funnacu Baruni” –il fondo (agricolo) del barone– al termine dlla via principale, c’è un chiosco in legno noto per una formidabile granita al limone verdello.

Vito è il titolare, orecchino a croce in bella mostra, classico sguardo di chi la sa lunga.

Little Robert

Alle pareti, un accostamento audace mette insieme immagini di Totò, Massimo Troisi e Bruce Lee. Coesistono non tanto per un vezzo artistico del proprietario, ma perché un ambulante li ha venduti in blocco, al buio, a cinquemila lire.

Little Robert

Se gli altri gusti non sono proprio indimenticabili, la granita al limone è perfetta nella sua totale e creativa imperfezione, arricchita dalle bucce del verdello che si raccoglie in zona da maggio a settembre.

Per accompagnarla è preferibile il panino alla brioscia.

Little RobertGranita Verdello - Little Robert

GUSTI CONSIGLIATI: limone

Chiosco Little Robert – Via Gallipoli n.2, Giarre (CT)

#25 SUD CAFE – BRUCOLI (SR)

Percorrendo la tranquilla strada principale di Brucoli, fin troppo ravvivata di sera dalla movida estiva, si arriva all’incantevole quadretto del Sud Cafè, sul mare, con tavoli e panche basse che quasi carezzano gli scogli.

Tutta una serie di ragazze, intente a misurare la loro bellezza, servono distratte ai tavoli.

Brucoli - Sud Cafe - GranitaBrucoli - Sud Cafe - Granita

La granita viene prodotta altrove, un’eccezione per la classifica di Dissapore, ma il livello è alto e certo non si può dire che il posto non sia affascinante.

Granita - Sud Cafe - Brucoli

Guardando avanti, senza volgere le spalle al mare, perdonerete anche la granita alcolica o la presentazione modaiola nei barattoli di vetro

GUSTI CONSIGLIATI: gelsi, granita alcolica.

SUD Cafe – Via Libertà n.4, Brucoli (SR)

#24 PLAZA DEL SOL – PORTOPALO (SR)

Plaza del sol - Portopalo

Immagini bellissime, colori struggenti, ma prima di arrivare l’isola di Capo Passero ti presenta il conto.

A poche centinaia di metri dalla meta la strada è interrotta per il crollo di un ponte, si deve tornare indietro di parecchi chilometri e poi arrivarci affrontando un percorso più lungo.

A questo punto, capirete come la granita risulti ancora più piacevole. Nonostante l’insolita esposizione in vasca e non nei tradizionali pozzetti, la consistenza è perfetta.

Interessante la versione ai fichi, prodotta con i frutti dalla buccia nera, ben riconoscibili nel gusto e nel colore della polpa.

GUSTI CONSIGLIATI: fichi, pesca

Plaza del Sol – Via Scalo Mandria, Portogallo di Capopassero (SR)

#23 CAFFE EUROPA – CATANIA

BAR EUROPA - Catania

Caffe Europa e Caffè Epoca si sono contesi a lungo il ruolo di salotto buono del capoluogo etneo.

Tra i due, il Caffè Europa continua ad attirare la meglio società catanese anche in virtù di una granita migliore.

BAR EUROPA - Catania

All’interno, sono diverse le specialità esposte nel lungo bancone in noce che catturano lo sguardo: le torte decorate dalle fragoline di bosco, i pasticcini, ovviamente le granite con panna.

BAR EUROPA - Catania

Morbida, soprattutto quella al pistacchio, la granita resta entro limiti accettabili di cremosità.

Nonostante il colore tenue è fresca e squisita la granita alla fragola, arricchita da una panna montata superiore agli standard catanesi.

BAR EUROPA - Catania - Granita fragola

GUSTI CONSIGLIATI: fragola con panna

Caffe Europa Corso Italia 302 – Catania

22 GRAN CAFE SOLAIRE – ACITREZZA (CT)

Venticinque passi contati. Tanto distano l’Eden Bar e il Gran Caffè Solaire, i due bar che si contendono la preferenza degli abitanti di Acitrezza. Eppure le granite sono molto simili.

Il Caffè Solaire, piccolo locale che consente di rimirare l’isola Lachea, presenta la granita nei bicchieri bassi e rotondi.

E’ fresca, digeribile, leggera e colorata. I gusti alla frutta prevalgono, specie i fichi (ma solo ad agosto, nel periodo della raccolta), e il melone cantalupo.

GUSTI CONSIGLIATI: melone

Gran Cafe Solaire – Via Provinciale n.81, Acitrezza (CT)

#21 IRRERA – MESSINA (CT)

Granita - Irrera - Messina

Essere una delle più note pasticcerie siciliane è una bella responsabilità. I giudizi, spesso ingiustamente critici, sono all’ordine del giorno.

Un destino che accomuna Savia a Catania e Irrera a Messina. Questa, in particolare, nella centralissima piazza Cairoli, ha il merito di allietare le estati dei residenti dal 1910 con una serie di dolci spettacolari, e di rinfrescarle con le granite.

Granita - Irrera - MessinaGranita - Irrera - MessinaGranita - Irrera - Messina

Soddisfazione garantita anche per la brioscia, soffice, dal sapore delicato, integrazione ideale della “mezza con panna”.

Granita - Irrera - MessinaGranita - Irrera - Messina

Invece la granita ai gelsi è troppo aspra, a conferma della superiorità dei bar catanesi nell’impiego del frutto che dev’essere né troppo né poco maturo per rendere al massimo. Se è molto maturo porta con sé il sentore del mosto in fermento, altrimenti è molto aspro, praticamente immangiabile.

GUSTI CONSIGLIATI: fragola con panna

Irrera – Piazza Cairoti n.12, Messina

#20 BAR BIVY – CATANIA

Via Caronda 365. Ci troviamo nel posto più catanese di questa tosta classifica.

Bar Bivy - Catania

Il proprietario è Vittorio Sant’Angelo, detto Bivy per una vaga quanto improbabile somiglianza nel modo di giocare a pallone con Edy Bivi, ex bomber del Catanzaro (?!).

Bar Bivy - Catania

Il locale è sempre quello che il signor Ranno, nome comune a molti pasticcieri catanesi, lasciò a Bivy affinché continuasse a produrre granite nel modo che sapeva. Del resto Sant’Angelo ci lavorava dall’età di 11 anni.

I suoi clienti possiamo definirli influencer del quartiere, catanesi veraci dalla battuta pronta che quando proviamo a fotografare dicono che no, non è il caso di finire sul giornale per la seconda volta.

Le granite imperdibili sono quelle alla frutta, specie pesca e cantalupo, il migliore provato finora.

GUSTI CONSIGLIATI: cantalupo, pesca

Bar Bivy – Via Caronda 365, Catania

#19 BAR F.LLI AVERNA – RIPOSTO (CT)

A Riposto, trovate la grande pasticceria gelateria dei fratelli Averna in Corso Italia. La recente ristrutturazione ha aiutato a mantenere viva l’attenzione dei residenti.

Bar Averna - Riposto

La granita è catanese in tutti i sensi, con la mandorla pastosa e intensa e il cioccolato rinfrescante.

Si consuma con impeccabili briosce calde o con i fragranti gemellini con la ciciulena.

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla, cioccolato

Bar F.lli Averna – Corso Italia n.41 , Riposto (CT)

#18 BAR AL PLATANO – MESSINA

Ortaggi, fiori, frutti come cetriolo, gelsomino e mandarino: la granita del bar Al Platano si distingue per i gusti atipici e sfiziosi, sorprendendo i messinesi abituati alla classica “mezza con panna”.

Il Platano - MessinaGranita Zenzero - Platano

Una consistenza maggiore avrebbe portato il piccolo bar messinese ancora più in alto nella classifica di Dissapore

GUSTI CONSIGLIATI: zenzero, gelsomino

Bar Al Platano – Via Consolare Pompea n.79, (CT)

#17 ZZU ORAZIO – ACITREZZA (CT)

Mercato Ittico Acitrezza

Acitrezza. Tre di notte. La movida notturna si confonde con i pescatori locali che caricano e scaricano il pesce, mentre l’aroma delle briosce profuma le vie del paese.

Lui, lo Zzu Orazio, con la sua sicilianissima “lapa” (Ape) è sempre lì, ogni santissima notte, una garanzia per chiunque lo conosca. Di poche parole, si limita a qualche raro gesto del capo per dire ‘si’ oppure ‘no’.

ZZu Orazio - Acitrezza

Zzu Orazio - Mercato Ittico Acitrezza

Tratta tutti con la stessa brusca cortesia, i ragazzi usciti dalla discoteca per consumare il rito della granita, come i pescatori ancora sporchi di sangue del pesce che hanno spezzettato in tranci.

La granita ha il sapore di quella che i siciliani adulti mangiavano da bambini. La granita delle “lape”, che giravano e girano ancora suonando il fischietto per annunciarsi, e riponendo le granite nei “panari” calati dai balconi.

I gusti migliori sono gelsi e limone, l’orario preferibile le 3:00 del mattino, quando al mercato arriva il pesce migliore e le briosce servite dallo Zu Orazio sono ancora calde.

GUSTI CONSIGLIATI: limone, gelsi

Zzu Orazio – la notte al mercato ittico di Acitrezza (CT), di giorno in via Livorno all’altezza del civico 43, Acutezza (CT)

#16 DODDIS – MESSINA ()

Dodds Messina

Da Doddis i messinesi consumano la granita come momento di pausa conviviale. L’odore penetrante dei mobili in noce porta indietro nel tempo, complice l’atmosfera della sala interna che ricorda le pasticcerie francesi.

Doddis - Messina

La granita è preparata e servita con attenzione certosina. Quella al caffè, sulla cui panna vengono adagiati uno per uno i chicchi di caffè, colpisce per le sfumature del colore.

Un aspetto impeccabile che vale a questa granita il titolo di “mezza con panna” migliore di Messina.

Granita caffè e panna - Doddis - MessinaDoddis Granita al CaffèCaffè con panna Doddis

GUSTI CONSIGLIATI: fragola con panna, caffe con panna

Doddis – Via Giuseppe Garibaldi n.414, Messina

#15 IL TUO GELATO 2 – MARZAMEMI (SR)

Due fratelli appassionati di gelato e granite. Una gelateria più micro che mini, ben inserita nel paesaggio della piazza di Marzamemi, luogo dalla bellezza struggente non ancora sopraffatto dai turisti.

Il tuo gelato 2 - MarzamemiIl tuo gelato 2 MArzamemi

La granita non è di quelle istintive, anzi, i due fratelli studiano in continuazione il modo di renderla migliore.

Granita - Il tuo gelato 2 - MArzamemiBrioscia - MArzmamemi - Il tuo gelato 2

Strappiamo la promessa di un impegno maggiore anche per la brioscia, rotonda, senza tuppo, ma meno morbida di quanto ci si aspetta guardandola.

Marzamemi

GUSTI CONSIGLIATI: fragola e limone

Il tuo gelato 2 – Via Letizia n.7, Marzamemi (SR)

#14 BAMBAR – TAORMINA

Rosario Bambara, in arte Saretto, non passa inosservato. Né il locale, né lui, né tantomeno le sue granite.

Bambar TaorminaBambar Taormina

La rappresentazione della Sicilia inscenata dal Bam Bar di Taormina, dove tutto è carico come in un grande e variopinto carretto siciliano, è ormai nota.

Sullo sfondo delle maioliche colorate, idolo dei turisti che lo amano smodatamente, “Saretto” sembra il monopolista delle granite.

Bambar Taormina

Una molla più che un uomo: serve ai tavoli mentre rimprovera teatralmente un dipendente che non tiene il passo, poi snocciola le 24 diverse granite passando dall’idioma cinese, a quello turco o al giapponese.

Intanto nel micro laboratorio si preparano granite in continuazione, di tutti i gusti, che nonostante ricordino dei buoni frullati, sanno accontentare non solo i turisti, ma anche i siciliani.

GUSTI CONSIGLIATI: kiwi

BAMBAR – Via Giovanni di Giovanni n.45, Taormina (ME)

#13 CAFFE SICILIA – NOTO (SR)

Il caffè nella strada principale della città, protetta dall’Unesco, a pochi passi dal Duomo dorato, è proprietà di Corrado Assenza, mostro sacro della pasticceria siciliana, e della sua famiglia.

Eppure il Caffe Sicilia, a Noto, resta una pasticceria di nicchia, come di nicchia è la sua granita.

Caffè Sicilia - NotoCaffè Sicilia - Noto

E’ un fatto a sé, con regole proprie, servita in piccole ciotole di porcellana bianca, rigorosamente monogusto.

Caffè Sicilia - NotoCaffè Sicilia - NotoCaffè Sicilia - NotoCaffè Sicilia - Noto

Corrado Assenza sottrae il ridondante della pasticceria isolana lasciando spazio al gusto naturale, al sapore di ciò che è: mandorla di Noto, arancia rossa di Sicilia, caffè espresso.

Se il miracolo della granita siciliana è di rinfrescare e allo stesso tempo arricriàre (ricreare, rigenerare) questa rinfresca soltanto, finisce per somigliare al sorbetto.

La panna, molto buona, viene preparata con latte di pecora, mentre la brioscia dalle forme imperfette, di grande sostanza, è il completamento ideale per questa granita.

Granita fragola e pomodoro - Caffè Sicilia - Noto

GUSTI CONSIGLIATI: fragola e pomodoro

Caffe Sicilia – Corso Vittorio Emanuele n.125, Noto (SR)

#12 BAR TORINO – MESSINA

A Messina, il rito della granita prevede anche il consumo in piedi, magari davanti al bancone. In particolare quando le granite sono leggere e finiscono presto come al bar Torino.

Aiuta molto la panna, eterea e francamente irresistibile.

Il rito si consuma nel bar di corso Cavour, che quest’anno festeggia i 50 anni di attività, dove la signora Marzullo, moglie del titolare, s’impegna senza sosta con la fierezza e l’orgoglio tipici dei messinesi.

Il locale di dimensioni contenute deve il nome alla passione calcistica del padre del titolare, noto ai più come signor Torino.

Bar Torino Messina

Il bancone del bar alterna le granite al mezzofreddo (caffe) macchiato.

GUSTI CONSIGLIATI: nemmeno a dirlo: caffè con panna

Bar Torino – Corso Cavour n.153 , Messina

#11 BAR DE LUCA – BRIGA MARINA (ME)

A pochi chilometri da Messina, la gelateria colpisce per il grande bancone, capace di secretare i gusti in una serie infinita di pozzetti.

Bar De Luca - Briga Marina

Il bar De Luca, amato da intenditori siciliani e non, occupa con i suoi tavolini una piccola piazza in questi giorni di fine luglio bardata a festa.

La cornice non è certo delle più spettacolari.

Eppure qui vengono da tutte le parti in qualsiasi periodo dell’anno per gustare una granita come si deve: a renderla speciale sono soprattutto gli ingredienti, come dimostrano le fragoline di bosco da accompagnare con la panna.

Bar De Luca - Briga MarinaBar De Luca - Briga Marina

A parte le regine delle granite, fragola, mandorla e caffè, colpiscono gusti come la banana, ma più per la stranezza che per il sapore.

GUSTI CONSIGLIATI: fragole e fragoline

Bar De Luca – Via Nazionale n.208, Briga Marina, (ME)

#10 PASTICCERIA RUSSO – SANTA VENERINA (CT)

pasticceria russo, ingresso barGranita mandorla - Fratelli Russo

Per trovare buone granite, espressione di arte gelatiera di prim’ordine –non dite di no, in Sicilia potrebbero offendersi–, è soprattutto alla provincia che bisogna guardare.

Acireale l’abbiamo già detta. Ma pure Santa Venerina, con le strade profumate da mosto cotto, canditi, chiodi di garofano, mandorle e liquirizia della Pasticceria Fratelli Russo, gestita da Anna, Salvatore e Maria Nevia.

Fedeli alla ricetta originale dell’antica pasticceria celebrata pure da poeti e scrittori, si superano nella granita ai gelsi, grazie all’intensità dei frutti raccolti sulle pendici dell’Etna. In evidenza poi le mandorle, sempre magnificamente lavorate.

Per una volta, non accompagnate la granita con la brioscia, il croissant al miele dell’Etna come lo fanno i fratelli Russo, nessun altro in Sicilia.

Granita mandorla - Fratelli RussoGranita mandorla - Fratelli Russo

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla con cornetto al miele

Pasticceria Russo Di Maria Nevia Russo & C – Via Vittorio Emanuele n.105, Santa Venerina (CT)

#9 BAR GIULIO – CAPO D’ORLANDO (ME)

Giulio

Chi sarà mai questo Giulio? Forse quel ragazzone alla cassa, che nasconde senza coprire del tutto le foto con Silvio Berlusconi? O il padre dalla risata aperta e contagiosa che entra e esce dal laboratorio in perenne t-shirt bianca?

In realtà lo sono entrambi, essendo Giulio il loro cognome.

Il bar pasticceria si trova in una traversa di Capo d’orlando, fuori uno spazio ombreggiato, all’interno l’ammaliante vetrina con le celebri palle del presidente, dedicate a Berlusconi.

Per i turisti che affollano le spiagge d’estate la granita è un vero antidoto contro il caldo, il primato spetta al gusto mandarino, del resto lo sappiamo che ci vogliono pazienza e ingredienti locali di prima scelta.

Tutto è perfetto: colore, consistenza e aroma.

Giulio
GUSTI CONSIGLIATI:

Bar Giulio – ,  Via Giovanni Amendola, 25 – Capo D’Orlano (ME)

#8 CAFFE CIPRIANI – ACIREALE (CT)

Cipriani è il vanto degli acesi. Ne seguono le vicende come se avessero legami di sangue.

Sarà perché oltre al palato delizia anche l’occhio, situato com’è proprio di fronte la basilica di San Sebastiano, che è un vero trionfo del barocco siciliano.

Gustare una granita a un tavolino di questo bar e lasciarsi abbagliare dalla bellezza della facciata della chiesa dedicata al compatrono di Acireale, è un tutt’uno sconvolgente. Specie se quella granita è ai gelsi.

Chiesa San Sebastiano AcirealeCafe Cipriani - AcirealeGranita gelsi - Cipriani

Il colore è purezza, e al pari della consistenza che s’avvicina alla perfezione assoluta, rende la granita così desiderabile che viene voglia di prenderla a morsi.

La brioscia fa la sua parte.

GUSTI CONSIGLIATI: gelsi

Cafffe Cipriani – ,  Piazza Leonardo Vigo n.3 – Acireale (CT)

#7 BAR NOVIZIATO – MESSINA

Le granite si vedono uscire da una finestrella del piccolo chiosco nella parte alta di Messina, al termine di una curva con scorcio mozzafiato su Sicilia e Calabria.

Se alla giovane titolare, che ha ereditato il posto dalla famiglia della madre, va il merito delle migliori granite di gelsi di tutta Messina, a porgerle ai clienti del bar Noviziato è il pacifico signor Quattrocchi, per nulla preoccupato dalla folla di clienti.

Si ha sempre la sensazione che stia per dire qualcosa d’importante ma poi si limita a esclamare “fragola e panna”, “gelsi e panna” e avanti un altro.

Bar Noviziato - Signor QuattrochiBar Noviziato - granita al caffeBar Noviziato - granita gelsiBar Noviziato - granita gelsi

Da provare tassativamente la panna, deliziosa, una vera rarità da queste parti, e i frutti che la guarniscono.

GUSTI CONSIGLIATI: Gelsi

Bar Noviziato – Viale Italia n.4 , Messina

#6 F.LLI PATANE’ – POZZILLO (CT)

La granita siciliana è una faccenda di famiglia. Spesso si parla di genitori e figli, il più delle volte di fratelli, mai di cognate.

Granita Fratelli Patanè - Pozzillo

Eppure sono loro il propulsore della F.lli Patanè, ogni giorno con i rispettivi mariti dietro lo stesso bancone. Tra malintesi, rospi inghiottiti, sguardi indispettiti, chiarimenti e improvvise intese, le vedi sempre pronte a evitare catastrofi e riportare il sereno.

L’espressione granita siciliana non significa nulla se non si è provata quella dei fratelli –e delle cognate– Patanè di Pozzillo, la provincia delle piscine naturali formate dal mare che s’interna da secoli.

Vi basta sapere che la granita ai gelsi si consuma di fronte l’albero da cui vengono colti?

Protagonista della granita di limone è unicamente il verdello, più adatto alla granita del limone giallo che facilmente potrebbe ossidarsi durante la lavorazione. Da queste parti abbonda ma resta costoso, lo usa soltanto chi vuole fare la differenza.

Granita Fratelli Patanè - PozzilloGranita Fratelli Patanè - PozzilloGranita Fratelli Patanè - PozzilloGranita Fratelli Patanè - PozzilloBrioscia Fratelli Patanè - Pozzillo

GUSTI CONSIGLIATI: gelsi

Bar Fratelli Patanè – Via Chiusa degli Ulivi n.67, Pozzillo (frazione di Acireale (CT))

#5 BAR ALECCI – GRAVINA DI CATANIA (CT)

Un baluardo contro la granita che perde morbidezza, sapore, profumi, trasformandosi in un prodotto sempre più simile a una “granatina” o, peggio, a una “grattachecca” romana.

Ecco cos’è il signor Alecci, che con l’aiuto dei tre figli, due maschi e una femmina –luce dei suoi occhi– gestisce questo locale senza pretese, una veranda su una strada molto trafficata, annunciata da una vecchia cinquecento color crema.

Siamo a Gravina, piccolo paese un tempo terra di agrumi, ormai inglobato nella città etnea come un normale quartiere.

Allora, perché vengono qui da tutte le parti? Innanzitutto, come dice Alecci, perché nonostante abbia solo la terza media è “il numero uno nella ristorazione”.

 

Bar Alecci -Bar Alecci - Granita GelsiBar Alecci - Briosce

Della ristorazione non sappiamo, ma della granita al pistacchio senza discussioni, cremosa e con tanto di pistacchi interi, e poi di fragola o di gelsi.

Affollato durante la stagione estiva a causa di questi manufatti meravigliosi, invade la via intera con il profumo delle briosce in perfetto stile catanese, con il tuppo enorme.

GUSTI CONSIGLIATI: gelsi, pistacchio

Bar Alecci – Via Antonio Gramsci n.62, Gravina di Catania (CT)

#4 BAR MUSUMECI – RANDAZZO (CT)

Si scrive ancora Santo Musumeci, in onore a un autentico maestro di pasticceria, ma si legge sempre più Giovanna Musumeci, che di Santo è la figlia.

Ci troviamo nell’unico locale di questa top ten noto tra i mostri sacri del gelato artigianale italiano, quest’anno al numero 22 della classifica di Dissapore. Santo e Giovanna Musumeci tengono alto il buon nome del gelato siciliano nel continente.

Ma a completare le proposte oltre alla pasticceria e all’ottima gelateria, non si possono tralasciare le granite. La combinazione brioscia calda – granita al pistacchio è da svenimento.

Giovanna Musumeci

Giovanna, viso da simpaticona, chiacchiera a mitragliatrice, è un’infaticabile ricercatrice dei prodotti migliori che l’Etna abbia da offrire. E’ ossessionata dall’idea di una granita dove tutto il sapore sia estrapolato dalla frutta, e dalla frutta provenga più dolcezza possibile. Così, più gli anni passano, più nella sua granita lo zucchero va giù.

Incredibile la sua “Mastrantonia”, granita che prepara solo nel mese di giugno, periodo di maturazione di queste ciliegie, le più ghiotte, corpose e come si dice da queste parti “cadduse” del vulcano. Voi compilatori di top ten delle cose-da-provare-una-volta-nella-vita ricordatevene.

Anche per questa meraviglia conquista la posizione numero 4 della nostra classifica.

Granita mastrantonia - Bar MusumeciGranita MAstrantonia - Bar MusumeciBrioscia - Bar Musumeci

GUSTI CONSIGLIATI: ciliegia mastrantonia

Bar Musumeci – Piazza Santa Maria n.5, Randazzo (CT)

#3 BAR LA TIMPA – SANTA MARIA LA SCALA | ACIREALE (CT)

Bar La Timpa

La ‘ranita alla mantola‘ della zia Tanina ha il sapore delle mandorle vere e non, come accade nella maggior parte dei bar, di “orzata” o, peggio ancora, di “Coccoina”, quella colla in pasta che si utilizzava anni fa e che odorava di mandorle amare.

Non sappiamo quanto zucchero ci metta, né la quantità di acqua, ma di frutta ne usa un cesto, di quello bello grande, e si sente benissimo nella granita. Di pesca in particolare.

Un semplice bar trattoria che più anonimo non si potrebbe, in una microscopica frazione di Acireale sotto la “timpa”, il costone lavico dalla natura selvaggia, incantevole e silenziosa.

Tutto è preparato a mano da questa donna siciliana d’altri tempi, non usa nessun macchinario, neanche lo spremiagrumi per il limone.

Avvertenze prima dell’uso:

1) Solo bicchieri di carta, raramente di vetro, come se il sapore vero non avesse bisogno di materiali importanti;

2) Vi aspettate la panna ad arricchire le granite? Ad Acireale! Le granite della zia Tanina non ne hanno di bisogno (ed è vero);

3) Le granite vanno a ruba e spesso mancano le brioche ma provatele con il pane di casa e non tornerete più indietro;

4) Se trovate il pavimento bagnato, abbiate l’accortezza di aspettare che si asciughi. Non fate i permalosi né gli spiritosi, avete di fronte una siciliana di grande intelligenza, dalla battuta salace e pronta.

Granita Zia Tanina

GUSTI CONSIGLIATI: che gli dei vi assistano facendovi arrivare nell’unico giorno dell’anno in cui la zia Tanina prepara la granita alla mela verde

Bar La Timpa – Via Tocco n.37, Santa Maria la Scala (CT)

#2 BAR EDEN – MESSINA

Una vecchia conoscenza dei lettori di dissapore, come testimoniano i tanti articoli orgogliosamente esposti nella bacheca del locale.

Bar Eden - Messina

Bar Eden - Messina

Per arrivare dovete costeggiare tutto il litorale dello Stretto, una buona occasione per osservare la pesca, le Spadare, la raccolta delle cozze.

Riconoscete il piccolo cancello che fa da ingresso al cortile dalla quantità di giovani in costume e infradito, seduti al tavolo o in attesa alla cassa.

Il Bar Eden, un posto fantastico in cui ogni gusto di granita rasenta la perfezione, in particolare caffè e fichi, per tacere di che meraviglia assoluta sia la panna montata, arriva in vetta alla top ten nonostante l’apertura limitata alla bella stagione.

Fregatevene, e fate attenzione se arrivate intorno alle 18, quando dal forno esce la brioscia calda e fragrante, l’appetito si fa incontrollato.

Bar Eden - Messina

Bar Eden - Messina

Bar Eden - Messina

Bar Eden - Messina

Bar Eden - Messina

GUSTI CONSIGLIATI: pesca

Bar Eden – Via III Palazzo n.3, Messina

#1 BAR FIUMARA GIOVANNI – VILLAFRANCA TIRRENA (ME)

Se si è determinati nel cercare la granita siciliana migliore che ci sia basta non scoraggiarsi. Bisogna saperli trovare i posti giusti. Magari cercando tra quelli improbabili, dove apparenza e gastrofighetti non entrano neanche di striscio.

Tutte queste belle parole conducono al nome di Sebastiano Fiumara, impenitente maestro della granita del bar Fiumara Giovanni, a Villafranca Tirrena.

Eccolo è lui, nato col sorriso.

Bar Fiumara - Villafranca MessinaBar Fiumara - Villafranca MessinaBar Fiumara - Villafranca Messina

Bar Fiumara - Villafranca MessinaBar Fiumara - Villafranca MessinaBar Fiumara - Villafranca Messina

Il suo locale esteriormente è senza infamia e senza lode. Così anche le sue giornate, trascorse a cercare ingredienti migliori per le sue granite, arricchite di un concentrato di passione, storia e tradizione che non si esibiscono con le parole ma solo con il gusto e l’aspetto.

Fiumara lavora duro per mantenere ricette e manufattura, continuando a produrre altre specialità della casa, come “la mattonella” da mangiare con la paletta: fuori gelato gianduia, dentro semifreddo.

Le granite sono di una freschezza difficilmente raccontabile, proposte in un numero contenuto di gusti, dai gelsi alla fragola, dal cioccolato al caffè, dal limone alla pesca.

Da mitizzare la brioscia morbida, degno companatico per la granita dell’anno.

GUSTI CONSIGLIATI: caffe con panna, gelsi

Bar Fiumara Giovanni – Via Antonello da Messina n.12, Villafranca Tirrena (ME)

Casamatta vs. Kambusa: Campionato della Pizza 2017

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Il Campionato della Pizza 2017 è una produzione Dissapore con Molino Dallagiovanna e Clai Salumi. Se volete informazioni sullo svolgimento delle sfide cercatele in questo post.

Casamatta

Via Tommaso Fazello 23, Noto (SR)Pagina Facebook

Leggermente defilata rispetto al centro storico di Noto, patrimonio dell’umanità Unesco dal 2002, la pizzeria Casamatta è stata aperta nel 2014 all’interno di una postazione difensiva della seconda guerra mondiale. Un gradevole muretto in pietra interrompe l’imponenza glaciale degli edifici che abbruttiscono la strada. Paolo Danilo Cannarella, di Avola, è l’avvocato pizzaiolo.

Dai nonni ha imparato giovanissimo l’arte di impastare la cosiddetta ‘Muddiata’, una pizza tradizionale di Avola erta e dall’impasto spugnoso.

CasaMatta l'avvocato pizzaiolo

Kambusa

Via della Torbiera, 38  Massarosa – Pagina Facebook

In uno dei due fabbricati di Terre Emerse, spazio polifunzionale in legno e acciaio che occupa 7000 mq di verde affacciati sul lago di Massaciuccoli, a Massarosa, in provincia di Lucca, Gennaro Battiloro, classe 1983 e originario di Torre del Greco, sforna pizze in pieno stile partenopeo.

Siamo ad alcune centinaia di metri dal casello autostradale di Viareggio, ma certo, molto lontani dalla mondanità del lungomare o di Forte dei Marmi.

Locale e servizio

14 gradini di una scala in muratura e cotto conducono a una casetta divisa in due piccole sale con le pareti rivestite in pietra locale, per un totale di 30 coperti. Nella prima trova posto il forno elettrico che può contenere fino a 7 pizze.

Una veranda e un grazioso cortile più appartato garantiscono al locale altri 60 coperti, alcuni dei quali –se ne sentiva il bisogno– si trovano all’aperto.

CAsaMatta Interno
Casamatta
CasaMatta Esterno
Casamatta
Kambusa
Kambusa

La prima versione della Kambusa, proprietaria Kristina Lapo, si trovava a Viareggio. Il trasferimento a Massarosa è avvenuto nel 2015, sempre con la presenza di Gennaro Battiloro nelle vesti di pizzaiolo, dopo le collaborazioni con il celebre Franco Pepe a Caiazzo (CE) e con Princi, la nota catena di panetterie chic milanesi.

La grande struttura esterna non deve ingannare, in realtà l’ambiente pizzeria è piccolo e raccolto. Discorso diverso in estate grazie allo spazio esterno decisamente ampio. Luci soffuse e apparecchiatura dei tavoli insolitamente elegante per una pizzeria, con i tovaglioli ben piegati, i calici per il vino e le candele accese.

Menù e prezzi

Alle pizze classiche si alternano versioni che puntano su ingredienti locali, com’è evidente fin dai nomi, Ragusana o Nebrodi. In tutto il menu propone 19 pizze, i prezzi vanno dai 4,50 euro della margherita fino ai 9,50 delle più costose:  Casamatta e Fattoria.

Molto limitata la scelta delle birre, senza particolari meriti le uniche due artigianali, che provengono da altrettanti microbirrifici locali. Più varia la scelta dei vini, sempre siciliani, con una presenza ingente più che giustificata di quelli prodotti da Nero d’Avola.

CasaMatta Menu
Casamatta
CasaMatta
Casamatta
Kambusa
Kambusa

Ingredienti raffinati e scelti con cura nel menu della Kambusa, dal pomodorino giallo del Sarnese alla burrata agerolese, fino agli onnipresenti pistacchi di Bronte, solo per citarne alcuni.

La margherita costa 6,50 euro, bisogna aggiungere 1,50 euro per il coperto. Carta dei vini ricca e profonda per una pizzeria, suddivisa in bollicine, rossi e bianchi con numerose etichette toscane. La birra artigianale proviene da una singola etichetta.

Impasto e margherita

Idratazione dell’impasto –il pezzo forte della pizzeria– al 60%, 48 ore tra lievitazione e maturazione, 2 minuti di cottura nel forno elettrico a temperatura differenziata tra cielo (420 gradi) e platea (350 gradi). Il risultato è una pizza di taglia media, come lo spessore, cornicione voluminoso e cottura al limite, cosa che può piacere o infastidire.

Le farine impiegate per l’impasto provengono al 30% da grani antichi: margherito, perciasacchi o molinello, tutte macinate a pietra, tenaci nel sapore e dalla tessitura compatta. Ma l’uso di farine così nutrienti e particolari non compromette l’idea generale di leggerezza.

La pizza margherita non è l’ideale per apprezzare fino in fondo il sapore ruvido e sincero di questo impasto, quasi una sensazione di contatto con il grano. Nonostante la dolcezza del pomodoro la pizza risulta un po’ secca, un filo d’olio in più avrebbe aiutato.

CasaMatta
Casamatta
CasaMatta
Casamatta
CasaMatta sotto
Casamatta
CasaMatta
Casamatta
Kambusa
Kambusa
Kambusa
Kambusa

La pizza margherita della Kambusa sfodera pomodoro san Marzano DOP, fior di latte, olio extra vergine toscano e basilico. L’impasto, presente anche nella versione ai 7 cereali, è realizzato con farine bio di tipo 0 e 1, doppia maturazione a temperatura controllata, la percentuale d’idratazione che arriva al 70% e una dose ridotta di lievito di birra.

Bella a vedersi: cornicione alto e ben cotto, soffice e fragrante, senza bruciature come del resto tutta la pizza. Corretta la proporzione tra mozzarella e pomodoro, con quest’ultimo profumato e invitante ma un po’ avaro di sale.

Giudizio finale

Le differenze ci sono eccome, a iniziare dalla collocazione geografica (delle 32 pizzerie scelte per questa edizione del Campionato della Pizza soltanto una si trova in Sicilia).

E poi le farine, più legate all’impiego di grani antichi quelle di Casamatta. Ma in entrambi i casi pizzaioli preparati e attenti a come evolve il loro prodotto in tutte le direzioni.

C’è però maggiore creatività nel menu di Gennaro Battiloro, con un’integrazione perfetta tra mestiere napoletano e tradizioni toscane (da provare la pizza Tarantella, versione partenopea della panzanella toscana), e una margherita bella, profumata, morbida e digeribile.

Passa il turno: Kambusa

Il tabellone aggiornato

Se non siete d’accordo o volete dire la vostra, fatevi sotto con i commenti. E ricordate che alle 19 ci sarà la votazione dei lettori sulla pagina Facebook di Dissapore.

[Link: Dissapore | Immagini: Mara Pettignano]

La classifica delle 50 migliori granite siciliane del 2017 sta arrivando

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Capire la granita siciliana non è semplice, ha mille volti, cambia a seconda del posto e delle persone che la preparano. In più, la luce irradiata dalla sua storia secolare, iniziata con i i nivaroli e l’impiego della neve, è così intensa che rischia di ostacolarne l’evoluzione.

Il viaggio a tappe intrapreso per darvi la classifica delle 50 migliori granite siciliane di Dissaporeprima edizione, anno 2017 (nel 2016 c’erano state le 10 migliori granite siciliane di Catania, Messina e del Resto della Sicilia) servirà anche a raccontarvi la complessità della granita, e allo stesso tempo la contagiosa semplicità di chi la prepara.

Come già per le 100 migliori gelaterie artigianali del 2017 divideremo la classifica in tre parti, o meglio, in 3 giorni:

— oggi 26 luglio, con le posizioni dal numero 50 al 31;

— domani, giovedì 27 luglio, con le posizioni dal numero 30 all’11;

— venerdì 28 luglio con le posizioni dal numero 10 all’1.

Ma oltre a preannunciare in pompa magna la venuta della nuova classifica, è compito di questo post spiegarvi brevemente anche i criteri adottati per valutare le granite.

SAPORE

Come sempre è il criterio principale, quello che Dissapore mette davanti a tutti gli altri. La condivisione di un momento che combina il sublime con la generosità di chi lo propone.

NATURALEZZA

Gli ingredienti di regola sono tre: acqua, zucchero e frutta, o comunque l’ingrediente principale, quello che ne determina il gusto. Dunque anche caffè o cioccolato.

Bar Alecci - GelsiBar Alecci - FragolineBar Noviziato - granita gelsi

Questo ingrediente principale è davvero naturale? Il sapore che percepisco in una granita alle fragole arriva solo dalle fragole o viene esaltato con l’aiuto malandrino di qualche ingrediente artificiale?

E quel colore acceso che ha la granita, è merito esclusivo delle fragole?

CONSISTENZA E EQULIBRIO

Un tempo la presenza nella granita del ghiaccio tritato era considerato un errore madornale.

Oggi, attratti dalla piacevolezza tattile di una granita morbida e cremosa (sempre più simile al gelato) corriamo il rischio opposto: perdere di vista la consistenza originale in favore di granite troppo cremose o schiumose.

Il rischio maggiore lo corre il pistacchio, gusto di successo spinto dal diffondersi del pistacchio di Bronte. Per non parlare della novità 2017, la nocciola, o anche della ricotta, di moda nel siracusano. Tutti gusti poco adattabili alla natura autentica della granita.

Serve misura anche nella consistenza, insomma.

Quanto all’equilibrio, la buona pratica richiede che lo zucchero non sia né troppo, né troppo poco. Un criterio che si riesce a valutare meglio se si ha l’opportunità, com’è capitato a noi, di assaggiare molte granite in poco tempo.

IN SICILIA E’ UN’ALTRA STORIA

Sapete da voi che la granita in Sicilia è un rito, al gusto suo proprio si accompagna quello che c’è intorno, non sempre rappresentato da un pittoresco paesaggio di mare.

Può essere estasi affondare il cucchiaio nella granita di un chiosco senza nome, ascoltando le chiacchiere dei siciliani, attorniati dai ragazzini che giocano a pallone. Così come godersi un attimo rinfrescante nella strada principale di Taormina.

Bar Princiotta - Brucoli

Insomma, che sia per la presenza del mare, di un maestoso monumento barocco o di un semplice muretto a secco, l’atmosfera siciliana attribuisce alla granita un surplus di gusto, che la distingue da quelle che si producono altrove.

Le migliori 50 granite siciliane del 2017: da 50 a 31

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Inizia oggi la classifica delle 50 migliori granite siciliane del 2017 di Dissapore. Come già detto nel post sui criteri adottati per valutare le granite, divideremo la classifica in tre parti, o meglio, in 3 giorni:

— oggi 26 luglio, con le posizioni dal numero 50 al 31;

— domani, giovedì 27 luglio, con le posizioni dal numero 30 all’11;

— venerdì 28 luglio con le posizioni dal numero 10 all’1.

Nel 2016 c’erano state le 10 migliori granite siciliane di CataniaMessina e del Resto dell’Isola, ma abbiamo pensato che la granita, fenomeno a parte quando fatta in Sicilia, meritasse una comprensione maggiore.

Eccoci pronti a iniziare, ma prima concedeteci una precisazione: anche in fatto di granite siamo spocchiosi e perfezionisti, non faremo mancare insomma i giudizi critici. Ma siamo sicuri che ci capirete, un attimo prima di mandarci a quel paese…

#50 BAR VITELLI – SAVOCA

Curve e tornanti, salendo da Santa Teresa di Riva, in provincia di Messina, portano dal mare a Savoca, borgo ideale della Sicilia bucolica e silenziosa.

Savoca - Messina

Luogo perfetto per ambientazioni coppola e lupara, il locale diventa bar Vitelli quando Francis Ford Coppola lo sceglie per girare una scena memorabile de “Il Padrino”.

Bar Vitelli - Savoca (ME)Bar Vitelli - Savoca (ME)

Oggi, con buona pace di chi s’indigna per certi tipi di turismo, frotte di croceristi si spingono fin qui solo per rivivere quelle scene. Arrivando troviamo un matrimonio nella piazzola di fronte, non ci crederete ma è davvero in stile Padrino.

All’interno immagini e oggetti provenienti dal backstage del film tanto osannato. Il turismo mordi e fuggi prevale, come dimostra l’accoglienza silenziosa e accigliata.

La granita migliore, inventata dalla zia defunta degli attuali proprietari, è quella al limone con zibibbo. Ideale per chi ama il dolce su dolce, con pochi sprazzi di aspro.

Bar Vitelli - Savoca (ME)

GUSTO CONSIGLIATO: limone e zibibbo

Bar Vitelli – Piazza Fossia 7 Savoca (ME)

#49 COLICCHIA – TRAPANI

Granulosità che rientra appena nei limiti per la granita di questa nota pasticceria del centro storico di Trapani, profumata di mandorle. Ma è comunque da premiare per il livello degli ingredienti impiegati.

Colicchia - TrapaniColicchia - Trapani

Il gusto gelsomino è una specialità molto amata nel trapanese, dove prende il nome di scorzonera.

Assaggiarlo significa portare al palato i profumi del fiore, per questo, per non compromettere il sapore, vi consigliamo di consumarlo da solo, senza la brioscia.

Colicchia - Trapani

Lui, il signor Colicchia, sempre alla cassa, è circondato dai ragazzi che servono ai tavoli. Giovanile malgrado l’età, è ancora multitasking: mentre chiacchiera amabile con un cliente prepara il conto per un altro. Sempre diretto e senza peli sulla lingua, non conosce convenevoli, nemmeno quando servirebbero.

GUSTO CONSIGLIATO: gelsomino

Colicchia – Via delle Arti nn.6/8, Trapani

#48 CAFFE CONCORDIA – AGRIGENTO

In piazza Pirandello, in un locale elegante e minuto accanto alla struttura composta da Municipio e chiesa del Rosario, proprio di fronte al museo archeologico, si trova la granita che –vox populi– è la migliore di Agrigento.

Caffe concordia - Agrigento

Corposa e ossequiosa dello stile siculo, giganteggia nella versione al pistacchio e alla mandorla. Buone anche le brioscia, dalla forma rivedibile.

GUSTO CONSIGLIATO: mandorla

Caffè Concordia – Piazza Pirandello n.36, Agrigento

#47 CAFFE ROMA – SCIACCA (AG)

Ci sono posti che restano immutati, e immutate sono le granite, anzi, la granita: quella al limone.

Perché lui, lo zio Aurelio, rifiuta di preparare altri gusti da cinquant’anni, da quando ancora doveva trovare una brava ragazza da sposare, la stessa che oggi –diventata sua moglie– ne condivide mille ricordi, come quello sulle granite servite per nove mesi a donne incinte.

Aurelio Licata - Bar Roma - Sciacca

Aurelio Licata - Sciacca - Granita limone

Nel suo bar, in stile Vecchia Sicilia, i nasi degli avventori impregnati dall’odore di pesce del porto di Sciacca, si prendono la doverosa pausa.

La granita al limone fatta ancora con i verdelli di Menfi avrebbe guadagnato un posto in più se fosse stata meno aspra.

#46 GELATERIA LIPAROTI – TRAPANI

Presente nella classifica delle 100 migliori d’Italia Dissapore, la gelateria di Maurizio Liparoti non poteva mancare in questa classifica.

Ma il gelato non è la granita, e questa volta si ritrova più distante dal podio.

Liparoti - TrapaniLiparoti - Trapani

Siamo nel centro di Trapani vecchia, proprio di fronte al mare. Dietro la semplicità di questa granita si nascondono impegno e una lavorazione non semplice.

Tra i migliori gusti la pesca unita al nero d’Avola, in un binomio goloso sulla carta, ma che non esprime ancora tutte le potenzialità.

Liparoti - Trapani

Si scioglie un po’ troppo rapidamente, però resta nelle retrovie della classifica a causa della panna congelata. Impresentabile in un posto notevole come questo.

GUSTO CONSIGLIATO: pesca e nero d’Avola

Gelateria Liparoti – Viale delle Sirene n.21, Trapani

#45 PASTICCERIA AMBRA – TREMESTIERI ETNEO (CT)

Ogni zona che si rispetti a Catania, ha il suo laboratorio pasticceria che, attenzione, non è la classica pasticceria, in quanto privo di bar e di tavolini per consumare un caffè.

Pasticceria Ambra - Catania

Quello di Canalicchio, grande quartiere catanese nonché zona di passaggio, è Ambra, il posto in cui i residenti della zona prendono una granita da portar via o da consumare nell’unico tavolino all’esterno

Pasticceria Ambra - Catania

Granita gelsi - Pasticceria Ambra - Catania

GUSTO CONSIGLIATO: mandorla

Ambra – Via Nuova Luce n.16, Tremestieri Etneo (CT)

#44 BAR DI PERRI – ROMETTA (ME)

Il grande Bar di Perri te lo immagini affollato di giovani vacanzieri, invece quando arriviamo a Rometta, tipico paese di mare della fascia tirrenica, è l’ora della siesta, nel paese bollente s’incontra giusto qualche temerario in bicicletta.

Bar di Perri - Rometta MareaBar di Perri - Granita albicocca

Molto apprezzato in zona per le granite, propone briosce anche in formato maxi, per 3 o 4 persone. Tra i gusti da provare spicca l’albicocca.

GUSTI CONSIGLIATI: albicocca

Bar di Perri – Via Mezzasalma n.24, Rometta Marea, (ME)

#43 C&G – CATANIA

Cioccolato, gelato, e pure granita, ovviamente al cioccolato. In piazza Abramo Lincoln, zona centrale di Catania, il locale, benché di recente apertura, è stato rivisto grazie a un ambiente moderno e spazioso, dominato dal bianco e nero e dal marchio, fin troppo invadente.

C&G - CataniaGranita al cioccolato - C&G - Catania

La presentazione della granita è scenografica ma perde un punto a causa del cioccolato –tu quoque– dal sapore fin troppo deciso, che stanca dopo i primi cucchiaini. Meglio ripiegare su altri gusti.

GUSTO CONSIGLIATO: mandorla

C&G – Piazza Abramo Lincoln, Catania

#42 EL CUBANO – FONTANE BIANCHE (SR)

Passando per Fontane Bianche, frequentata zona balneare del siracusano, spaventose costruzioni degli anni Ottanta precedono l’arrivo a El cubano, un paradiso per i turisti desiderosi di sfuggire alla canicola estiva che a queste latitudini entra nei polmoni insieme all’odore di bruciato.

La caratteristica del bar, gestito da oltre quarant’anni anni da due fratelli che più diversi non potrebbero essere, è la varietà dei gusti.

El Cubano

Quando a far da cavia erano i professionisti del luogo, che con i loro assaggi decretavano il successo o la morte dei nuovi gusti di granita, primeggiava l’ananas. Come oggi del resto.

La brioscia, come spesso capita nel siracusano, è spolverata con dello zucchero a velo, accorgimento mal visto da messinesi e catanesi.

Brioscia - El CubanoGranita El Cubano

GUSTI CONSIGLIATI: Ananas, cioccolato

El Cubano – Viale dei Lidi n.309, Fontane Bianche (SR)

#41 BAR MESSINA STELLARIO – MESSINA

Non sei un messinese se non hai il tuo ritrovo prediletto, e noi parliamo di granite, ovviamente. Anzi, i cittadini dello Stretto sono veri partigiani della granita. Particolarmente accaniti quelli di Stellario, che riesce a distinguersi anche in una strada ad alta concentrazione di pasticcerie.

Bar Stellario - MessinaBar Stellario - Messina

Tutto scorre velocemente nel bar, soprattutto le granite, polverizzate in pochi secondi.

Granita fragola - Bar Stellario - MessinaGranita fragola - Bar Stellario - Messina

GUSTO CONSIGLIATO: fragola con panna

Bar Messina Stellario – via Consolare Pompea, Piano Chiesa n.6, Messina

#40 VIA POLICASTRO – CATANIA

Come fanno tre fratelli non più giovani a lavorare ogni santo giorno nello stesso laboratorio da quarant’anni? Hanno imposto una regola alle consorti: “non mettete piede in laboratorio, solo così regnerà la pace”.

Venite pure, ripetono in coro, ma solo per mangiare la granita.

Via Policastro - CataniaVia Policastro - Catania

Non è maschilismo ma praticità, e comunque così i tre fratelli Calogero, figli d’arte, gestiscono l’omonima gelateria nota a Catania come via Policastro, dalla strada in cui si trova. Il quartiere è il popolare Picanello.

Niente servizio ai tavoli, sistemati su di uno stretto marciapiedi, per la granita semplice e buona, ricevuta dagli avventori nei bicchieri di plastica avvolti dal classico tovagliolo di carta per non ghiacciare le le mani.

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla e limone

Gelateria Calogero – Via Policastro n.29 CATANIA

#39 PASTICCERIA CAMPIDOGLIO – SANT’AGATA MILITELLO (ME)

Un locale di pregio il bar Campidoglio, appiattito da una ristrutturazione anonima. Ricordavamo un’altra ricercatezza, una diversa cura dei particolari.

Bar Campidoglio

L’ex titolare, ormai ultraottantenne, autore di una panna capolavoro che smuove i siciliani per chilometri, ha lasciato l’attività ai figli.

Ma non riuscendo a separarsi dalla sua creatura, s’impone ostinatamente al centro dell’attenzione.

Padri e Figli - CampidoglioPadri e Figli - Campidoglio

Una garanzia per qualche avventore, e un limite secondo altri, perché lo spazio che resta ai nuovi gestori per scrivere la loro parte di storia del locale di Sant’Agata Militello è poco.

Ad ogni modo, promuoviamo a pieni voti la scelta di separare i gusti fragole e fragole di bosco, in barba alla teoria secondo cui la granita alla fragola andrebbe preparata per metà con le prime e per metà con le altre.

Qualche difettuccio nell’amalgama degli ingredienti evidenzia il fatto che ci stiamo allontanando dalla Sicilia Orientale. Per contro, niente difetti nella qualità della frutta e nel punto di maturazione. La panna, da sola, continua a valere il viaggio.

GUSTI CONSIGLIATI: fragole e fragole di bosco, con panna

Pasticceria Campidoglio – Via Campidoglio n.25 Sant’Agata Militello (ME)

#38 BAR AL SAN DOMENICO – ACIREALE (CT)

Magnifiche nelle loro facciate settecentesche, non c’è chiesa ad Acireale che non sia ambita per celebrare un matrimonio, da residenti e non.

Non fa eccezione la chiesa di piazza San Domenico, di fronte al piccolo bar omonimo, noto per la granita alla mandorla araba, con l’anice stellato che la rende più fresca e la sicilianissima spolverata di cannella.

Granita San Domenico

La piazza, quasi sempre ventosa, si presta molto a un momento di relax nelle ore più calde della giornata.

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla araba, pesca

Pasticceria Bar Al San Domenico – Piazza San Domenico, Acireale (CT)

#37 SAVIA – CATANIA

Al centro di via Etnea, Savia, la più rinomata pasticceria di Catania, continua a far discutere.

Per molti la granita non è più quella di una volta. Per altri potrebbe dare di più perché la storia di Savia merita comunque il meglio.

Pasticceria SaviaPasticceria Savia

Noi notiamo che la granita al gusto fragola, con le fragoline di bosco, accompagnata da una panna al di sopra della media catanese, resta impeccabile.

La brioscia è l’unica di questa classifica decorata con zucchero semolato, scelta insolita che a Catania di solito accomuna i panifici.

Pasticceria SaviaPasticceria Savia

Nel periodo estivo si corre il rischio di fare un viaggio a vuoto per l’inusitata chiusura del locale a metà tra giugno e luglio.

GUSTI CONSIGLIATI: fragola e fragoline

Savia – Via Etnea, Catania

36# CAFFE FLORIO – LICATA (AG)

Testimonial eccellente della granita di questo piccolo bar di Licata è Pino Cuttaia, chef de La Madia, che proprio al Bar Florio, posto di fronte al suo ristorante due stelle Michelin da poco ristrutturato, fa colazione ogni mattina con granita al limone e brioscia.

Bar Florio - Licata

Gli ingredienti genuini e il garbo delizioso dei titolari ne fanno una tappa imperdibile per chi dovesse passare da Licata. Consigliata la granita di limone, specialità della casa dal 1952, e quella ai gelsi.

Granita Bar Florio - LicataGranita Bar Florio - Licata

GUSTI CONSIGLIATI: limone

CAFFE FLORIO – Licata (AG)

#35 BAR KENNEDY – SIRACUSA

Non esiste città senza una via Kennedy, e non esiste via Kennedy senza un omonimo Bar. Ma a Siracusa la famiglia che gestisce il posto, sembra essere legata al sempre compianto presidente americano da profonda devozione.

Bar Kennedy Siracusa

Il locale è piccolo e insolito, sviluppato in lunghezza, attraversato da un viavai di persone che consumano quantità industriali di votavota, ammucchiati in vetrina uno sopra l’altro.

Si tratta di un impasto salato tipico del siracusano, ripieno delle più varie prelibatezze e ripiegato su di sé.

Siamo combattuti, è ora di pranzo, astenersi è difficile ma dobbiamo provare le granite.

Non rimpiangiamo la scelta, grazie soprattutto alla brioscia meravigliosa, che non ha il tuppo, cioè il cappello, ma una forma allungata. Tra le migliori mai provate nell’impasto, nella lievitazione e nel profumo.

Bar Kennedy Siracusa
GUSTI CONSIGLIATI: limone e….votavota (ne prendiamo un paio dopo le granite)

Bar Kennedy – Via Tisia n.140, Siracusa

#34 PASTICCERIA RIZZO – SIRACUSA

Svoltando l’angolo dal bar Kennedy si arriva alla Pasticceria Rizzo, tutt’altro tipo di locale, dove ci si vuole ingraziare i clienti della Siracusa dabbene, specie le signore dedite al rito dell’aperitivo.

Bar Rizzo Siracusa

La pasticceria è nota nella zona perché fornisce dolci ai banchetti, ma la nostra attenzione è catturata soprattutto da una possibilità, accompagnare la granita con una prelibatezza unica: la brioscia mandorlata.

Brioscia mandorlata - Bar Rizzo SiracusaBar Rizzo Siracusa

Ricoperta da una glassa di mandorle, stile colomba di Pasqua, è incredibilmente fragrante, nel sapore ricorda una meringa da stella. Si mangia con la granita alla mandorle, è tassativo.

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla accompagnata da brioscia mandorlata

Pasticceria Rizzo – Via Polibio 78, Siracusa

#33 PASTICCERIA QUARANTA – CATANIA

Ognina, lungomare di Catania, la scogliera su cui Ulisse approdò sospinto dal dio Eolo. Nei decenni scorsi zona balneare per i catanesi doc che affollavano i Bagni Ulisse e il lido Longobardo.

Oggi è un porticciolo turistico protetto dalla chiesa dedicata a ‘La Bambina’, ma resta uno dei luoghi più affascinanti e poetici della Sicilia, che preannuncia la bellezza e l’atmosfera di Acitrezza e Acicastello.

Bar Quaranta - Ognina

La pasticceria Quaranta consente agli occhia di appropriarsi dello spettacolo, proponendo la granita come momento di relax, che spezza la routine cittadina e fa sentire in vacanza anche nelle belle giornate autunnali.

Bar Quaranta - OgninaBar Quaranta - Ognina

GUSTI CONSIGLIATI: gelsi

Pasticceria Quaranta – Piazza Mancini Battaglia n.17, Catania

#32 AL PORTICO – CARRUBA (CT)

Da Acireale a Giarre, prendendo la strada interna, si susseguono minuscole frazioni accumunate da un vezzo particolare: tirar fuori da ogni prodotto una sagra.

Così, attraversandole, colpiscono i manifesti che nel giro di venti metri propongono, uno dopo l’altro: sagra del pesce spada, del tonno bianco, dei maccheroni di casa o del pane condito.

Spingendosi più in là verso Riposto tanti piccoli agrumeti si mimetizzano con le maestose piante da vivaio nella frazione di Carruba.

Nuovo Caffe al Portico - Giarre

In una di queste piazze si trova “Al Portico” famoso per gli arancini al burro e al ragù fritti al momento.

All’interno domina il bancone illuminato da lunghi cilindri contemporanei. Giovane è anche la conduzione.

Al Portico - Carruba

Granita mandorla - Al Portico - Carruba

Tra tutti i gusti spicca e conquista la classifica di Dissapore la granita alle mandorle, pelate e poi raffinate con lo zucchero per farne sentire meglio la presenza e concedere il piacere di mordicchiare il frutto secco.

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla

Nuovo Caffe Al Portico – Piazza San Martino 1, Carruba (CT)

#31 BAR KENNEDY – ACIREALE (CT)

Bar Kennedy - Acireale

Ancora Acireale. Questa volta siamo in una zona meno nobile e barocca della città, ma moderna e frequentata da molti giovani, che di sera si ritrovano nella piazzola per un panino mordi e fuggi.

Granita gelsi - Bar Kennedy - Acireale

Sarà per questo, o per la verde età del titolare, che il bar Kennedy è stracolmo di ragazzi innamorati della granita dalla consistenza piena, tipica di quelle acesi, perfino troppo cremosa nel gusto al pistacchio.

Granita gelsi - Bar Kennedy - Acireale

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla, gelsi

Bar Kennedy – Via John Fitzgerald Kennedy n.39L, Acireale (CT)

Continua domani…

con le posizioni dal numero 30 all’11

[CREDIT – FOTO ALFIO BONINA]

Le migliori 50 granite siciliane del 2017: da 30 a 11

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Ieri avete scoperto le posizioni dal numero 50 al 31.

Era solo l’antipasto del piatto principale che la classifica delle migliori 50 granite siciliane del 2017 vi riserva oggi, con le posizioni dal numero 30 all’11, e soprattutto domani quando sveleremo le migliori 10 granite dell’anno.

Consumati dall’attesa di scoprire la migliore granita siciliana?

Avete degli antidoti: scorrete le 10 migliori granite siciliane di CataniaMessina e del Resto dell’Isola, classifiche assemblate nel 2016.

Noi, intanto, proseguiamo.

#30 BAR PRINCIOTTA – BRUCOLI (SR)

Tipico baretto datato e improbabile in cui entrando rischi di trovare la granita al limone della vita. Con i frutti al giusto punto di maturazione e una lunga storia alle spalle.

Bar Princiotta

Tutt’intorno accese sfide a carte e qualche bicchiere di granita sui tavoli per combattere afa e canicola.

Bar Princiotta - Brucoli

La burbera signora Princiotta concede rare parole, anche il marito è taciturno, ma solo perché concentrato su un unico obiettivo: preparare le granite nella solitudine del suo laboratorio, senza distrazioni.

Signor Princiotta - Brucoli

Le briosce non hanno per niente un bell’aspetto, eppure il sapore sorprende, simile a un buon panino al latte.

GUSTO CONSIGLIATO: limone

Bar Princiotta – Via Libertà n.127, Brucoli (SR)

#29 U TEDESCO – MESSINA

Alcuni, sbagliando, potrebbero ritenere U Tedesco un venditore ambulante di granite. Ma il suo camioncino è fisso lì, con i tavoli che dal marciapiede sconfinano nella villetta vicina.

Il tedesco - Messina

Lui, incarnato chiaro e i famosi occhi azzurri che gli sono valsi il soprannome, tiene banco contraccambiando con spirito battute scherzose e sfottò. I tanti habitué neanche sotto tortura negherebbero che la sua granita è l’autentica messinese.

Il tedesco - Messina

C’è da dire che rispetto al passato la granita del Tedesco ha ritrovato la consistenza originale e autentica, meno cremosa, senza perdere un’oncia della sua prelibatezza. Prezzo al solito imbattibile: granita con panna e brioscia 1,50 euro.

GUSTI CONSIGLIATI: Caffè con panna, Cioccolato

U Tedesco – Viale Europa, Messina

#28 CONDORELLI – ACIREALE (CT)

La migliore granita di Catania? Ad Acireale, risponderebbero gli acesi, che verso il vicino capoluogo hanno sempre mostrato un senso di orgogliosa inferiorità, su tutto ma non sulla granita. In un paio di posti in particolare, da Cipriani o al bar Condorelli, che si contendono il primato della granita migliore di Acireale.

Condorelli, sempre affollato, perde qualche posizione per una proposta esagerata. Quei gusti sono troppi!

Granita mandorla e cannella - Condorelli - AcirealeGranita gelsi e panna - Condorelli - Acireale

Al netto di questo peccato veniale, il bar che si è inventato la granita tutto l’anno (prima si faceva solo in estate), dimostra di conoscere ancora le tecniche per produrre una vera delizia.

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla e cannella

Bar Condorelli – Via Oreste Scionti n.26/28, Acireale (CT)

#27 EDEN BAR – ACITREZZA (CT)

Acitrezza: ideale campo neutro per giocare il derby tra Catania e Acireale, in palio l’attribuzione della migliore granita siciliana. Sì, ma dove?

L’Eden Bar è un buon compromesso, vista l’attitudine dei catanesi, inforcate le loro decappottabili, di sfilare verso il locale già a marzo, nei primi giorni di caldo estivo,

Eden Bar Acitrezza
La granita è meno morbida rispetto a quella di Acireale ma dal sapore altrettanto intenso.

E finalmente riusciamo a trovare una panna montata vellutata anche in provincia di Catania.

Eden Bar AcitrezzaGranita AcitrezzaEden Bar Acitrezza

Passando di notte dal paese sentirete il profumo delle bellissime briosce, che l’Eden Bar serve sempre calde, avvolgere le strade.

GUSTI CONSIGLIATI: gelsi con panna

Eden Bar – Via Provinciale n.89, Acitrezza (CT)

#26 LITTLE ROBERT – GIARRE (CT)

A Giarre, nel quartiere “Funnacu Baruni” –il fondo (agricolo) del barone– al termine dlla via principale, c’è un chiosco in legno noto per una formidabile granita al limone verdello.

Vito è il titolare, orecchino a croce in bella mostra, classico sguardo di chi la sa lunga.

Little Robert

Alle pareti, un accostamento audace mette insieme immagini di Totò, Massimo Troisi e Bruce Lee. Coesistono non tanto per un vezzo artistico del proprietario, ma perché un ambulante li ha venduti in blocco, al buio, a cinquemila lire.

Little Robert

Se gli altri gusti non sono proprio indimenticabili, la granita al limone è perfetta nella sua totale e creativa imperfezione, arricchita dalle bucce del verdello che si raccoglie in zona da maggio a settembre.

Per accompagnarla è preferibile il panino alla brioscia.

Little RobertGranita Verdello - Little Robert

GUSTI CONSIGLIATI: limone

Chiosco Little Robert – Via Gallipoli n.2, Giarre (CT)

#25 SUD CAFE – BRUCOLI (SR)

Percorrendo la tranquilla strada principale di Brucoli, fin troppo ravvivata di sera dalla movida estiva, si arriva all’incantevole quadretto del Sud Cafè, sul mare, con tavoli e panche basse che quasi carezzano gli scogli.

Tutta una serie di ragazze, intente a misurare la loro bellezza, servono distratte ai tavoli.

Brucoli - Sud Cafe - GranitaBrucoli - Sud Cafe - Granita

La granita viene prodotta altrove, un’eccezione per la classifica di Dissapore, ma il livello è alto e certo non si può dire che il posto non sia affascinante.

Granita - Sud Cafe - Brucoli

Guardando avanti, senza volgere le spalle al mare, perdonerete anche la granita alcolica o la presentazione modaiola nei barattoli di vetro

GUSTI CONSIGLIATI: gelsi, granita alcolica.

SUD Cafe – Via Libertà n.4, Brucoli (SR)

#24 PLAZA DEL SOL – PORTOPALO (SR)

Plaza del sol - Portopalo

Immagini bellissime, colori struggenti, ma prima di arrivare l’isola di Capo Passero ti presenta il conto.

A poche centinaia di metri dalla meta la strada è interrotta per il crollo di un ponte, si deve tornare indietro di parecchi chilometri e poi arrivarci affrontando un percorso più lungo.

A questo punto, capirete come la granita risulti ancora più piacevole. Nonostante l’insolita esposizione in vasca e non nei tradizionali pozzetti, la consistenza è perfetta.

Interessante la versione ai fichi, prodotta con i frutti dalla buccia nera, ben riconoscibili nel gusto e nel colore della polpa.

GUSTI CONSIGLIATI: fichi, pesca

Plaza del Sol – Via Scalo Mandria, Portogallo di Capopassero (SR)

#23 CAFFE EUROPA – CATANIA

BAR EUROPA - Catania

Caffe Europa e Caffè Epoca si sono contesi a lungo il ruolo di salotto buono del capoluogo etneo.

Tra i due, il Caffè Europa continua ad attirare la meglio società catanese anche in virtù di una granita migliore.

BAR EUROPA - Catania

All’interno, sono diverse le specialità esposte nel lungo bancone in noce che catturano lo sguardo: le torte decorate dalle fragoline di bosco, i pasticcini, ovviamente le granite con panna.

BAR EUROPA - Catania

Morbida, soprattutto quella al pistacchio, la granita resta entro limiti accettabili di cremosità.

Nonostante il colore tenue è fresca e squisita la granita alla fragola, arricchita da una panna montata superiore agli standard catanesi.

BAR EUROPA - Catania - Granita fragola

GUSTI CONSIGLIATI: fragola con panna

Caffe Europa Corso Italia 302 – Catania

22 GRAN CAFE SOLAIRE – ACITREZZA (CT)

Venticinque passi contati. Tanto distano l’Eden Bar e il Gran Caffè Solaire, i due bar che si contendono la preferenza degli abitanti di Acitrezza. Eppure le granite sono molto simili.

Il Caffè Solaire, piccolo locale che consente di rimirare l’isola Lachea, presenta la granita nei bicchieri bassi e rotondi.

E’ fresca, digeribile, leggera e colorata. I gusti alla frutta prevalgono, specie i fichi (ma solo ad agosto, nel periodo della raccolta), e il melone cantalupo.

GUSTI CONSIGLIATI: melone

Gran Cafe Solaire – Via Provinciale n.81, Acitrezza (CT)

#21 IRRERA – MESSINA (CT)

Granita - Irrera - Messina

Essere una delle più note pasticcerie siciliane è una bella responsabilità. I giudizi, spesso ingiustamente critici, sono all’ordine del giorno.

Un destino che accomuna Savia a Catania e Irrera a Messina. Questa, in particolare, nella centralissima piazza Cairoli, ha il merito di allietare le estati dei residenti dal 1910 con una serie di dolci spettacolari, e di rinfrescarle con le granite.

Granita - Irrera - MessinaGranita - Irrera - MessinaGranita - Irrera - Messina

Soddisfazione garantita anche per la brioscia, soffice, dal sapore delicato, integrazione ideale della “mezza con panna”.

Granita - Irrera - MessinaGranita - Irrera - Messina

Invece la granita ai gelsi è troppo aspra, a conferma della superiorità dei bar catanesi nell’impiego del frutto che dev’essere né troppo né poco maturo per rendere al massimo. Se è molto maturo porta con sé il sentore del mosto in fermento, altrimenti è molto aspro, praticamente immangiabile.

GUSTI CONSIGLIATI: fragola con panna

Irrera – Piazza Cairoti n.12, Messina

#20 BAR BIVY – CATANIA

Via Caronda 365. Ci troviamo nel posto più catanese di questa tosta classifica.

Bar Bivy - Catania

Il proprietario è Vittorio Sant’Angelo, detto Bivy per una vaga quanto improbabile somiglianza nel modo di giocare a pallone con Edy Bivi, ex bomber del Catanzaro (?!).

Bar Bivy - Catania

Il locale è sempre quello che il signor Ranno, nome comune a molti pasticcieri catanesi, lasciò a Bivy affinché continuasse a produrre granite nel modo che sapeva. Del resto Sant’Angelo ci lavorava dall’età di 11 anni.

I suoi clienti possiamo definirli influencer del quartiere, catanesi veraci dalla battuta pronta che quando proviamo a fotografare dicono che no, non è il caso di finire sul giornale per la seconda volta.

Le granite imperdibili sono quelle alla frutta, specie pesca e cantalupo, il migliore provato finora.

GUSTI CONSIGLIATI: cantalupo, pesca

Bar Bivy – Via Caronda 365, Catania

#19 BAR F.LLI AVERNA – RIPOSTO (CT)

A Riposto, trovate la grande pasticceria gelateria dei fratelli Averna in Corso Italia. La recente ristrutturazione ha aiutato a mantenere viva l’attenzione dei residenti.

Bar Averna - Riposto

La granita è catanese in tutti i sensi, con la mandorla pastosa e intensa e il cioccolato rinfrescante.

Si consuma con impeccabili briosce calde o con i fragranti gemellini con la ciciulena.

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla, cioccolato

Bar F.lli Averna – Corso Italia n.41 , Riposto (CT)

#18 BAR AL PLATANO – MESSINA

Ortaggi, fiori, frutti come cetriolo, gelsomino e mandarino: la granita del bar Al Platano si distingue per i gusti atipici e sfiziosi, sorprendendo i messinesi abituati alla classica “mezza con panna”.

Il Platano - MessinaGranita Zenzero - Platano

Una consistenza maggiore avrebbe portato il piccolo bar messinese ancora più in alto nella classifica di Dissapore

GUSTI CONSIGLIATI: zenzero, gelsomino

Bar Al Platano – Via Consolare Pompea n.79, (CT)

#17 ZZU ORAZIO – ACITREZZA (CT)

Mercato Ittico Acitrezza

Acitrezza. Tre di notte. La movida notturna si confonde con i pescatori locali che caricano e scaricano il pesce, mentre l’aroma delle briosce profuma le vie del paese.

Lui, lo Zzu Orazio, con la sua sicilianissima “lapa” (Ape) è sempre lì, ogni santissima notte, una garanzia per chiunque lo conosca. Di poche parole, si limita a qualche raro gesto del capo per dire ‘si’ oppure ‘no’.

ZZu Orazio - Acitrezza

Zzu Orazio - Mercato Ittico Acitrezza

Tratta tutti con la stessa brusca cortesia, i ragazzi usciti dalla discoteca per consumare il rito della granita, come i pescatori ancora sporchi di sangue del pesce che hanno spezzettato in tranci.

La granita ha il sapore di quella che i siciliani adulti mangiavano da bambini. La granita delle “lape”, che giravano e girano ancora suonando il fischietto per annunciarsi, e riponendo le granite nei “panari” calati dai balconi.

I gusti migliori sono gelsi e limone, l’orario preferibile le 3:00 del mattino, quando al mercato arriva il pesce migliore e le briosce servite dallo Zu Orazio sono ancora calde.

GUSTI CONSIGLIATI: limone, gelsi

Zzu Orazio – la notte al mercato ittico di Acitrezza (CT), di giorno in via Livorno all’altezza del civico 43, Acutezza (CT)

#16 DODDIS – MESSINA ()

Dodds Messina

Da Doddis i messinesi consumano la granita come momento di pausa conviviale. L’odore penetrante dei mobili in noce porta indietro nel tempo, complice l’atmosfera della sala interna che ricorda le pasticcerie francesi.

Doddis - Messina

La granita è preparata e servita con attenzione certosina. Quella al caffè, sulla cui panna vengono adagiati uno per uno i chicchi di caffè, colpisce per le sfumature del colore.

Un aspetto impeccabile che vale a questa granita il titolo di “mezza con panna” migliore di Messina.

Granita caffè e panna - Doddis - MessinaDoddis Granita al CaffèCaffè con panna Doddis

GUSTI CONSIGLIATI: fragola con panna, caffe con panna

Doddis – Via Giuseppe Garibaldi n.414, Messina

#15 IL TUO GELATO 2 – MARZAMEMI (SR)

Due fratelli appassionati di gelato e granite. Una gelateria più micro che mini, ben inserita nel paesaggio della piazza di Marzamemi, luogo dalla bellezza struggente non ancora sopraffatto dai turisti.

Il tuo gelato 2 - MarzamemiIl tuo gelato 2 MArzamemi

La granita non è di quelle istintive, anzi, i due fratelli studiano in continuazione il modo di renderla migliore.

Granita - Il tuo gelato 2 - MArzamemiBrioscia - MArzmamemi - Il tuo gelato 2

Strappiamo la promessa di un impegno maggiore anche per la brioscia, rotonda, senza tuppo, ma meno morbida di quanto ci si aspetta guardandola.

Marzamemi

GUSTI CONSIGLIATI: fragola e limone

Il tuo gelato 2 – Via Letizia n.7, Marzamemi (SR)

#14 BAMBAR – TAORMINA

Rosario Bambara, in arte Saretto, non passa inosservato. Né il locale, né lui, né tantomeno le sue granite.

Bambar TaorminaBambar Taormina

La rappresentazione della Sicilia inscenata dal Bam Bar di Taormina, dove tutto è carico come in un grande e variopinto carretto siciliano, è ormai nota.

Sullo sfondo delle maioliche colorate, idolo dei turisti che lo amano smodatamente, “Saretto” sembra il monopolista delle granite.

Bambar Taormina

Una molla più che un uomo: serve ai tavoli mentre rimprovera teatralmente un dipendente che non tiene il passo, poi snocciola le 24 diverse granite passando dall’idioma cinese, a quello turco o al giapponese.

Intanto nel micro laboratorio si preparano granite in continuazione, di tutti i gusti, che nonostante ricordino dei buoni frullati, sanno accontentare non solo i turisti, ma anche i siciliani.

GUSTI CONSIGLIATI: kiwi

BAMBAR – Via Giovanni di Giovanni n.45, Taormina (ME)

#13 CAFFE SICILIA – NOTO (SR)

Il caffè nella strada principale della città, protetta dall’Unesco, a pochi passi dal Duomo dorato, è proprietà di Corrado Assenza, mostro sacro della pasticceria siciliana, e della sua famiglia.

Eppure il Caffe Sicilia, a Noto, resta una pasticceria di nicchia, come di nicchia è la sua granita.

Caffè Sicilia - NotoCaffè Sicilia - Noto

E’ un fatto a sé, con regole proprie, servita in piccole ciotole di porcellana bianca, rigorosamente monogusto.

Caffè Sicilia - NotoCaffè Sicilia - NotoCaffè Sicilia - NotoCaffè Sicilia - Noto

Corrado Assenza sottrae il ridondante della pasticceria isolana lasciando spazio al gusto naturale, al sapore di ciò che è: mandorla di Noto, arancia rossa di Sicilia, caffè espresso.

Se il miracolo della granita siciliana è di rinfrescare e allo stesso tempo arricriàre (ricreare, rigenerare) questa rinfresca soltanto, finisce per somigliare al sorbetto.

La panna, molto buona, viene preparata con latte di pecora, mentre la brioscia dalle forme imperfette, di grande sostanza, è il completamento ideale per questa granita.

Granita fragola e pomodoro - Caffè Sicilia - Noto

GUSTI CONSIGLIATI: fragola e pomodoro

Caffe Sicilia – Corso Vittorio Emanuele n.125, Noto (SR)

#12 BAR TORINO – MESSINA

A Messina, il rito della granita prevede anche il consumo in piedi, magari davanti al bancone. In particolare quando le granite sono leggere e finiscono presto come al bar Torino.

Aiuta molto la panna, eterea e francamente irresistibile.

Il rito si consuma nel bar di corso Cavour, che quest’anno festeggia i 50 anni di attività, dove la signora Marzullo, moglie del titolare, s’impegna senza sosta con la fierezza e l’orgoglio tipici dei messinesi.

Il locale di dimensioni contenute deve il nome alla passione calcistica del padre del titolare, noto ai più come signor Torino.

Bar Torino Messina

Il bancone del bar alterna le granite al mezzofreddo (caffe) macchiato.

GUSTI CONSIGLIATI: nemmeno a dirlo: caffè con panna

Bar Torino – Corso Cavour n.153 , Messina

#11 BAR DE LUCA – BRIGA MARINA (ME)

A pochi chilometri da Messina, la gelateria colpisce per il grande bancone, capace di secretare i gusti in una serie infinita di pozzetti.

Bar De Luca - Briga Marina

Il bar De Luca, amato da intenditori siciliani e non, occupa con i suoi tavolini una piccola piazza in questi giorni di fine luglio bardata a festa.

La cornice non è certo delle più spettacolari.

Eppure qui vengono da tutte le parti in qualsiasi periodo dell’anno per gustare una granita come si deve: a renderla speciale sono soprattutto gli ingredienti, come dimostrano le fragoline di bosco da accompagnare con la panna.

Bar De Luca - Briga MarinaBar De Luca - Briga Marina

A parte le regine delle granite, fragola, mandorla e caffè, colpiscono gusti come la banana, ma più per la stranezza che per il sapore.

GUSTI CONSIGLIATI: fragole e fragoline

Bar De Luca – Via Nazionale n.208, Briga Marina, (ME)

[CREDIT – FOTO ALFIO BONINA]

Le migliori 50 granite siciliane del 2017: da 10 a 1

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Dopo aver condiviso le posizioni dal numero 50 al 31, e dal numero 30 all’11, siamo pronti a scoprire la top ten.

Sapore, naturalezza, consistenza e grado di sicilianità sono i criteri impiegati per compilare la classifica delle 50 migliori granite siciliane del 2017.

Se non siete ancora stati in Sicilia, ma contate di rimediare prima possibile, questi post vi torneranno utili. Scoprirete la complessità della granita, e allo stesso tempo la contagiosa semplicità di chi la prepara.

#10 PASTICCERIA RUSSO – SANTA VENERINA (CT)

pasticceria russo, ingresso barGranita mandorla - Fratelli Russo

Per trovare buone granite, espressione di arte gelatiera di prim’ordine –non dite di no, in Sicilia potrebbero offendersi–, è soprattutto alla provincia che bisogna guardare.

Acireale l’abbiamo già detta. Ma pure Santa Venerina, con le strade profumate da mosto cotto, canditi, chiodi di garofano, mandorle e liquirizia della Pasticceria Fratelli Russo, gestita da Anna, Salvatore e Maria Nevia.

Fedeli alla ricetta originale dell’antica pasticceria celebrata pure da poeti e scrittori, si superano nella granita ai gelsi, grazie all’intensità dei frutti raccolti sulle pendici dell’Etna. In evidenza poi le mandorle, sempre magnificamente lavorate.

Per una volta, non accompagnate la granita con la brioscia, il croissant al miele dell’Etna come lo fanno i fratelli Russo, nessun altro in Sicilia.

Granita mandorla - Fratelli RussoGranita mandorla - Fratelli Russo

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla con cornetto al miele

Pasticceria Russo Di Maria Nevia Russo & C – Via Vittorio Emanuele n.105, Santa Venerina (CT)

#9 BAR GIULIO – CAPO D’ORLANDO (ME)

Giulio

Chi sarà mai questo Giulio? Forse quel ragazzone alla cassa, che nasconde senza coprire del tutto le foto con Silvio Berlusconi? O il padre dalla risata aperta e contagiosa che entra e esce dal laboratorio in perenne t-shirt bianca?

In realtà lo sono entrambi, essendo Giulio il loro cognome.

Il bar pasticceria si trova in una traversa di Capo d’orlando, fuori uno spazio ombreggiato, all’interno l’ammaliante vetrina con le celebri palle del presidente, dedicate a Berlusconi.

Per i turisti che affollano le spiagge d’estate la granita è un vero antidoto contro il caldo, il primato spetta al gusto mandarino, del resto lo sappiamo che ci vogliono pazienza e ingredienti locali di prima scelta.

Tutto è perfetto: colore, consistenza e aroma.

Giulio
GUSTI CONSIGLIATI:

Bar Giulio – ,  Via Giovanni Amendola, 25 – Capo D’Orlano (ME)

#8 CAFFE CIPRIANI – ACIREALE (CT)

Cipriani è il vanto degli acesi. Ne seguono le vicende come se avessero legami di sangue.

Sarà perché oltre al palato delizia anche l’occhio, situato com’è proprio di fronte la basilica di San Sebastiano, che è un vero trionfo del barocco siciliano.

Gustare una granita a un tavolino di questo bar e lasciarsi abbagliare dalla bellezza della facciata della chiesa dedicata al compatrono di Acireale, è un tutt’uno sconvolgente. Specie se quella granita è ai gelsi.

Chiesa San Sebastiano AcirealeCafe Cipriani - AcirealeGranita gelsi - Cipriani

Il colore è purezza, e al pari della consistenza che s’avvicina alla perfezione assoluta, rende la granita così desiderabile che viene voglia di prenderla a morsi.

La brioscia fa la sua parte.

GUSTI CONSIGLIATI: gelsi

Cafffe Cipriani – ,  Piazza Leonardo Vigo n.3 – Acireale (CT)

#7 BAR NOVIZIATO – MESSINA

Le granite si vedono uscire da una finestrella del piccolo chiosco nella parte alta di Messina, al termine di una curva con scorcio mozzafiato su Sicilia e Calabria.

Se alla giovane titolare, che ha ereditato il posto dalla famiglia della madre, va il merito delle migliori granite di gelsi di tutta Messina, a porgerle ai clienti del bar Noviziato è il pacifico signor Quattrocchi, per nulla preoccupato dalla folla di clienti.

Si ha sempre la sensazione che stia per dire qualcosa d’importante ma poi si limita a esclamare “fragola e panna”, “gelsi e panna” e avanti un altro.

Bar Noviziato - Signor QuattrochiBar Noviziato - granita al caffeBar Noviziato - granita gelsiBar Noviziato - granita gelsi

Da provare tassativamente la panna, deliziosa, una vera rarità da queste parti, e i frutti che la guarniscono.

GUSTI CONSIGLIATI: Gelsi

Bar Noviziato – Viale Italia n.4 , Messina

#6 F.LLI PATANE’ – POZZILLO (CT)

La granita siciliana è una faccenda di famiglia. Spesso si parla di genitori e figli, il più delle volte di fratelli, mai di cognate.

Granita Fratelli Patanè - Pozzillo

Eppure sono loro il propulsore della F.lli Patanè, ogni giorno con i rispettivi mariti dietro lo stesso bancone. Tra malintesi, rospi inghiottiti, sguardi indispettiti, chiarimenti e improvvise intese, le vedi sempre pronte a evitare catastrofi e riportare il sereno.

L’espressione granita siciliana non significa nulla se non si è provata quella dei fratelli –e delle cognate– Patanè di Pozzillo, la provincia delle piscine naturali formate dal mare che s’interna da secoli.

Vi basta sapere che la granita ai gelsi si consuma di fronte l’albero da cui vengono colti?

Protagonista della granita di limone è unicamente il verdello, più adatto alla granita del limone giallo che facilmente potrebbe ossidarsi durante la lavorazione. Da queste parti abbonda ma resta costoso, lo usa soltanto chi vuole fare la differenza.

Granita Fratelli Patanè - PozzilloGranita Fratelli Patanè - PozzilloGranita Fratelli Patanè - PozzilloGranita Fratelli Patanè - PozzilloBrioscia Fratelli Patanè - Pozzillo

GUSTI CONSIGLIATI: gelsi

Bar Fratelli Patanè – Via Chiusa degli Ulivi n.67, Pozzillo (frazione di Acireale (CT))

#5 BAR ALECCI – GRAVINA DI CATANIA (CT)

Un baluardo contro la granita che perde morbidezza, sapore, profumi, trasformandosi in un prodotto sempre più simile a una “granatina” o, peggio, a una “grattachecca” romana.

Ecco cos’è il signor Alecci, che con l’aiuto dei tre figli, due maschi e una femmina –luce dei suoi occhi– gestisce questo locale senza pretese, una veranda su una strada molto trafficata, annunciata da una vecchia cinquecento color crema.

Siamo a Gravina, piccolo paese un tempo terra di agrumi, ormai inglobato nella città etnea come un normale quartiere.

Allora, perché vengono qui da tutte le parti? Innanzitutto, come dice Alecci, perché nonostante abbia solo la terza media è “il numero uno nella ristorazione”.

 

Bar Alecci -Bar Alecci - Granita GelsiBar Alecci - Briosce

Della ristorazione non sappiamo, ma della granita al pistacchio senza discussioni, cremosa e con tanto di pistacchi interi, e poi di fragola o di gelsi.

Affollato durante la stagione estiva a causa di questi manufatti meravigliosi, invade la via intera con il profumo delle briosce in perfetto stile catanese, con il tuppo enorme.

GUSTI CONSIGLIATI: gelsi, pistacchio

Bar Alecci – Via Antonio Gramsci n.62, Gravina di Catania (CT)

#4 BAR MUSUMECI – RANDAZZO (CT)

Si scrive ancora Santo Musumeci, in onore a un autentico maestro di pasticceria, ma si legge sempre più Giovanna Musumeci, che di Santo è la figlia.

Ci troviamo nell’unico locale di questa top ten noto tra i mostri sacri del gelato artigianale italiano, quest’anno al numero 22 della classifica di Dissapore. Santo e Giovanna Musumeci tengono alto il buon nome del gelato siciliano nel continente.

Ma a completare le proposte oltre alla pasticceria e all’ottima gelateria, non si possono tralasciare le granite. La combinazione brioscia calda – granita al pistacchio è da svenimento.

Giovanna Musumeci

Giovanna, viso da simpaticona, chiacchiera a mitragliatrice, è un’infaticabile ricercatrice dei prodotti migliori che l’Etna abbia da offrire. E’ ossessionata dall’idea di una granita dove tutto il sapore sia estrapolato dalla frutta, e dalla frutta provenga più dolcezza possibile. Così, più gli anni passano, più nella sua granita lo zucchero va giù.

Incredibile la sua “Mastrantonia”, granita che prepara solo nel mese di giugno, periodo di maturazione di queste ciliegie, le più ghiotte, corpose e come si dice da queste parti “cadduse” del vulcano. Voi compilatori di top ten delle cose-da-provare-una-volta-nella-vita ricordatevene.

Anche per questa meraviglia conquista la posizione numero 4 della nostra classifica.

Granita mastrantonia - Bar MusumeciGranita MAstrantonia - Bar MusumeciBrioscia - Bar Musumeci

GUSTI CONSIGLIATI: ciliegia mastrantonia

Bar Musumeci – Piazza Santa Maria n.5, Randazzo (CT)

#3 BAR LA TIMPA – SANTA MARIA LA SCALA | ACIREALE (CT)

Bar La Timpa

La ‘ranita alla mantola‘ della zia Tanina ha il sapore delle mandorle vere e non, come accade nella maggior parte dei bar, di “orzata” o, peggio ancora, di “Coccoina”, quella colla in pasta che si utilizzava anni fa e che odorava di mandorle amare.

Non sappiamo quanto zucchero ci metta, né la quantità di acqua, ma di frutta ne usa un cesto, di quello bello grande, e si sente benissimo nella granita. Di pesca in particolare.

Un semplice bar trattoria che più anonimo non si potrebbe, in una microscopica frazione di Acireale sotto la “timpa”, il costone lavico dalla natura selvaggia, incantevole e silenziosa.

Tutto è preparato a mano da questa donna siciliana d’altri tempi, non usa nessun macchinario, neanche lo spremiagrumi per il limone.

Avvertenze prima dell’uso:

1) Solo bicchieri di carta, raramente di vetro, come se il sapore vero non avesse bisogno di materiali importanti;

2) Vi aspettate la panna ad arricchire le granite? Ad Acireale! Le granite della zia Tanina non ne hanno di bisogno (ed è vero);

3) Le granite vanno a ruba e spesso mancano le brioche ma provatele con il pane di casa e non tornerete più indietro;

4) Se trovate il pavimento bagnato, abbiate l’accortezza di aspettare che si asciughi. Non fate i permalosi né gli spiritosi, avete di fronte una siciliana di grande intelligenza, dalla battuta salace e pronta.

Granita Zia Tanina

GUSTI CONSIGLIATI: che gli dei vi assistano facendovi arrivare nell’unico giorno dell’anno in cui la zia Tanina prepara la granita alla mela verde

Bar La Timpa – Via Tocco n.37, Santa Maria la Scala (CT)

#2 BAR EDEN – MESSINA

Una vecchia conoscenza dei lettori di dissapore, come testimoniano i tanti articoli orgogliosamente esposti nella bacheca del locale.

Bar Eden - Messina

Bar Eden - Messina

Per arrivare dovete costeggiare tutto il litorale dello Stretto, una buona occasione per osservare la pesca, le Spadare, la raccolta delle cozze.

Riconoscete il piccolo cancello che fa da ingresso al cortile dalla quantità di giovani in costume e infradito, seduti al tavolo o in attesa alla cassa.

Il Bar Eden, un posto fantastico in cui ogni gusto di granita rasenta la perfezione, in particolare caffè e fichi, per tacere di che meraviglia assoluta sia la panna montata, arriva in vetta alla top ten nonostante l’apertura limitata alla bella stagione.

Fregatevene, e fate attenzione se arrivate intorno alle 18, quando dal forno esce la brioscia calda e fragrante, l’appetito si fa incontrollato.

Bar Eden - Messina

Bar Eden - Messina

Bar Eden - Messina

Bar Eden - Messina

Bar Eden - Messina

GUSTI CONSIGLIATI: pesca

Bar Eden – Via III Palazzo n.3, Messina

#1 BAR FIUMARA GIOVANNI – VILLAFRANCA TIRRENA (ME)

Se si è determinati nel cercare la granita siciliana migliore che ci sia basta non scoraggiarsi. Bisogna saperli trovare i posti giusti. Magari cercando tra quelli improbabili, dove apparenza e gastrofighetti non entrano neanche di striscio.

Tutte queste belle parole conducono al nome di Sebastiano Fiumara, impenitente maestro della granita del bar Fiumara Giovanni, a Villafranca Tirrena.

Eccolo è lui, nato col sorriso.

Bar Fiumara - Villafranca MessinaBar Fiumara - Villafranca MessinaBar Fiumara - Villafranca Messina

Bar Fiumara - Villafranca MessinaBar Fiumara - Villafranca MessinaBar Fiumara - Villafranca Messina

Il suo locale esteriormente è senza infamia e senza lode. Così anche le sue giornate, trascorse a cercare ingredienti migliori per le sue granite, arricchite di un concentrato di passione, storia e tradizione che non si esibiscono con le parole ma solo con il gusto e l’aspetto.

Fiumara lavora duro per mantenere ricette e manufattura, continuando a produrre altre specialità della casa, come “la mattonella” da mangiare con la paletta: fuori gelato gianduia, dentro semifreddo.

Le granite sono di una freschezza difficilmente raccontabile, proposte in un numero contenuto di gusti, dai gelsi alla fragola, dal cioccolato al caffè, dal limone alla pesca.

Da mitizzare la brioscia morbida, degno companatico per la granita dell’anno.

GUSTI CONSIGLIATI: caffe con panna, gelsi

Bar Fiumara Giovanni – Via Antonello da Messina n.12, Villafranca Tirrena (ME)

[CREDIT – FOTO ALFIO BONINA]

Le migliori 50 granite siciliane del 2017

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Anno di grazia 2017: Dissapore presenta per la prima volta la sua classifica delle 50 migliori granite siciliane dell’anno divisa in tre post:

Le migliori 50 granite siciliane del 2017: da 50 a 31

Le migliori 50 granite siciliane del 2017: da 30 a 11

Le migliori 50 granite siciliane del 2017: da 10 a 1

Tutto bene, stima e citazioni a pacchi, al solito molto attiva l’informazione locale. Spicca tra gli altri il post pubblicato dal Comune di Villafranca Tirrena (Me) sulla sua pagina Facebook: Villafranca è l’amena località in provincia di Messina dove si trova il bar Fiumara, numero 1 della nostra classifica.


Non sono pochi i lettori che preferiscono compulsare la classifica in un unico post invece che in 3, e chi siamo in fondo noi per non accogliere il loro grido di aiuto?

Ecco allora “Le migliori 50 granite siciliane del 2017” in tutta la loro voluminosa ma ininterrotta interezza.

P.S. Ricordatevi che nel 2016 c’erano state le 10 migliori granite siciliane di CataniaMessina e del Resto dell’Isola, senza dimenticare i criteri di selezione della classifica.

#50 BAR VITELLI – SAVOCA

Curve e tornanti, salendo da Santa Teresa di Riva, in provincia di Messina, portano dal mare a Savoca, borgo ideale della Sicilia bucolica e silenziosa.

Savoca - Messina

Luogo perfetto per ambientazioni coppola e lupara, il locale diventa bar Vitelli quando Francis Ford Coppola lo sceglie per girare una scena memorabile de “Il Padrino”.

Bar Vitelli - Savoca (ME)Bar Vitelli - Savoca (ME)

Oggi, con buona pace di chi s’indigna per certi tipi di turismo, frotte di croceristi si spingono fin qui solo per rivivere quelle scene. Arrivando troviamo un matrimonio nella piazzola di fronte, non ci crederete ma è davvero in stile Padrino.

All’interno immagini e oggetti provenienti dal backstage del film tanto osannato. Il turismo mordi e fuggi prevale, come dimostra l’accoglienza silenziosa e accigliata.

La granita migliore, inventata dalla zia defunta degli attuali proprietari, è quella al limone con zibibbo. Ideale per chi ama il dolce su dolce, con pochi sprazzi di aspro.

Bar Vitelli - Savoca (ME)

GUSTO CONSIGLIATO: limone e zibibbo

Bar Vitelli – Piazza Fossia 7 Savoca (ME)

#49 COLICCHIA – TRAPANI

Granulosità che rientra appena nei limiti per la granita di questa nota pasticceria del centro storico di Trapani, profumata di mandorle. Ma è comunque da premiare per il livello degli ingredienti impiegati.

Colicchia - TrapaniColicchia - Trapani

Il gusto gelsomino è una specialità molto amata nel trapanese, dove prende il nome di scorzonera.

Assaggiarlo significa portare al palato i profumi del fiore, per questo, per non compromettere il sapore, vi consigliamo di consumarlo da solo, senza la brioscia.

Colicchia - Trapani

Lui, il signor Colicchia, sempre alla cassa, è circondato dai ragazzi che servono ai tavoli. Giovanile malgrado l’età, è ancora multitasking: mentre chiacchiera amabile con un cliente prepara il conto per un altro. Sempre diretto e senza peli sulla lingua, non conosce convenevoli, nemmeno quando servirebbero.

GUSTO CONSIGLIATO: gelsomino

Colicchia – Via delle Arti nn.6/8, Trapani

#48 CAFFE CONCORDIA – AGRIGENTO

In piazza Pirandello, in un locale elegante e minuto accanto alla struttura composta da Municipio e chiesa del Rosario, proprio di fronte al museo archeologico, si trova la granita che –vox populi– è la migliore di Agrigento.

Caffe concordia - Agrigento

Corposa e ossequiosa dello stile siculo, giganteggia nella versione al pistacchio e alla mandorla. Buone anche le brioscia, dalla forma rivedibile.

GUSTO CONSIGLIATO: mandorla

Caffè Concordia – Piazza Pirandello n.36, Agrigento

#47 CAFFE ROMA – SCIACCA (AG)

Ci sono posti che restano immutati, e immutate sono le granite, anzi, la granita: quella al limone.

Perché lui, lo zio Aurelio, rifiuta di preparare altri gusti da cinquant’anni, da quando ancora doveva trovare una brava ragazza da sposare, la stessa che oggi –diventata sua moglie– ne condivide mille ricordi, come quello sulle granite servite per nove mesi a donne incinte.

Aurelio Licata - Bar Roma - Sciacca

Aurelio Licata - Sciacca - Granita limone

Nel suo bar, in stile Vecchia Sicilia, i nasi degli avventori impregnati dall’odore di pesce del porto di Sciacca, si prendono la doverosa pausa.

La granita al limone fatta ancora con i verdelli di Menfi avrebbe guadagnato un posto in più se fosse stata meno aspra.

#46 GELATERIA LIPAROTI – TRAPANI

Presente nella classifica delle 100 migliori d’Italia Dissapore, la gelateria di Maurizio Liparoti non poteva mancare in questa classifica.

Ma il gelato non è la granita, e questa volta si ritrova più distante dal podio.

Liparoti - TrapaniLiparoti - Trapani

Siamo nel centro di Trapani vecchia, proprio di fronte al mare. Dietro la semplicità di questa granita si nascondono impegno e una lavorazione non semplice.

Tra i migliori gusti la pesca unita al nero d’Avola, in un binomio goloso sulla carta, ma che non esprime ancora tutte le potenzialità.

Liparoti - Trapani

Si scioglie un po’ troppo rapidamente, però resta nelle retrovie della classifica a causa della panna congelata. Impresentabile in un posto notevole come questo.

GUSTO CONSIGLIATO: pesca e nero d’Avola

Gelateria Liparoti – Viale delle Sirene n.21, Trapani

#45 PASTICCERIA AMBRA – TREMESTIERI ETNEO (CT)

Ogni zona che si rispetti a Catania, ha il suo laboratorio pasticceria che, attenzione, non è la classica pasticceria, in quanto privo di bar e di tavolini per consumare un caffè.

Pasticceria Ambra - Catania

Quello di Canalicchio, grande quartiere catanese nonché zona di passaggio, è Ambra, il posto in cui i residenti della zona prendono una granita da portar via o da consumare nell’unico tavolino all’esterno

Pasticceria Ambra - Catania

Granita gelsi - Pasticceria Ambra - Catania

GUSTO CONSIGLIATO: mandorla

Ambra – Via Nuova Luce n.16, Tremestieri Etneo (CT)

#44 BAR DI PERRI – ROMETTA (ME)

Il grande Bar di Perri te lo immagini affollato di giovani vacanzieri, invece quando arriviamo a Rometta, tipico paese di mare della fascia tirrenica, è l’ora della siesta, nel paese bollente s’incontra giusto qualche temerario in bicicletta.

Bar di Perri - Rometta MareaBar di Perri - Granita albicocca

Molto apprezzato in zona per le granite, propone briosce anche in formato maxi, per 3 o 4 persone. Tra i gusti da provare spicca l’albicocca.

GUSTI CONSIGLIATI: albicocca

Bar di Perri – Via Mezzasalma n.24, Rometta Marea, (ME)

#43 C&G – CATANIA

Cioccolato, gelato, e pure granita, ovviamente al cioccolato. In piazza Abramo Lincoln, zona centrale di Catania, il locale, benché di recente apertura, è stato rivisto grazie a un ambiente moderno e spazioso, dominato dal bianco e nero e dal marchio, fin troppo invadente.

C&G - CataniaGranita al cioccolato - C&G - Catania

La presentazione della granita è scenografica ma perde un punto a causa del cioccolato –tu quoque– dal sapore fin troppo deciso, che stanca dopo i primi cucchiaini. Meglio ripiegare su altri gusti.

GUSTO CONSIGLIATO: mandorla

C&G – Piazza Abramo Lincoln, Catania

#42 EL CUBANO – FONTANE BIANCHE (SR)

Passando per Fontane Bianche, frequentata zona balneare del siracusano, spaventose costruzioni degli anni Ottanta precedono l’arrivo a El cubano, un paradiso per i turisti desiderosi di sfuggire alla canicola estiva che a queste latitudini entra nei polmoni insieme all’odore di bruciato.

La caratteristica del bar, gestito da oltre quarant’anni anni da due fratelli che più diversi non potrebbero essere, è la varietà dei gusti.

El Cubano

Quando a far da cavia erano i professionisti del luogo, che con i loro assaggi decretavano il successo o la morte dei nuovi gusti di granita, primeggiava l’ananas. Come oggi del resto.

La brioscia, come spesso capita nel siracusano, è spolverata con dello zucchero a velo, accorgimento mal visto da messinesi e catanesi.

Brioscia - El CubanoGranita El Cubano

GUSTI CONSIGLIATI: Ananas, cioccolato

El Cubano – Viale dei Lidi n.309, Fontane Bianche (SR)

#41 BAR MESSINA STELLARIO – MESSINA

Non sei un messinese se non hai il tuo ritrovo prediletto, e noi parliamo di granite, ovviamente. Anzi, i cittadini dello Stretto sono veri partigiani della granita. Particolarmente accaniti quelli di Stellario, che riesce a distinguersi anche in una strada ad alta concentrazione di pasticcerie.

Bar Stellario - MessinaBar Stellario - Messina

Tutto scorre velocemente nel bar, soprattutto le granite, polverizzate in pochi secondi.

Granita fragola - Bar Stellario - MessinaGranita fragola - Bar Stellario - Messina

GUSTO CONSIGLIATO: fragola con panna

Bar Messina Stellario – via Consolare Pompea, Piano Chiesa n.6, Messina

#40 VIA POLICASTRO – CATANIA

Come fanno tre fratelli non più giovani a lavorare ogni santo giorno nello stesso laboratorio da quarant’anni? Hanno imposto una regola alle consorti: “non mettete piede in laboratorio, solo così regnerà la pace”.

Venite pure, ripetono in coro, ma solo per mangiare la granita.

Via Policastro - CataniaVia Policastro - Catania

Non è maschilismo ma praticità, e comunque così i tre fratelli Calogero, figli d’arte, gestiscono l’omonima gelateria nota a Catania come via Policastro, dalla strada in cui si trova. Il quartiere è il popolare Picanello.

Niente servizio ai tavoli, sistemati su di uno stretto marciapiedi, per la granita semplice e buona, ricevuta dagli avventori nei bicchieri di plastica avvolti dal classico tovagliolo di carta per non ghiacciare le le mani.

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla e limone

Gelateria Calogero – Via Policastro n.29 CATANIA

#39 PASTICCERIA CAMPIDOGLIO – SANT’AGATA MILITELLO (ME)

Un locale di pregio il bar Campidoglio, appiattito da una ristrutturazione anonima. Ricordavamo un’altra ricercatezza, una diversa cura dei particolari.

Bar Campidoglio

L’ex titolare, ormai ultraottantenne, autore di una panna capolavoro che smuove i siciliani per chilometri, ha lasciato l’attività ai figli.

Ma non riuscendo a separarsi dalla sua creatura, s’impone ostinatamente al centro dell’attenzione.

Padri e Figli - CampidoglioPadri e Figli - Campidoglio

Una garanzia per qualche avventore, e un limite secondo altri, perché lo spazio che resta ai nuovi gestori per scrivere la loro parte di storia del locale di Sant’Agata Militello è poco.

Ad ogni modo, promuoviamo a pieni voti la scelta di separare i gusti fragole e fragole di bosco, in barba alla teoria secondo cui la granita alla fragola andrebbe preparata per metà con le prime e per metà con le altre.

Qualche difettuccio nell’amalgama degli ingredienti evidenzia il fatto che ci stiamo allontanando dalla Sicilia Orientale. Per contro, niente difetti nella qualità della frutta e nel punto di maturazione. La panna, da sola, continua a valere il viaggio.

GUSTI CONSIGLIATI: fragole e fragole di bosco, con panna

Pasticceria Campidoglio – Via Campidoglio n.25 Sant’Agata Militello (ME)

#38 BAR AL SAN DOMENICO – ACIREALE (CT)

Magnifiche nelle loro facciate settecentesche, non c’è chiesa ad Acireale che non sia ambita per celebrare un matrimonio, da residenti e non.

Non fa eccezione la chiesa di piazza San Domenico, di fronte al piccolo bar omonimo, noto per la granita alla mandorla araba, con l’anice stellato che la rende più fresca e la sicilianissima spolverata di cannella.

Granita San Domenico

La piazza, quasi sempre ventosa, si presta molto a un momento di relax nelle ore più calde della giornata.

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla araba, pesca

Pasticceria Bar Al San Domenico – Piazza San Domenico, Acireale (CT)

#37 SAVIA – CATANIA

Al centro di via Etnea, Savia, la più rinomata pasticceria di Catania, continua a far discutere.

Per molti la granita non è più quella di una volta. Per altri potrebbe dare di più perché la storia di Savia merita comunque il meglio.

Pasticceria SaviaPasticceria Savia

Noi notiamo che la granita al gusto fragola, con le fragoline di bosco, accompagnata da una panna al di sopra della media catanese, resta impeccabile.

La brioscia è l’unica di questa classifica decorata con zucchero semolato, scelta insolita che a Catania di solito accomuna i panifici.

Pasticceria SaviaPasticceria Savia

Nel periodo estivo si corre il rischio di fare un viaggio a vuoto per l’inusitata chiusura del locale a metà tra giugno e luglio.

GUSTI CONSIGLIATI: fragola e fragoline

Savia – Via Etnea, Catania

36# CAFFE FLORIO – LICATA (AG)

Testimonial eccellente della granita di questo piccolo bar di Licata è Pino Cuttaia, chef de La Madia, che proprio al Bar Florio, posto di fronte al suo ristorante due stelle Michelin da poco ristrutturato, fa colazione ogni mattina con granita al limone e brioscia.

Bar Florio - Licata

Gli ingredienti genuini e il garbo delizioso dei titolari ne fanno una tappa imperdibile per chi dovesse passare da Licata. Consigliata la granita di limone, specialità della casa dal 1952, e quella ai gelsi.

Granita Bar Florio - LicataGranita Bar Florio - Licata

GUSTI CONSIGLIATI: limone

CAFFE FLORIO – Licata (AG)

#35 BAR KENNEDY – SIRACUSA

Non esiste città senza una via Kennedy, e non esiste via Kennedy senza un omonimo Bar. Ma a Siracusa la famiglia che gestisce il posto, sembra essere legata al sempre compianto presidente americano da profonda devozione.

Bar Kennedy Siracusa

Il locale è piccolo e insolito, sviluppato in lunghezza, attraversato da un viavai di persone che consumano quantità industriali di votavota, ammucchiati in vetrina uno sopra l’altro.

Si tratta di un impasto salato tipico del siracusano, ripieno delle più varie prelibatezze e ripiegato su di sé.

Siamo combattuti, è ora di pranzo, astenersi è difficile ma dobbiamo provare le granite.

Non rimpiangiamo la scelta, grazie soprattutto alla brioscia meravigliosa, che non ha il tuppo, cioè il cappello, ma una forma allungata. Tra le migliori mai provate nell’impasto, nella lievitazione e nel profumo.

Bar Kennedy Siracusa
GUSTI CONSIGLIATI: limone e….votavota (ne prendiamo un paio dopo le granite)

Bar Kennedy – Via Tisia n.140, Siracusa

#34 PASTICCERIA RIZZO – SIRACUSA

Svoltando l’angolo dal bar Kennedy si arriva alla Pasticceria Rizzo, tutt’altro tipo di locale, dove ci si vuole ingraziare i clienti della Siracusa dabbene, specie le signore dedite al rito dell’aperitivo.

Bar Rizzo Siracusa

La pasticceria è nota nella zona perché fornisce dolci ai banchetti, ma la nostra attenzione è catturata soprattutto da una possibilità, accompagnare la granita con una prelibatezza unica: la brioscia mandorlata.

Brioscia mandorlata - Bar Rizzo SiracusaBar Rizzo Siracusa

Ricoperta da una glassa di mandorle, stile colomba di Pasqua, è incredibilmente fragrante, nel sapore ricorda una meringa da stella. Si mangia con la granita alla mandorle, è tassativo.

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla accompagnata da brioscia mandorlata

Pasticceria Rizzo – Via Polibio 78, Siracusa

#33 PASTICCERIA QUARANTA – CATANIA

Ognina, lungomare di Catania, la scogliera su cui Ulisse approdò sospinto dal dio Eolo. Nei decenni scorsi zona balneare per i catanesi doc che affollavano i Bagni Ulisse e il lido Longobardo.

Oggi è un porticciolo turistico protetto dalla chiesa dedicata a ‘La Bambina’, ma resta uno dei luoghi più affascinanti e poetici della Sicilia, che preannuncia la bellezza e l’atmosfera di Acitrezza e Acicastello.

Bar Quaranta - Ognina

La pasticceria Quaranta consente agli occhia di appropriarsi dello spettacolo, proponendo la granita come momento di relax, che spezza la routine cittadina e fa sentire in vacanza anche nelle belle giornate autunnali.

Bar Quaranta - OgninaBar Quaranta - Ognina

GUSTI CONSIGLIATI: gelsi

Pasticceria Quaranta – Piazza Mancini Battaglia n.17, Catania

#32 AL PORTICO – CARRUBA (CT)

Da Acireale a Giarre, prendendo la strada interna, si susseguono minuscole frazioni accumunate da un vezzo particolare: tirar fuori da ogni prodotto una sagra.

Così, attraversandole, colpiscono i manifesti che nel giro di venti metri propongono, uno dopo l’altro: sagra del pesce spada, del tonno bianco, dei maccheroni di casa o del pane condito.

Spingendosi più in là verso Riposto tanti piccoli agrumeti si mimetizzano con le maestose piante da vivaio nella frazione di Carruba.

Nuovo Caffe al Portico - Giarre

In una di queste piazze si trova “Al Portico” famoso per gli arancini al burro e al ragù fritti al momento.

All’interno domina il bancone illuminato da lunghi cilindri contemporanei. Giovane è anche la conduzione.

Al Portico - Carruba

Granita mandorla - Al Portico - Carruba

Tra tutti i gusti spicca e conquista la classifica di Dissapore la granita alle mandorle, pelate e poi raffinate con lo zucchero per farne sentire meglio la presenza e concedere il piacere di mordicchiare il frutto secco.

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla

Nuovo Caffe Al Portico – Piazza San Martino 1, Carruba (CT)

#31 BAR KENNEDY – ACIREALE (CT)

Bar Kennedy - Acireale

Ancora Acireale. Questa volta siamo in una zona meno nobile e barocca della città, ma moderna e frequentata da molti giovani, che di sera si ritrovano nella piazzola per un panino mordi e fuggi.

Granita gelsi - Bar Kennedy - Acireale

Sarà per questo, o per la verde età del titolare, che il bar Kennedy è stracolmo di ragazzi innamorati della granita dalla consistenza piena, tipica di quelle acesi, perfino troppo cremosa nel gusto al pistacchio.

Granita gelsi - Bar Kennedy - Acireale

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla, gelsi

Bar Kennedy – Via John Fitzgerald Kennedy n.39L, Acireale (CT)

 

#30 BAR PRINCIOTTA – BRUCOLI (SR)

Tipico baretto datato e improbabile in cui entrando rischi di trovare la granita al limone della vita. Con i frutti al giusto punto di maturazione e una lunga storia alle spalle.

Bar Princiotta

Tutt’intorno accese sfide a carte e qualche bicchiere di granita sui tavoli per combattere afa e canicola.

Bar Princiotta - Brucoli

La burbera signora Princiotta concede rare parole, anche il marito è taciturno, ma solo perché concentrato su un unico obiettivo: preparare le granite nella solitudine del suo laboratorio, senza distrazioni.

Signor Princiotta - Brucoli

Le briosce non hanno per niente un bell’aspetto, eppure il sapore sorprende, simile a un buon panino al latte.

GUSTO CONSIGLIATO: limone

Bar Princiotta – Via Libertà n.127, Brucoli (SR)

#29 U TEDESCO – MESSINA

Alcuni, sbagliando, potrebbero ritenere U Tedesco un venditore ambulante di granite. Ma il suo camioncino è fisso lì, con i tavoli che dal marciapiede sconfinano nella villetta vicina.

Il tedesco - Messina

Lui, incarnato chiaro e i famosi occhi azzurri che gli sono valsi il soprannome, tiene banco contraccambiando con spirito battute scherzose e sfottò. I tanti habitué neanche sotto tortura negherebbero che la sua granita è l’autentica messinese.

Il tedesco - Messina

C’è da dire che rispetto al passato la granita del Tedesco ha ritrovato la consistenza originale e autentica, meno cremosa, senza perdere un’oncia della sua prelibatezza. Prezzo al solito imbattibile: granita con panna e brioscia 1,50 euro.

GUSTI CONSIGLIATI: Caffè con panna, Cioccolato

U Tedesco – Viale Europa, Messina

#28 CONDORELLI – ACIREALE (CT)

La migliore granita di Catania? Ad Acireale, risponderebbero gli acesi, che verso il vicino capoluogo hanno sempre mostrato un senso di orgogliosa inferiorità, su tutto ma non sulla granita. In un paio di posti in particolare, da Cipriani o al bar Condorelli, che si contendono il primato della granita migliore di Acireale.

Condorelli, sempre affollato, perde qualche posizione per una proposta esagerata. Quei gusti sono troppi!

Granita mandorla e cannella - Condorelli - AcirealeGranita gelsi e panna - Condorelli - Acireale

Al netto di questo peccato veniale, il bar che si è inventato la granita tutto l’anno (prima si faceva solo in estate), dimostra di conoscere ancora le tecniche per produrre una vera delizia.

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla e cannella

Bar Condorelli – Via Oreste Scionti n.26/28, Acireale (CT)

#27 EDEN BAR – ACITREZZA (CT)

Acitrezza: ideale campo neutro per giocare il derby tra Catania e Acireale, in palio l’attribuzione della migliore granita siciliana. Sì, ma dove?

L’Eden Bar è un buon compromesso, vista l’attitudine dei catanesi, inforcate le loro decappottabili, di sfilare verso il locale già a marzo, nei primi giorni di caldo estivo,

Eden Bar Acitrezza
La granita è meno morbida rispetto a quella di Acireale ma dal sapore altrettanto intenso.

E finalmente riusciamo a trovare una panna montata vellutata anche in provincia di Catania.

Eden Bar AcitrezzaGranita AcitrezzaEden Bar Acitrezza

Passando di notte dal paese sentirete il profumo delle bellissime briosce, che l’Eden Bar serve sempre calde, avvolgere le strade.

GUSTI CONSIGLIATI: gelsi con panna

Eden Bar – Via Provinciale n.89, Acitrezza (CT)

#26 LITTLE ROBERT – GIARRE (CT)

A Giarre, nel quartiere “Funnacu Baruni” –il fondo (agricolo) del barone– al termine dlla via principale, c’è un chiosco in legno noto per una formidabile granita al limone verdello.

Vito è il titolare, orecchino a croce in bella mostra, classico sguardo di chi la sa lunga.

Little Robert

Alle pareti, un accostamento audace mette insieme immagini di Totò, Massimo Troisi e Bruce Lee. Coesistono non tanto per un vezzo artistico del proprietario, ma perché un ambulante li ha venduti in blocco, al buio, a cinquemila lire.

Little Robert

Se gli altri gusti non sono proprio indimenticabili, la granita al limone è perfetta nella sua totale e creativa imperfezione, arricchita dalle bucce del verdello che si raccoglie in zona da maggio a settembre.

Per accompagnarla è preferibile il panino alla brioscia.

Little RobertGranita Verdello - Little Robert

GUSTI CONSIGLIATI: limone

Chiosco Little Robert – Via Gallipoli n.2, Giarre (CT)

#25 SUD CAFE – BRUCOLI (SR)

Percorrendo la tranquilla strada principale di Brucoli, fin troppo ravvivata di sera dalla movida estiva, si arriva all’incantevole quadretto del Sud Cafè, sul mare, con tavoli e panche basse che quasi carezzano gli scogli.

Tutta una serie di ragazze, intente a misurare la loro bellezza, servono distratte ai tavoli.

Brucoli - Sud Cafe - GranitaBrucoli - Sud Cafe - Granita

La granita viene prodotta altrove, un’eccezione per la classifica di Dissapore, ma il livello è alto e certo non si può dire che il posto non sia affascinante.

Granita - Sud Cafe - Brucoli

Guardando avanti, senza volgere le spalle al mare, perdonerete anche la granita alcolica o la presentazione modaiola nei barattoli di vetro

GUSTI CONSIGLIATI: gelsi, granita alcolica.

SUD Cafe – Via Libertà n.4, Brucoli (SR)

#24 PLAZA DEL SOL – PORTOPALO (SR)

Plaza del sol - Portopalo

Immagini bellissime, colori struggenti, ma prima di arrivare l’isola di Capo Passero ti presenta il conto.

A poche centinaia di metri dalla meta la strada è interrotta per il crollo di un ponte, si deve tornare indietro di parecchi chilometri e poi arrivarci affrontando un percorso più lungo.

A questo punto, capirete come la granita risulti ancora più piacevole. Nonostante l’insolita esposizione in vasca e non nei tradizionali pozzetti, la consistenza è perfetta.

Interessante la versione ai fichi, prodotta con i frutti dalla buccia nera, ben riconoscibili nel gusto e nel colore della polpa.

GUSTI CONSIGLIATI: fichi, pesca

Plaza del Sol – Via Scalo Mandria, Portogallo di Capopassero (SR)

#23 CAFFE EUROPA – CATANIA

BAR EUROPA - Catania

Caffe Europa e Caffè Epoca si sono contesi a lungo il ruolo di salotto buono del capoluogo etneo.

Tra i due, il Caffè Europa continua ad attirare la meglio società catanese anche in virtù di una granita migliore.

BAR EUROPA - Catania

All’interno, sono diverse le specialità esposte nel lungo bancone in noce che catturano lo sguardo: le torte decorate dalle fragoline di bosco, i pasticcini, ovviamente le granite con panna.

BAR EUROPA - Catania

Morbida, soprattutto quella al pistacchio, la granita resta entro limiti accettabili di cremosità.

Nonostante il colore tenue è fresca e squisita la granita alla fragola, arricchita da una panna montata superiore agli standard catanesi.

BAR EUROPA - Catania - Granita fragola

GUSTI CONSIGLIATI: fragola con panna

Caffe Europa Corso Italia 302 – Catania

22 GRAN CAFE SOLAIRE – ACITREZZA (CT)

Venticinque passi contati. Tanto distano l’Eden Bar e il Gran Caffè Solaire, i due bar che si contendono la preferenza degli abitanti di Acitrezza. Eppure le granite sono molto simili.

Il Caffè Solaire, piccolo locale che consente di rimirare l’isola Lachea, presenta la granita nei bicchieri bassi e rotondi.

E’ fresca, digeribile, leggera e colorata. I gusti alla frutta prevalgono, specie i fichi (ma solo ad agosto, nel periodo della raccolta), e il melone cantalupo.

GUSTI CONSIGLIATI: melone

Gran Cafe Solaire – Via Provinciale n.81, Acitrezza (CT)

#21 IRRERA – MESSINA (CT)

Granita - Irrera - Messina

Essere una delle più note pasticcerie siciliane è una bella responsabilità. I giudizi, spesso ingiustamente critici, sono all’ordine del giorno.

Un destino che accomuna Savia a Catania e Irrera a Messina. Questa, in particolare, nella centralissima piazza Cairoli, ha il merito di allietare le estati dei residenti dal 1910 con una serie di dolci spettacolari, e di rinfrescarle con le granite.

Granita - Irrera - MessinaGranita - Irrera - MessinaGranita - Irrera - Messina

Soddisfazione garantita anche per la brioscia, soffice, dal sapore delicato, integrazione ideale della “mezza con panna”.

Granita - Irrera - MessinaGranita - Irrera - Messina

Invece la granita ai gelsi è troppo aspra, a conferma della superiorità dei bar catanesi nell’impiego del frutto che dev’essere né troppo né poco maturo per rendere al massimo. Se è molto maturo porta con sé il sentore del mosto in fermento, altrimenti è molto aspro, praticamente immangiabile.

GUSTI CONSIGLIATI: fragola con panna

Irrera – Piazza Cairoti n.12, Messina

#20 BAR BIVY – CATANIA

Via Caronda 365. Ci troviamo nel posto più catanese di questa tosta classifica.

Bar Bivy - Catania

Il proprietario è Vittorio Sant’Angelo, detto Bivy per una vaga quanto improbabile somiglianza nel modo di giocare a pallone con Edy Bivi, ex bomber del Catanzaro (?!).

Bar Bivy - Catania

Il locale è sempre quello che il signor Ranno, nome comune a molti pasticcieri catanesi, lasciò a Bivy affinché continuasse a produrre granite nel modo che sapeva. Del resto Sant’Angelo ci lavorava dall’età di 11 anni.

I suoi clienti possiamo definirli influencer del quartiere, catanesi veraci dalla battuta pronta che quando proviamo a fotografare dicono che no, non è il caso di finire sul giornale per la seconda volta.

Le granite imperdibili sono quelle alla frutta, specie pesca e cantalupo, il migliore provato finora.

GUSTI CONSIGLIATI: cantalupo, pesca

Bar Bivy – Via Caronda 365, Catania

#19 BAR F.LLI AVERNA – RIPOSTO (CT)

A Riposto, trovate la grande pasticceria gelateria dei fratelli Averna in Corso Italia. La recente ristrutturazione ha aiutato a mantenere viva l’attenzione dei residenti.

Bar Averna - Riposto

La granita è catanese in tutti i sensi, con la mandorla pastosa e intensa e il cioccolato rinfrescante.

Si consuma con impeccabili briosce calde o con i fragranti gemellini con la ciciulena.

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla, cioccolato

Bar F.lli Averna – Corso Italia n.41 , Riposto (CT)

#18 BAR AL PLATANO – MESSINA

Ortaggi, fiori, frutti come cetriolo, gelsomino e mandarino: la granita del bar Al Platano si distingue per i gusti atipici e sfiziosi, sorprendendo i messinesi abituati alla classica “mezza con panna”.

Il Platano - MessinaGranita Zenzero - Platano

Una consistenza maggiore avrebbe portato il piccolo bar messinese ancora più in alto nella classifica di Dissapore

GUSTI CONSIGLIATI: zenzero, gelsomino

Bar Al Platano – Via Consolare Pompea n.79, (CT)

#17 ZZU ORAZIO – ACITREZZA (CT)

Mercato Ittico Acitrezza

Acitrezza. Tre di notte. La movida notturna si confonde con i pescatori locali che caricano e scaricano il pesce, mentre l’aroma delle briosce profuma le vie del paese.

Lui, lo Zzu Orazio, con la sua sicilianissima “lapa” (Ape) è sempre lì, ogni santissima notte, una garanzia per chiunque lo conosca. Di poche parole, si limita a qualche raro gesto del capo per dire ‘si’ oppure ‘no’.

ZZu Orazio - Acitrezza

Zzu Orazio - Mercato Ittico Acitrezza

Tratta tutti con la stessa brusca cortesia, i ragazzi usciti dalla discoteca per consumare il rito della granita, come i pescatori ancora sporchi di sangue del pesce che hanno spezzettato in tranci.

La granita ha il sapore di quella che i siciliani adulti mangiavano da bambini. La granita delle “lape”, che giravano e girano ancora suonando il fischietto per annunciarsi, e riponendo le granite nei “panari” calati dai balconi.

I gusti migliori sono gelsi e limone, l’orario preferibile le 3:00 del mattino, quando al mercato arriva il pesce migliore e le briosce servite dallo Zu Orazio sono ancora calde.

GUSTI CONSIGLIATI: limone, gelsi

Zzu Orazio – la notte al mercato ittico di Acitrezza (CT), di giorno in via Livorno all’altezza del civico 43, Acutezza (CT)

#16 DODDIS – MESSINA ()

Dodds Messina

Da Doddis i messinesi consumano la granita come momento di pausa conviviale. L’odore penetrante dei mobili in noce porta indietro nel tempo, complice l’atmosfera della sala interna che ricorda le pasticcerie francesi.

Doddis - Messina

La granita è preparata e servita con attenzione certosina. Quella al caffè, sulla cui panna vengono adagiati uno per uno i chicchi di caffè, colpisce per le sfumature del colore.

Un aspetto impeccabile che vale a questa granita il titolo di “mezza con panna” migliore di Messina.

Granita caffè e panna - Doddis - MessinaDoddis Granita al CaffèCaffè con panna Doddis

GUSTI CONSIGLIATI: fragola con panna, caffe con panna

Doddis – Via Giuseppe Garibaldi n.414, Messina

#15 IL TUO GELATO 2 – MARZAMEMI (SR)

Due fratelli appassionati di gelato e granite. Una gelateria più micro che mini, ben inserita nel paesaggio della piazza di Marzamemi, luogo dalla bellezza struggente non ancora sopraffatto dai turisti.

Il tuo gelato 2 - MarzamemiIl tuo gelato 2 MArzamemi

La granita non è di quelle istintive, anzi, i due fratelli studiano in continuazione il modo di renderla migliore.

Granita - Il tuo gelato 2 - MArzamemiBrioscia - MArzmamemi - Il tuo gelato 2

Strappiamo la promessa di un impegno maggiore anche per la brioscia, rotonda, senza tuppo, ma meno morbida di quanto ci si aspetta guardandola.

Marzamemi

GUSTI CONSIGLIATI: fragola e limone

Il tuo gelato 2 – Via Letizia n.7, Marzamemi (SR)

#14 BAMBAR – TAORMINA

Rosario Bambara, in arte Saretto, non passa inosservato. Né il locale, né lui, né tantomeno le sue granite.

Bambar TaorminaBambar Taormina

La rappresentazione della Sicilia inscenata dal Bam Bar di Taormina, dove tutto è carico come in un grande e variopinto carretto siciliano, è ormai nota.

Sullo sfondo delle maioliche colorate, idolo dei turisti che lo amano smodatamente, “Saretto” sembra il monopolista delle granite.

Bambar Taormina

Una molla più che un uomo: serve ai tavoli mentre rimprovera teatralmente un dipendente che non tiene il passo, poi snocciola le 24 diverse granite passando dall’idioma cinese, a quello turco o al giapponese.

Intanto nel micro laboratorio si preparano granite in continuazione, di tutti i gusti, che nonostante ricordino dei buoni frullati, sanno accontentare non solo i turisti, ma anche i siciliani.

GUSTI CONSIGLIATI: kiwi

BAMBAR – Via Giovanni di Giovanni n.45, Taormina (ME)

#13 CAFFE SICILIA – NOTO (SR)

Il caffè nella strada principale della città, protetta dall’Unesco, a pochi passi dal Duomo dorato, è proprietà di Corrado Assenza, mostro sacro della pasticceria siciliana, e della sua famiglia.

Eppure il Caffe Sicilia, a Noto, resta una pasticceria di nicchia, come di nicchia è la sua granita.

Caffè Sicilia - NotoCaffè Sicilia - Noto

E’ un fatto a sé, con regole proprie, servita in piccole ciotole di porcellana bianca, rigorosamente monogusto.

Caffè Sicilia - NotoCaffè Sicilia - NotoCaffè Sicilia - NotoCaffè Sicilia - Noto

Corrado Assenza sottrae il ridondante della pasticceria isolana lasciando spazio al gusto naturale, al sapore di ciò che è: mandorla di Noto, arancia rossa di Sicilia, caffè espresso.

Se il miracolo della granita siciliana è di rinfrescare e allo stesso tempo arricriàre (ricreare, rigenerare) questa rinfresca soltanto, finisce per somigliare al sorbetto.

La panna, molto buona, viene preparata con latte di pecora, mentre la brioscia dalle forme imperfette, di grande sostanza, è il completamento ideale per questa granita.

Granita fragola e pomodoro - Caffè Sicilia - Noto

GUSTI CONSIGLIATI: fragola e pomodoro

Caffe Sicilia – Corso Vittorio Emanuele n.125, Noto (SR)

#12 BAR TORINO – MESSINA

A Messina, il rito della granita prevede anche il consumo in piedi, magari davanti al bancone. In particolare quando le granite sono leggere e finiscono presto come al bar Torino.

Aiuta molto la panna, eterea e francamente irresistibile.

Il rito si consuma nel bar di corso Cavour, che quest’anno festeggia i 50 anni di attività, dove la signora Marzullo, moglie del titolare, s’impegna senza sosta con la fierezza e l’orgoglio tipici dei messinesi.

Il locale di dimensioni contenute deve il nome alla passione calcistica del padre del titolare, noto ai più come signor Torino.

Bar Torino Messina

Il bancone del bar alterna le granite al mezzofreddo (caffe) macchiato.

GUSTI CONSIGLIATI: nemmeno a dirlo: caffè con panna

Bar Torino – Corso Cavour n.153 , Messina

#11 BAR DE LUCA – BRIGA MARINA (ME)

A pochi chilometri da Messina, la gelateria colpisce per il grande bancone, capace di secretare i gusti in una serie infinita di pozzetti.

Bar De Luca - Briga Marina

Il bar De Luca, amato da intenditori siciliani e non, occupa con i suoi tavolini una piccola piazza in questi giorni di fine luglio bardata a festa.

La cornice non è certo delle più spettacolari.

Eppure qui vengono da tutte le parti in qualsiasi periodo dell’anno per gustare una granita come si deve: a renderla speciale sono soprattutto gli ingredienti, come dimostrano le fragoline di bosco da accompagnare con la panna.

Bar De Luca - Briga MarinaBar De Luca - Briga Marina

A parte le regine delle granite, fragola, mandorla e caffè, colpiscono gusti come la banana, ma più per la stranezza che per il sapore.

GUSTI CONSIGLIATI: fragole e fragoline

Bar De Luca – Via Nazionale n.208, Briga Marina, (ME)

#10 PASTICCERIA RUSSO – SANTA VENERINA (CT)

pasticceria russo, ingresso barGranita mandorla - Fratelli Russo

Per trovare buone granite, espressione di arte gelatiera di prim’ordine –non dite di no, in Sicilia potrebbero offendersi–, è soprattutto alla provincia che bisogna guardare.

Acireale l’abbiamo già detta. Ma pure Santa Venerina, con le strade profumate da mosto cotto, canditi, chiodi di garofano, mandorle e liquirizia della Pasticceria Fratelli Russo, gestita da Anna, Salvatore e Maria Nevia.

Fedeli alla ricetta originale dell’antica pasticceria celebrata pure da poeti e scrittori, si superano nella granita ai gelsi, grazie all’intensità dei frutti raccolti sulle pendici dell’Etna. In evidenza poi le mandorle, sempre magnificamente lavorate.

Per una volta, non accompagnate la granita con la brioscia, il croissant al miele dell’Etna come lo fanno i fratelli Russo, nessun altro in Sicilia.

Granita mandorla - Fratelli RussoGranita mandorla - Fratelli Russo

GUSTI CONSIGLIATI: mandorla con cornetto al miele

Pasticceria Russo Di Maria Nevia Russo & C – Via Vittorio Emanuele n.105, Santa Venerina (CT)

#9 BAR GIULIO – CAPO D’ORLANDO (ME)

Giulio

Chi sarà mai questo Giulio? Forse quel ragazzone alla cassa, che nasconde senza coprire del tutto le foto con Silvio Berlusconi? O il padre dalla risata aperta e contagiosa che entra e esce dal laboratorio in perenne t-shirt bianca?

In realtà lo sono entrambi, essendo Giulio il loro cognome.

Il bar pasticceria si trova in una traversa di Capo d’orlando, fuori uno spazio ombreggiato, all’interno l’ammaliante vetrina con le celebri palle del presidente, dedicate a Berlusconi.

Per i turisti che affollano le spiagge d’estate la granita è un vero antidoto contro il caldo, il primato spetta al gusto mandarino, del resto lo sappiamo che ci vogliono pazienza e ingredienti locali di prima scelta.

Tutto è perfetto: colore, consistenza e aroma.

Giulio
GUSTI CONSIGLIATI:

Bar Giulio – ,  Via Giovanni Amendola, 25 – Capo D’Orlano (ME)

#8 CAFFE CIPRIANI – ACIREALE (CT)

Cipriani è il vanto degli acesi. Ne seguono le vicende come se avessero legami di sangue.

Sarà perché oltre al palato delizia anche l’occhio, situato com’è proprio di fronte la basilica di San Sebastiano, che è un vero trionfo del barocco siciliano.

Gustare una granita a un tavolino di questo bar e lasciarsi abbagliare dalla bellezza della facciata della chiesa dedicata al compatrono di Acireale, è un tutt’uno sconvolgente. Specie se quella granita è ai gelsi.

Chiesa San Sebastiano AcirealeCafe Cipriani - AcirealeGranita gelsi - Cipriani

Il colore è purezza, e al pari della consistenza che s’avvicina alla perfezione assoluta, rende la granita così desiderabile che viene voglia di prenderla a morsi.

La brioscia fa la sua parte.

GUSTI CONSIGLIATI: gelsi

Cafffe Cipriani – ,  Piazza Leonardo Vigo n.3 – Acireale (CT)

#7 BAR NOVIZIATO – MESSINA

Le granite si vedono uscire da una finestrella del piccolo chiosco nella parte alta di Messina, al termine di una curva con scorcio mozzafiato su Sicilia e Calabria.

Se alla giovane titolare, che ha ereditato il posto dalla famiglia della madre, va il merito delle migliori granite di gelsi di tutta Messina, a porgerle ai clienti del bar Noviziato è il pacifico signor Quattrocchi, per nulla preoccupato dalla folla di clienti.

Si ha sempre la sensazione che stia per dire qualcosa d’importante ma poi si limita a esclamare “fragola e panna”, “gelsi e panna” e avanti un altro.

Bar Noviziato - Signor QuattrochiBar Noviziato - granita al caffeBar Noviziato - granita gelsiBar Noviziato - granita gelsi

Da provare tassativamente la panna, deliziosa, una vera rarità da queste parti, e i frutti che la guarniscono.

GUSTI CONSIGLIATI: Gelsi

Bar Noviziato – Viale Italia n.4 , Messina

#6 F.LLI PATANE’ – POZZILLO (CT)

La granita siciliana è una faccenda di famiglia. Spesso si parla di genitori e figli, il più delle volte di fratelli, mai di cognate.

Granita Fratelli Patanè - Pozzillo

Eppure sono loro il propulsore della F.lli Patanè, ogni giorno con i rispettivi mariti dietro lo stesso bancone. Tra malintesi, rospi inghiottiti, sguardi indispettiti, chiarimenti e improvvise intese, le vedi sempre pronte a evitare catastrofi e riportare il sereno.

L’espressione granita siciliana non significa nulla se non si è provata quella dei fratelli –e delle cognate– Patanè di Pozzillo, la provincia delle piscine naturali formate dal mare che s’interna da secoli.

Vi basta sapere che la granita ai gelsi si consuma di fronte l’albero da cui vengono colti?

Protagonista della granita di limone è unicamente il verdello, più adatto alla granita del limone giallo che facilmente potrebbe ossidarsi durante la lavorazione. Da queste parti abbonda ma resta costoso, lo usa soltanto chi vuole fare la differenza.

Granita Fratelli Patanè - PozzilloGranita Fratelli Patanè - PozzilloGranita Fratelli Patanè - PozzilloGranita Fratelli Patanè - PozzilloBrioscia Fratelli Patanè - Pozzillo

GUSTI CONSIGLIATI: gelsi

Bar Fratelli Patanè – Via Chiusa degli Ulivi n.67, Pozzillo (frazione di Acireale (CT))

#5 BAR ALECCI – GRAVINA DI CATANIA (CT)

Un baluardo contro la granita che perde morbidezza, sapore, profumi, trasformandosi in un prodotto sempre più simile a una “granatina” o, peggio, a una “grattachecca” romana.

Ecco cos’è il signor Alecci, che con l’aiuto dei tre figli, due maschi e una femmina –luce dei suoi occhi– gestisce questo locale senza pretese, una veranda su una strada molto trafficata, annunciata da una vecchia cinquecento color crema.

Siamo a Gravina, piccolo paese un tempo terra di agrumi, ormai inglobato nella città etnea come un normale quartiere.

Allora, perché vengono qui da tutte le parti? Innanzitutto, come dice Alecci, perché nonostante abbia solo la terza media è “il numero uno nella ristorazione”.

 

Bar Alecci -Bar Alecci - Granita GelsiBar Alecci - Briosce

Della ristorazione non sappiamo, ma della granita al pistacchio senza discussioni, cremosa e con tanto di pistacchi interi, e poi di fragola o di gelsi.

Affollato durante la stagione estiva a causa di questi manufatti meravigliosi, invade la via intera con il profumo delle briosce in perfetto stile catanese, con il tuppo enorme.

GUSTI CONSIGLIATI: gelsi, pistacchio

Bar Alecci – Via Antonio Gramsci n.62, Gravina di Catania (CT)

#4 BAR MUSUMECI – RANDAZZO (CT)

Si scrive ancora Santo Musumeci, in onore a un autentico maestro di pasticceria, ma si legge sempre più Giovanna Musumeci, che di Santo è la figlia.

Ci troviamo nell’unico locale di questa top ten noto tra i mostri sacri del gelato artigianale italiano, quest’anno al numero 22 della classifica di Dissapore. Santo e Giovanna Musumeci tengono alto il buon nome del gelato siciliano nel continente.

Ma a completare le proposte oltre alla pasticceria e all’ottima gelateria, non si possono tralasciare le granite. La combinazione brioscia calda – granita al pistacchio è da svenimento.

Giovanna Musumeci

Giovanna, viso da simpaticona, chiacchiera a mitragliatrice, è un’infaticabile ricercatrice dei prodotti migliori che l’Etna abbia da offrire. E’ ossessionata dall’idea di una granita dove tutto il sapore sia estrapolato dalla frutta, e dalla frutta provenga più dolcezza possibile. Così, più gli anni passano, più nella sua granita lo zucchero va giù.

Incredibile la sua “Mastrantonia”, granita che prepara solo nel mese di giugno, periodo di maturazione di queste ciliegie, le più ghiotte, corpose e come si dice da queste parti “cadduse” del vulcano. Voi compilatori di top ten delle cose-da-provare-una-volta-nella-vita ricordatevene.

Anche per questa meraviglia conquista la posizione numero 4 della nostra classifica.

Granita mastrantonia - Bar MusumeciGranita MAstrantonia - Bar MusumeciBrioscia - Bar Musumeci

GUSTI CONSIGLIATI: ciliegia mastrantonia

Bar Musumeci – Piazza Santa Maria n.5, Randazzo (CT)

#3 BAR LA TIMPA – SANTA MARIA LA SCALA | ACIREALE (CT)

Bar La Timpa

La ‘ranita alla mantola‘ della zia Tanina ha il sapore delle mandorle vere e non, come accade nella maggior parte dei bar, di “orzata” o, peggio ancora, di “Coccoina”, quella colla in pasta che si utilizzava anni fa e che odorava di mandorle amare.

Non sappiamo quanto zucchero ci metta, né la quantità di acqua, ma di frutta ne usa un cesto, di quello bello grande, e si sente benissimo nella granita. Di pesca in particolare.

Un semplice bar trattoria che più anonimo non si potrebbe, in una microscopica frazione di Acireale sotto la “timpa”, il costone lavico dalla natura selvaggia, incantevole e silenziosa.

Tutto è preparato a mano da questa donna siciliana d’altri tempi, non usa nessun macchinario, neanche lo spremiagrumi per il limone.

Avvertenze prima dell’uso:

1) Solo bicchieri di carta, raramente di vetro, come se il sapore vero non avesse bisogno di materiali importanti;

2) Vi aspettate la panna ad arricchire le granite? Ad Acireale! Le granite della zia Tanina non ne hanno di bisogno (ed è vero);

3) Le granite vanno a ruba e spesso mancano le brioche ma provatele con il pane di casa e non tornerete più indietro;

4) Se trovate il pavimento bagnato, abbiate l’accortezza di aspettare che si asciughi. Non fate i permalosi né gli spiritosi, avete di fronte una siciliana di grande intelligenza, dalla battuta salace e pronta.

Granita Zia Tanina

GUSTI CONSIGLIATI: che gli dei vi assistano facendovi arrivare nell’unico giorno dell’anno in cui la zia Tanina prepara la granita alla mela verde

Bar La Timpa – Via Tocco n.37, Santa Maria la Scala (CT)

#2 BAR EDEN – MESSINA

Una vecchia conoscenza dei lettori di dissapore, come testimoniano i tanti articoli orgogliosamente esposti nella bacheca del locale.

Bar Eden - Messina

Bar Eden - Messina

Per arrivare dovete costeggiare tutto il litorale dello Stretto, una buona occasione per osservare la pesca, le Spadare, la raccolta delle cozze.

Riconoscete il piccolo cancello che fa da ingresso al cortile dalla quantità di giovani in costume e infradito, seduti al tavolo o in attesa alla cassa.

Il Bar Eden, un posto fantastico in cui ogni gusto di granita rasenta la perfezione, in particolare caffè e fichi, per tacere di che meraviglia assoluta sia la panna montata, arriva in vetta alla top ten nonostante l’apertura limitata alla bella stagione.

Fregatevene, e fate attenzione se arrivate intorno alle 18, quando dal forno esce la brioscia calda e fragrante, l’appetito si fa incontrollato.

Bar Eden - Messina

Bar Eden - Messina

Bar Eden - Messina

Bar Eden - Messina

Bar Eden - Messina

GUSTI CONSIGLIATI: pesca

Bar Eden – Via III Palazzo n.3, Messina

#1 BAR FIUMARA GIOVANNI – VILLAFRANCA TIRRENA (ME)

Se si è determinati nel cercare la granita siciliana migliore che ci sia basta non scoraggiarsi. Bisogna saperli trovare i posti giusti. Magari cercando tra quelli improbabili, dove apparenza e gastrofighetti non entrano neanche di striscio.

Tutte queste belle parole conducono al nome di Sebastiano Fiumara, impenitente maestro della granita del bar Fiumara Giovanni, a Villafranca Tirrena.

Eccolo è lui, nato col sorriso.

Bar Fiumara - Villafranca MessinaBar Fiumara - Villafranca MessinaBar Fiumara - Villafranca Messina

Bar Fiumara - Villafranca MessinaBar Fiumara - Villafranca MessinaBar Fiumara - Villafranca Messina

Il suo locale esteriormente è senza infamia e senza lode. Così anche le sue giornate, trascorse a cercare ingredienti migliori per le sue granite, arricchite di un concentrato di passione, storia e tradizione che non si esibiscono con le parole ma solo con il gusto e l’aspetto.

Fiumara lavora duro per mantenere ricette e manufattura, continuando a produrre altre specialità della casa, come “la mattonella” da mangiare con la paletta: fuori gelato gianduia, dentro semifreddo.

Le granite sono di una freschezza difficilmente raccontabile, proposte in un numero contenuto di gusti, dai gelsi alla fragola, dal cioccolato al caffè, dal limone alla pesca.

Da mitizzare la brioscia morbida, degno companatico per la granita dell’anno.

GUSTI CONSIGLIATI: caffe con panna, gelsi

Bar Fiumara Giovanni – Via Antonello da Messina n.12, Villafranca Tirrena (ME)


Sherbeth Festival 2017: 10 gusti di gelato che ci sono piaciuti parecchio

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Dal 28 settembre al 1° ottobre nelle vie del centro storico di Palermo è andato in scena Sherbeth 2017.

L’entusiasmo dei residenti per il festival internazionale del gelato artigianale –edizione numero 9– ha preso corpo con il passare dei giorni. L’apertura di giovedì sera sembrava non avere scaldato più di tanto il cuore di palermitani e turisti.

Finirà con un vero bagno di folla nel fine settimana, le presenze sono state 400mila.


Cose da sapere prima di andare a Sherbeth Festival 2017


Domenica pomeriggio, in ognuno degli stand, le file di persone in attesa di provare i 45 gusti proposti dai gelatieri erano impressionanti.

Atmosfera generalizzata di festa, chioschetti, sorbetti e granite, laboratori, cooking show, incontri e spettacoli in giro per le strade e le piazze di Palermo.

Caos calmo, divertimento, passeggiate, famiglie, moltissimi giovani. E ancora, assaggi appassionati, chiacchiere, molti apprezzamenti, qualche bocciatura.

Sherbeth 2017

L’evidenza è che i palermitani desiderano una città pulsante, ad accontentarli questa volta sono stati alcuni tra i migliori gelatieri artigianali italiani felici di essere la vera attrazione della festa.

Allo Sherbeth hanno portato sapore e piacere, euforia e impegno, al diavolo la stanchezza!

SherbethSherbethDettaglio gelato

Ma se permettete ora veniamo a noi. Quali sono stati i gusti presentati a Sherbeth 2017 che si sono stampati nei nostri palati e che ci piacerebbe riprovare subito?

ASSOLUTO DI ZENZERO – STEFANO FERRARA

Sherbeth 2017Sherbeth 2017Zenzero Assoluto

Equilibrato, calmo, sorridente, sincero. Da Stefano Ferrara (Il Pinguino di Roma) non ti aspetti un gelato intransigente che va dritto al punto. Invece.

“Assoluto di zenzero”: non poteva che chiamarsi così il gusto di zenzero in purezza che stuzzicava il palato spingendo sul piccante e lo rinfrescava a lungo. Bello a vedersi, dal colore solare, è rimasto impresso a lungo.

Gradevolmente eccessivo anche “Stragianduia”, in concorso, premiato dalla giuria tecnica dello Sherbeth con la terza posizione.

RESPIRO D’ESTATE – TAIZO SHIBANO

SherbethSherbeth 2017 - Taino Shibano

Forse il presidente della giuria tecnica con un verdetto discusso ha voluto scuotere i gelatieri italiani. Forse, invece, è solo meritocrazia, fatto sta che la vittoria di due giapponesi al festival del gelato artigianale italiano ha lasciato di stucco.

Ex aequo al concorso Procopio Cutò, Taizo Shibano, considerato un fuoriclasse in Giappone, ha convinto anche noi con “Respiro d’estate”, sorbetto di ananas, sedano e mela. Un gelato non creato a immagine di quello nostrano, ma che lo ha rispettosamente interpretato, sentendolo proprio.

E se la struttura sembrava un po’ sabbiosa, il sapore riusciva a sorprendere. Spiazzante quanto volete ma buono.

NOCE E ZENZERO CANDITO – GIANFRANCESCO CUTELLI

Gianfrancesco Cutelli - Sherbeth 2017 Noce e zenzero candito

Insomma, l’aspetto nel gelato, conta o non conta?

Per l’uomo di sostanza Gianfrancesco Cutelli (De Coltelli, a Pisa e Lucca), l’aspetto del gelato non conta più di tanto. Del resto lui studia la struttura ma punta tutto sul sapore.

Un Babbo Natale chic, pigro, schietto ma abbastanza impenetrabile, molto interessato ai migliori spaghetti ai ricci di mare di Palermo.

Il suo gusto, “Zenzero candito e noci”, era tecnico, malizioso e pungente, pizzicava con accortezza poi ammiccava alla dolcezza.

AMARETTO DI MOMBARUZZO – VINCENZO PACE

Amaretto - Sherbeth

Vincenzo Pace (Il Pinguino di Torino), riservato e mite, ha proposto un gelato all’amaretto di Mombaruzzo (provincia di Asti) che si è scoperto una grande rivelazione.

Amaro ma non troppo, dolce ma non troppo, ha rapito gourmet e golosi, ecumenico, veniva apprezzato da giovani e meno. Lodato persino da chi non ama l’amaretto (sentito con queste orecchie) forse per l’uso delle armelline, gli amari semi di albicocca che mitigavano la dolcezza dell’amaretto.

ORZO ANTICO – SIMONE DE FEO

Sherbeth 2017 - Simone De FeoOrzo antico Sherbeth Tirato, meno giocoso del solito, Simone De Feo non è l’orso che poteva sembrare allo Sherbeth. E per convincersi della sua bontà bastava provare il gusto portato a Palermo: orzo antico.

Modernità scritta a chiare lettere che affonda nella nostalgia da ex bambini capricciosi come noi, cresciuti a orzo perché il caffè, a quell’età, non si poteva.

Un gelato dalla struttura soave, la migliore.

COFFE BREAK – ANTONIO MEZZALIRA

Antonio MezzaliraSherbeth Coffe Break Sherbeth 2017 - Coffe Break

Gusto tecnico e ruffiano per Antonio Mezzalira (Golosi di Natura a Gazzo Padovano).

Pronto, capace, disponibile, il gelatiere veneto ci tiene a piacere, questa volta c’è riuscito con un gelato dalla struttura leggera ma intenso nel sapore di caffè tostato macinato a freddo.

INGAUNO – ROBERTO GALLIGANI

Sherbeth 2017IngaunoIngauno

Il nome del gusto è dedicato agli abitanti di Albenga, in provincia di Savona, dove Roberto Galliani (Casa del Gelato) ha la sua gelateria.

Curioso l’uso della noce di Macadamia, ingrediente dolce e sensuale, abbinato alla più consueta nocciola, contrappuntati dall’acidità dei frutti di bosco.

PANE BURRO E MARMELLATA – SIMONA CARMAGNOLA

Simona Carmagnola, Sherbeth 2017Sherbeth 2017 - Pane Burro e marmellataPane Burro e Marmellata

Capelli rasati, piercing e tatuaggi. Eppure l’aspetto di Simona Carmagnola (Pavè, Milano), allieva di Gianfracesco Cutelli, fa a cazzotti con la ragazza timida che è.

Se l’aspetto inganna, il gusto rivela. Dolce, poco interessato ai richiami salutisti presenti ormai anche nel mondo del gelato, “pane, burro e marmellata” riesciva non si sa come a far sentire ognuno dei 3 ingredienti, e persino la giusta croccantezza del pane in mezzo al gelato.

FIOR DI LAVANDA – ALFANI, BALERNA, BERNARDINI e NANETTI

Sherbeth 2017Fior di Lavanda

Chiunque sia stato almeno una volta nella piccola gelateria di Valerio Alfani, Jacopo Balerna, Maurizio Bernardini e Fabio Ninetti, sa che i 4 bolognesi, gelatieri molto amati in città (Galliera 49), conoscono l’importanza, anche promozionale, dei gusti “diversi” e sperimentali.

“Fior di Lavanda”, quello proposto allo Sherbeth, era in realtà meno eccentrico del loro aspetto, colpiva per freschezza e leggiadria, e per il bel colore tenue.

SORBETTO DI SENAPE DI DIGIONE – OSVALDO PALERMO

Osvaldo Palermo Il gelato gastronomico non è precisamente la nostra passione, difficile capire quel sottile desiderio di mettere ingredienti salati nel gelato, probabilmente perché d’impeto ordiniamo nocciola e pistacchio.

Riconosciamo però nel gelato alla senape di Digione ideato da Osvaldo Palermo (Fiordipanna a Cornaredo, Milano) per accompagnare l’hamburger di asina con formaggio Piacentinu di Enna e maionese d’acciuga di un locale molto amato a Palermo, Fud di Andrea Graziano, un collante fresco e piacevole per legare tutti gli ingredienti.

Operazione, credeteci sulla parola, tutt’altro che facile.

[CREDITI: FOTO ALFIO BONINA]

Sherbeth 2017: identikit del gelatiere artigianale, chi è e cosa pensa

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Chi fa il gelato artigianale sorride spesso.

Normale, direte, visto che i loro gusti funzionano da auto-terapia nei momenti difficili.

Chi fa il gealto non si prende troppo sul serio, a meno che non lo facciate parlare di emulsionanti, addensanti, basi e neutri. Poveri voi, allora vi aspettano filippiche incomprensibili su chimica e bilanciamenti esatti degli ingredienti.

Per capirli è bastato osservarli nel laboratorio comune messo a disposizione dallo Sherbeth 2017, il festival del gelato artigianale di Palermo. Un luogo che ti immagini frenetico ma dove scopri concentrazione, senza ansie o divismi.


Le migliori 100 gelaterie artigianali del 2017: da 10 a 1

Cose da sapere prima di andare a Sherbeth Festival 2017


E molta democrazia. Tutti si aiutano, tutti fanno tutto: non è semplice distinguere l’assistente dal gelatiere.

Pesano con un pizzico di ossessione lo zucchero, versano il succo da una ciotola all’altra, tutti assaggiano e si confrontano condividendo senza gelosie la comune passione.

Sherbeth per loro è ufficialmente lavoro, ma ritrovarsi tutti insieme a Palermo, finalmente protagonisti, riesce a gasarli fino all’euforia.

IL GELATIERE ITALIANO SI SENTE ARRIVATO? BREVE CRONACA DEL CONCORSO PROCOPIO CUTO’

Quest’anno allo Sherbeth i gelatieri italiani hanno avuto la fortuna (sfortuna?) di essere giudicati dal maestro Angelo Corvitto, un presidente di giuria affabile come un domenicano spagnolo ai tempi della Santa Inquisizione.

Bravo è bravo, non si discute, convinto che il compito di un giurato sia dire la verità, tutta la verità.

Anche se spesso è la sua verità.

Per esempio, è convinto che i gelatieri italiani si sentano i migliori del mondo, arrivati insomma, tanto da rischiare di perdere il primato com’è successo negli anni agli chef francesi.

Cosi i gelatieri, molti dei quali nomi famigliari nella classifica delle migliori 100 gelaterie italiane di Dissapore, sono stati chiamati a spiegare il loro gelato, mal celando un certo fastidio.

Corvitto ha ascoltato, assaggiato, storto il naso, provato e riprovato.

Alla fine a vincere Sherbeth 2017 sono stati due gelatieri giapponesi.

IL GELATO ARTIGIANALE E LA DIFFICOLTA’ DI COMUNICARNE LA QUALITA’

Non esistendo (ancora) un regolamento valido per tutti, ogni gelatiere ha la propria idea di gelato artigianale, e tutte sono legittime.

— Farina di carruba si o no?
— Basi neutre e senza aromi si o no?
— In che percentuali?
— Uovo come emulsionante si o no?
— È concessa la pasta pronta di pistacchio, anche se fatta con quello di Bronte?
— O il pistacchio occorre lavorarlo direttamente?

Da qui la difficoltà di far sapere a noi, che i loro gelati artigianali li mangiamo, le differenze non tanto con quelli industriali, che ormai si riconoscono abbastanza facilmente, ma con il gelato di chi impiega prodotti standard e si vanta di un’artigianalità fuorviante.


Come si riconosce il gelato artigianale


Solo su un punto sono, e siamo, tutti d’accordo.

Il gelato artigianale è quello che il gelatiere controlla fin nelle pieghe più insignificanti. Più ricerca ingredienti originali, più li lavora di persona, più il suo gelato diventa artigianale.

[FOTO ALFIO BONINA]

Fuoco! Food Festival: cosa vi siete persi se non siete venuti

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Stranezze settimanali dalla Gran Bretagna: non sopportava più la moglie, scappa e vive per 10 anni in un bosco.

Ma non si scappa solo dalla moglie. Prendi noialtri qui: abituati a gente che applaude e si ammassa, annunci, passarelle, caldo, frastuono, polemiche precedenti e successive, ci capita di scappare dagli eventi enogastronomici.

Potete immaginare con che gioia abbiamo accolto questo invito:

— preparate un fagotto (truscia per i siciliani);
— vestitevi in modo consono;
— inoltratevi tra gli alberi;
— sdraiatevi a terra e chiudete gli occhi dopo aver visto gli chef lontani da fornelli e microfoni, senza nessuno intorno che chieda spiegazioni sulla loro cucina.

Bosco della Contessa

Gli stessi chef che, in un’atmosfera da sabba, avrebbero cucinato fin dall’alba del 30 settembre scorso animali interi o interiora bollite sulle braci ardenti o dentro rudi pentoloni.

Aggiungete un tocco di fumo acre tanto da farvi lacrimare, e inizierete a farvi un’idea di Fuoco! Food Festival, evento paracadutato dal nulla (in realtà è alla seconda edizione, ma la prima era stato un affare per pochi) nel Bosco della Contessa, in provincia di Siracusa, tra Buccheri, Palazzolo Acreide e Sortino.


Vi spiego perché Fuoco! è diverso da tutti gli altri festival di cucina


Zona dalla triangolazione culinaria in forte ascesa: è terra di carrube, vi si produce il miele migliore d’Italia oltre, soprattutto, ad alcuni tra i più imperdibili olii siciliani.

I residenti sono noti per tre motivi:

1. L’ospitalità siciliana incredibile ma senza pietà, che può condurre all’arresto cardiocircolatorio per il troppo mangiare;
2. Il modo anomalo di pronunciare la erre;
3. Le grandi bevute di “spiritu re fasciddari”, potente distillato ricavato dal miele e dalla cera rimasti nelle arnie, “cunsatu”, cioè condito, con miele e poi cotto a fuoco lento.

Fuoco FestivalFuoco Festival

Arrivi a Fuoco e pensi subito alle telefonate che non hai fatto, agli amici che non hai informato. Passata la botta di buonismo pensi con sottile piacere che dovrai sobbarcarti da solo il compito di assaggiare la salsiccia palazzolese, tagliata al coltello, bagnata col vino, cotta sotto la cenere e avvolta nella carta paglia.

La carne cotta nei “canali” e le cervella di pecora, i cui odori si mischiano al sapore grasso del suino nero e alla ventresca del tonno.

Fuoco FestivalFuoco FestivalFuoco Festival

Alzi la mano quel siciliano che non ha pensato: potevo farla io una cosa del genere.

Invece l’ha inventata e organizzata Daniele Miccione –caporedattore centrale de La Gazzetta dello Sport– alla bell’e meglio nel 2016, in modo meno confuso quest’anno, anche se bisogna fare meglio.

Aveva inventato insieme al collega Pier Bergonzi anche Gazza Golosa, braccio buongustaio della Gazzetta dello Sport, tanto per esaurire le presentazioni.

L’idea era e continua a essere questa: caro viziatissimo chef, ci vieni a cucinare in mezzo a un bosco senza minipimer, roner e piastre a induzione? E no, non è per un reality di cucina en plein air di cui sono stato incaricato di curare le selezioni.

Questa volta hanno accettato la sfida: Diego Rossi (Trippa, Milano), Cesare Battisti (Ratanà, Milano), Giuseppe Zen (Mangiari di strada, Milano), Tony LoCoco (I pupi di Bagheria), Franco Pepe (Pepe in Grani, Caserta), Renato Bosco (Saporè, Verona) e altri.

Fuoco Festival

E considerate che la Sicilia delle tintarelle di ferragosto non potrebbe essere più distante. No, non pagate due euro per la doccia come sulle spiagge di San Vito, però ci si deve adattare.

L’abbeveratoio del bosco diventa un congelatore e l’anguria scavata la botte da cui mescere il vino.

Fuoco FestivalFuoco FestivalFuoco Festival

E ora, se vi è venuta voglia, la rubrica dei consigli per Fuoco 2018.

Fuoco FestivalFuoco Festival

Mettete da parte i tacchi, lasciate perdere le panche, portatevi due plaid, uno per sedersi sulla terra e pranzare, l’altro per avvolgervi quando puntuale, nel pomeriggio, scenderà la nebbia.

Sbirciate senza soffermarvi troppo i piatti che non contemplano la carne. Carne e fuoco sono la vera attrazione della festa.

Amate il vino? Non fatevi ridere dietro, Fuoco non è un percorso di degustazione per esprimere le proprie interessantissime idee su sentori, nuance e mineralità, lasciatevi andare alla prima bottiglia che capita.

Fuoco Festival

E soprattutto, sfidatevi, perbacco!

Per una volta mangiate senza badare troppo alle apparenze, ‘ché di fumo ce n’è già troppo, e solo Fuoco può smaltirlo.

MAcro PaneFuoco Festival

[CREDIT: FOTO ALFIO BONINA PER DISSAPORE]

Zash: come mai in Sicilia non c’è una nuova stella Michelin

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In Sicilia ci sono 10 ristoranti con una stella Michelin e 4 con due stelle, tutti appena riconfermati dall’edizione 2018 della guida. Ma nell’isola la Rossa questa volta non ha assegnato nuove stelle.

Neanche a Zash, nome caldissimo della vigilia, con tanto di chef finalista al Bocuse d’Or 2017, versione indigena di un noto concorso internazionale.

[Com’è andata la Guida Michelin 2018: le novità]

Zash, lussuosa locanda nata nel 2012 dal restauro di un ex casa padronale tra Catania e Taormina, ha un colpo d’occhio fantastico, in cucina il giovane e audace Giuseppe Raciti è più che una promessa, eppure, anche questa volta, Zash ha fallito l’obiettivo stella.

Cerchiamo di capire perché questa benedetta stella tarda ad arrivare.

L’ATMOSFERA

Vero, la scelta di descriversi come un “country boutique hotel” non è delle più felici, ma le 9 camere sparse nel verde di un agrumeto hanno un sapore molto contemporaneo. Due in particolare, racchiuse tra pareti di cristallo con vista giardino, permettono a luna e stelle di disegnare l’orizzonte.

In una strada secondaria, una specie di labirinto conduce al ristorante ambientato in un vecchio palmento (il posto in cui anticamente si pigiava l’uva per ricavare il mosto). Il design moderno, nonostante la materica presenza della pietra lavica, come si addice alle zone dell’Etna, non riesce a scaldare.

Zash

Carla Maugeri, giovane proprietaria di Zash con il compagno architetto Antonio Iraci, alternando cromie grigie e trasparenze è riuscita a rispettare la natura del palmento. L’arredo sembra uscito da una rivista per architetti, a iniziare dai tavoli Lago e dalle lampade Groppi.

Zash

Gli ingressi per il ristorante sono due. Entrando, passa qualche minuto prima che qualcuno si accorga dei nuovi clienti. La responsabile, cui spetta il compito di fare gli onori di casa (ma solo nel tavolo accanto al nostro), è di un eleganza ricercata, con gli stivali perfetti per la monta inglese, complemento ideale in un’ambientazione da resort di campagna.

[Guida Michelin 2018: perché Cracco ha perso una stella?]

Tutto molto chic, direte, ma questa continua attenzione per il bello come si riflette sui clienti del ristorante?

Una volta accomodati, bisogna attendere parecchio anche per avere l’acqua. Sul tavolo, il piattino dell’olio, ovviamente stilizzato e bello, rimane tristemente vuoto.

Tanta apparenza e poi così poca cura dei dettagli? Anche il servizio sembra distratto, durante la cena si sommeranno consigli fugaci, lievi ritardi, dimenticanze sorridenti.

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LO CHEF E LA CUCINA

Zash

Allievo di Ezio Santin all’Antica Osteria del Ponte prima, poi di Massimo Mantarro, chef del ristorante Principi Cerami di Taormina, Giuseppe Raciti è un vero talento in formazione che ha conservato l’umiltà degli inizi. Autoctono, dedica alla cucina del posto accenni veloci, prendendone in sostanza le distanze.

I menu degustazione sono 4:  “né carne né pesce”, 55 euro, inizia con l’uovo poché dedicato a Santin, gli altri sono “Trinacria”, “Ci penso io” (lasciato alla scelta dello chef), infine la nostra scelta: “Universo mondo terra”.

Il benvenuto dello chef è un fritto da street food, un piccolo arancino di zucca e provolone e una crespella con acciuga. Abbastanza banale nell’aspetto ha un sapore formidabile, siciliano autentico.

ZashZashEntusiasma poco, visto il sapore insignificante, la focaccia con stracciatella di bufala, tonno salaggionato e quenelle di avocado.

[Sicilia: i 25 migliori ristoranti del 2016]

L’attenzione per il prossimo piatto è massima, come capita a noi siciliani quando una portata è del tutto estranea alla nostra cucina. Si tratta di un carpaccio di filetto di scottona irlandese, con lardo al pepe nero, senape di digione, maionese di lamponi, rucola selvatica.

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Ma nemmeno a dirlo, a distinguersi tra gli altri ingredienti è la provola fritta, racchiusa in una specie di croccante crespella. Buona idea di Giuseppe Raciti realizzata alla perfezione.

Incuriosisce un fuori menu che ricorda nel nome Scillichenti, frazione di Acireale rinomata per il pane cunsatu (condito).

È un pane con alici marinate al peperoncino fresco, aglio e limone, burratina, pomodorini datteri, capperi di salina, indivia riccia e basilico.

Le alici marinate sostituiscono quelle salate, la burrata è fin troppo leggiadra ma il pane è un invito irresistibile.

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Arriva la pasta: tagliolini alla finta carbonara di porcini dell’Etna, zucca gialla, guanciale di maialino e provolone ibleo.

Benché Raciti la definisca finta, questa è un’autentica carbonara etnea, il primo piatto che mangiamo tenacemente vulcanico. Bello a vedersi, gustoso, è anche un gioco di cotture riuscite: pasta, funghi porcini e guanciale.

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A seguire pluma di maiale iberico.

Quello che il menu descrive come “il nostro cavallo di battaglia” è un piatto che in realtà dice poco, un esercizio di stile fine a se stesso, come l’assolo di un musicista molto tecnico ma con poca anima. Da uno del livello di Raciti ci si aspetta più considerazione per gli avventori.

[Il buonappetito – Sopravvivere all’ospitalità siciliana]

Il maiale è cotto a bassa temperatura per ammorbidirne la carne, ma i sapori non traggono vantaggio dalla lunga permanenza a contatto col fuoco, e gli abbinamenti nel piatto sembrano casuali, come per la salsa di liquirizia, aceto balsamico e caffè.

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Il dessert si chiama tartufamisù (evabbè). Ma al netto del nome la crema al mascarpone, il gelato al caffè e la salsa di cioccolato al latte fanno il loro dovere.

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GIUDIZIO FINALE

Finora il languido entusiasmo di buona parte dei critici e food blogger siciliani ha protetto il ristorante dalle critiche, ma la stella Michelin, ancora una volta, non è arrivata.

L’impressione è che se allo Zash il design è servito, la cucina lo sia meno, con la personalità dello chef, certamente di talento, ingabbiata da una ricerca estetizzante cara soprattutto alla proprietà

[CREDIT – FOTO ALFIO BONINA]

I 30 panettoni artigianali migliori del 2017

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Odore, colore, sapore. Poi aspetto e consistenza, che per noi è la vera prova del nove di questo Everest del lievitato che è il panettone.

Sono questi i parametri che hanno orientato la più nobile delle classifiche natalizie di Dissapore, quella sui panettoni di pasticceria, anno di grazia 2017. Un’edizione parecchio accidentata, vedrete.

Due o tre cose che vogliamo dirvi.

Il prezzo —sì, lo sappiamo, alto—, compreso tra i 22 e i 35 euro al chilo. Ma parliamo di piccoli gioielli, vera ossessione per i pasticcieri di tutto il mondo proprio perché difficili da preparare: tutto quello che può andare storto, in genere, va storto.

La freschezza, criterio fondamentale di cui spesso ci dimentichiamo. Se artigianale, il panettone non va venduto oltre i 30 giorni dalla fine della produzione, con tanto di data impressa nell’etichetta esterna. Fateci sempre caso prima di spendere, anche perché, come sapete, parliamo di lievitati che non contengono conservanti.

Il taglio: tagliatelo in due il panettone artigianale, prima di procedere con le singole singole fette. Annusatelo, ammiratelo, tutto vi sarà chiaro, e vivrete un momento di gloria.

LA CLASSIFICA 2017

Anche quest’anno abbiamo radunato 40 panettoni provenienti dalle migliori pasticcerie italiane. Sette palati di quelli ben allenati li hanno assaggiati tutti. Il risultato delle valutazioni “alla cieca” è questa lista di 30 (beh, non proprio 30, per vari accidenti) panettoni artigianali, con ben 8 novità tra nuove entrate e rientri in classifica.

La Campania fa la parte del leone con 11 (undici!) panettoni, seguita dal Veneto con 5. Solo terza la Lombardia, patria del dolce natalizio, in una geografia della qualità completamente stravolta.

Ancora una cosa: fino al 21esimo posto trovate solo citazioni con indirizzo, dal 20esimo posto in poi anche le schede, più o meno corpose.

FUORI CLASSIFICA

In una specie di autoselezione naturale finiscono fuori classifica ben 3 panettoni e altrettante pasticcerie, tutte blasonate, mentre nel caso del pasticciere Salvatore De Riso è il trasporto a combinare il patatrac. Infine, un panettone non è arrivato a destinazione. Ma vediamo caso per caso.

ERNST KNAM

Sicuri di valutare un panettone artigianale, acquistiamo quello di Ernst Knam, che ha convinto molti milanesi a mettersi disciplinatamente in fila durante il ponte dell’Immacolata (abbiamo la foto).

Tutti e 7 i palati che partecipano al panel concordano: crosta troppo brunita, impasto fitto e compresso, profumi pungenti che rendono poco distinguibile il sapore di canditi e uva passa.

La spiegazione arriva dalla lista degli ingredienti: lievito madre (e ci mancherebbe), scorze di arance e cedro candite, poi emulsionanti, mono e digligeridi degli acidi grassi. A 35 euro al chilo.

Infine, sempre dall’etichetta, scopriamo che Knam, forse sotto pressione nel periodo natalizio per l’affettuoso assalto dei milanesi alla sua pasticceria, per produrre il panettone si rivolge al laboratorio Reina di Milano. Niente, non fa per noi.

Ernst Knam, via Anfossi 10, Milano.

RINALDINI

Capita, sono pur sempre prodotti artigianali. Ad ogni modo, il panettone di Rinaldini, piccola celebrità nel mondo della pasticceria grazie alla tv, ben piazzato nella classifica di Dissapore 2016, questa volta aveva la pasta praticamente cruda.

Pasticceria Rinaldini, via Coletti 131, Rimini.

ENOTECA POSILLIPO

Panettone PosillipoPanettone PosillipoPanettone Posillipo

Aveva un problema anche il panettone di Enoteca Posillipo, che l’anno scorso ci era piaciuto, ma proprio parecchio. Lo zucchero si è impossessato della crosta sommergendo tutto, aromi compresi. Unto e appiccicoso, a giudicarlo gli si farebbe un torto.

Enoteca Posillipo, viale Ceccarini 136, Riccione.

SAL DE RISO

Volto familiare di quella tv che un po’ rovina i pasti, il suo panettone è così pop che in giro ci sono foto tutorial delle ricette al posto dei cartelloni pubblicitari.

Ma la sorte è avversa a Sal De Riso nella nostra classifica 2017, il demerito non c’entra.

Le macchie di benzina nella confezione del panettone lasciano intuire le peripezie affrontate dal corriere per arrivare sino a noi. È un panettone a forma di colomba quello che ci troviamo davanti, con le ali un po’ tarpate, che ricorda un soufflé.

Ingiudicabile, purtroppo.

Pasticceria Sal De Riso, via Roma 80, Costa di Amalfi.

Ultima esclusione: il 27 novembre scorso abbiamo acquistato il panettone di Attilio Servi, gagliardo pasticciere romano ben posizionato nella classifica 2016. A oggi, nonostante numerose sollecitazioni, non è ancora arrivato a destinazione.

Bene, anzi male. Ad ogni modo siamo pronti per cominciare dal…

#28 SPAZIO SANPA (+1)


Spazio Sampa, Comunità San Patrignano, via San Patrignano 53, Coriano (Rimini).

#27 GIOVANNI PINA (nuova entrata)

Panettone Giovanni Pina Panettone Giovanni Pina

Pasticceria Giovanni Pina – Via Locatelli 14, Trescore Balneario (BG)

#26 COMI (nuova entrata)

Panettone Comì Panettone Comì
Pasticceria Comi – Via Camillo Benso Conte di Cavour 4, Missaglia (LC)

# 25 TABIANO (rientrato)

Panettone Focaccia

Pasticceria Tabiano, viale alle Fonti 7, Tabiano Terme (Parma).

#24 DOLCIARTE (-7)

Panettone Dolciarte Panettone Dolciarte

Dolciarte – Via Trinita’ 52, Avellino

#23 GIANPAOLO (nuova entrata)

Panettone Gianpaolo

Panettone Gianpaolo

Gianpaolo – Via Molise, 2 – Merine di Lizzanello (Lecce).

#22 PANIFICIO MODERNO (nuova entrata)

Panificio Moderno, Via al ponte 10, Isera (Trento)

#21 ANGELO GRIPPA (-1)

Panettone Grippa Panettone Grippa Panettone Grippa

Angelo Grippa – Pasticceria Di Biase – Via S. Berardino 21, Eboli (SA).

# 20 PASTICCERIA PANSA (+6)

Da cinque generazioni i pasticcieri di Pansa rinfrancano e anzi deliziano residenti e turisti che si contendono i tavolini in piazza Duomo ad Amalfi: siamo in uno dei Locali storici d’Italia, icona del bel mondo dagli anni Sessanta del secolo scorso.

Il panettone è basso, lo stile milanese, la pasta porosa, soffice ma un po’ spenta nel colore. Tra gli ingredienti spicca il sale artigianale di Trapani.

Pasticceria Pansa – Piazza Duomo 40, Amalfi (SA).

#19 OLIVIERi 1882 (nuova entrata)

Basso e bello, con la corretta umidità nella pasta luminosa, regalata dalla frutta candita in casa con il metodo delle vasche di canditura. La scarpatura, cioè il rituale taglio a croce nella parte alta del panettone, rivela una cottura esemplare, eseguita non un grado oltre la temperatura giusta.

La vaniglia Bourbon è il fiore all’occhiello di una lista ingredienti da panettone di razza, status confermato dall’assaggio: aroma intenso e consistenza morbida. Olivieri 1882 è una delle sorprese di quest’anno, e pensare che i suoi artigiani hanno le mani in pasta dal 1882, appunto.

Olivieri 1882 – via Alberti, 13 Arzignano (VI).

#18 BIASETTO (nuova entrata)

Il bordeaux in tutte le sue sfumature è il colore muliebre scelto per la confezione.

Un mandorlato che centellina le mandorle, quello dell’inventore di un classico-moderno di peso come la leggendaria Setteveli, ma è in compenso un tripudio di uova e granelle di zucchero.

Insolitamente pastosa la mollica per uno stile rigoroso come quello di Biasetto, il vero punto di forza sono i profumi: inebrianti.

Pasticceria Biasetto – Via Jacopo Facciolati, 12, Padova

#17 RIGACCI48 (+13)

Panettone Rigacci Panettone Rigacci

Nudo e crudo nella sua non-confezione, rivela cura ossessivo-compulsiva degli ingredienti —in particolare del burro— tuttavia, ahinoi, anche una consistenza più tenace di quanto dovrebbe.

Ma quest’anno i fratelli Rigacci, dell’omonima pasticceria di Cerbaia Val di Pesa, nel fiorentino, dove s’impasta da tre generazioni, hanno fatto un bel balzo in avanti.

Pasticceria Fratelli Rigacci ’48 – via Pablo Picasso 14, 50020 Cerbaia Val di Pesa (FI)

#16 INFERMENTUM (-8)

Panettone Infermentum Panettone Infermentum

Quella di Infermentum è la storia inconsueta di quattro amici che non si formano in pasticceria ma, uniti dal comune trasporto per i lieviti, decidono di mettersi in gioco.

Iniziano proprio sfornando panettoni artigianali che presentano incartati in un sacchetto simile a quello del pane.

Il panettone che ne esce fuori è un lievitato tosto, dalla cottura un punto oltre, quanto basta per diventare un aroma nella crosta e rendere l’uva leggermente amara. In compenso i giovani veronesi controllano la lievitazione fin nelle pieghe più insignificanti.

Infermentum – Via Copernico 40, 37023 Stallavena (Verona).

#15 PASTICCERIA MAMMA GRAZIA (+3)

Panettone Mammagrazia
Panettone Mammagrazia

Pasticcieri da quattro generazioni a Nocera Superiore. Il panettone di Giuseppe e Pasquale, padre e figlio, è attentissimo ai colori. Interno giallo di pasta soffice reso piacevolmente umido dai grandi canditi.

Tessitura dell’impasto da apprezzare, gli agrumi risalgono prepotenti nelle narici in questa interpretazione del panettone, meno arrogante e aristocratico della controparte meneghina.

Pasticceria Mamma Grazia – Via Vincenzo Russo 136-138 84015 Nocera Superiore (SA).

#14 PASTICCERIA MARISA (-2)

Panettone Marisa Panettone Marisa Panettone Marisa

Dissimula bene la sua ambizione il fuoriclasse Lucca Cantarin (dove Lucca non è un refuso) mentre si nasconde dietro un’infinità di storie, desideri, passioni e dediche da leggere nella brochure.

Minimalista la confezione color biscotto, che va letta come una dichiarazione d’intenti: badate che qui, nella pasticceria ad Arsego di San Giorgio delle Pertiche, provincia di Padova, facciamo attenzione a ciò che mangiate, a partire dalle farine.

Cupola chiara, forse troppo, e liscia, forse troppo. Sofficità ineccepibile per un impasto dalla consistenza che ricorda troppo una brioche, ma che in cambio con la nota di burro e crema pasticciera ti fa sentire le campane.

Gelateria Pasticceria Caffetteria “Marisa” – Via Roma 422, Arsego di San Giorgio delle Pertiche (PD)

#13 RENATO BOSCO (rientrato)

Panettone Renato Bosco Panettone Renato Bosco

Prima cosa da puntualizzare: siamo su livelli più alti rispetto ai poco ortodossi primi approcci del “pizzaricercatore” veronese con il dolce milanese, nonostante anche questo panettone si presenti leggermente “accomodato” nel suo pirottino.

Meno carico di burro e uova dello scrigno giallo e odoroso da pasticceria, mette in mostra una lievitazione magistrale per un dolce ruvido ma di sostanza, bel lavoro della “pasta madre viva” ideata da Bosco. I canditi fuoriescono dagli alveoli della pasta color giallo vivo come piccoli smeraldi.

Consistenza leggermente pastosa ma profumo intenso e agrumato. Elegante la confezione total white.

Saporè – Via Ponte 55/A , San Martino Buon Albergo (VR)

#12 MARIGLIANO (-3)

Panettone Marigliano Panettone Marigliano

Non chiedeteci il motivo, ma quando a fine degustazione tiriamo fuori le confezioni per ciascun artigiano, per quello di Pasquale Marigliano, scatta l’applauso.

Dicono sia saggio e calmo, il pasticciere dell’anno nel 2016, curriculum lungo così con tanto di apprendistato da Pierre Hermé, francese, uno dei più grandi pasticcieri del mondo.

Ma parliamo di panettone: si nota subito il colore dorato scuro della crosta, ma senza bruciature. E se a seguire il percorso degli alveoli della pasta si rischia un forte mal di testa, sul sapore forte e agrumato non abbiamo nulla da ridire.

Invece: abbiamo annusato più volte, niente, quest’anno i profumi non sono la forza del lievitato di Marigliano.

Pasticceria Pasquale Marigliano – Via Gabriele D’Annunzio 23, San Gennarello di Ottaviano (NA)

#11 SALVATORE GABBIANO (+8)

Panettone gabbiano Panettone Gabbiano

Veneziana in pompa magna: il panettone mandorlato di Gabbiano è la rivelazione del 2017.

Va aldilà delle regole di un panettone perfetto. Malgrado l’armonia sia da perfezionare, l’impasto bisbiglia una semplicità spugnosa che  si propone come il compromesso ideale tra i lievitati tradizionali milanesi e quelli campani, pieni di passione.

Panettone Gabbiano Panettone Gabbiano

Ne esce fuori una nuvola di panettone leggera e delicata nonostante il carico di uova e il fortissimo sentore di burro, più una crosta dalla natura funky.

Pasticceria Gabbiano – Via Lepanto 153, Pompei (NA)

#10 PAVE’ (+14)

Panettone PAvèPanettone PAvè

Le cromìe optical della confezione, che ricordano vagamente le opere di Escher, o se guardate xFactor le giacche di Luca Tommasini, non traggano in inganno: questo non è (soltanto) un panettone per i rockettari con la barba a punta da aitanti startupper che frequentano la pasticceria milanese.

A iniziare dalle forme sinuose e dai profumi, che quasi stordiscono.

Profumi di lievito e di pane, sostanziosa la quantità dell’uvetta, seppure in gruppi ravvicinati. Persistenza briosa di arancia candita. Anche se un punto di umidità in più avrebbe giovato, ecco un altro bel colpo della fucina milanese con il risvoltino.

Pasticceria Pavè – Via Felce Casati 27, Milano

#9 PANIFICIO ASCOLESE (+14)

Panettone AscolesePanettone Ascolese

Il panettone che ha convinto i giudici conquistando il podio di Re Panettone, appuntamento milanese con il meglio dei lievitati artigianali, è di Salerno.

A convincere noi è quel minuscolo candito che rigiriamo di continuo tra le dita, mentre procediamo all’assaggio. Si tratta del miglior cedro candito di questo panel, inserito con i suoi fratelli in una pasta dai colori vividi, anche se ci piacerebbe sentire più umidità.

PAnettone Ascolese

La nota vanigliata è micidiale, bella la tessitura della pasta, imponente e borbonica.

Panificio Ascolese – Via Vetice 53, San Valentino Torio (SA)

#8 PASTICCERIA VIGNOLA (+6)

Panettone Vignola Panettone Vignola

Raffaele Vignola, un ragazzo d’altri tempi e un po’ secchione, è il creatore di questo soffice cuscino incastonato di succosa uva bionda.

Da stregone delle sue lande, nel suo laboratorio di Solofra (Av), si concede esperimenti sulle prime un po’ bizzarri, vedi il panettone al carbone vegetale.

Panettone Vignola Panettone Vignola

Ma quello classico stupisce per la consistenza soffice, e poi il colore: che sia il burro di cacao, il malto, o il miele dei colli Irpini, il colore che fa da sfondo alla vaniglia Boubon del Madagascar sembra impostato con Photoshop.

Pasticceria Gelateria Caffè Vignola, Via G. Maffei 11-13, Solofra (Av)

#7 MARTESANA (+14)

Panettone MArtesana

Come gli allenatori schierano per la partita i calciatori più forma, noi abbiamo fatto salire più in alto di ogni altra concittadina la pasticceria della famiglia Santoro. L’abbiamo osservata da vicino, specie nell’ultimo anno, e ci è sembrata la più in forma, per l’appunto.

Elegante fin dalla confezione, arancio e marrone, che ricorda i colori pieni del panettone di Vincenzo Santoro, esibisce una scarpatura (il taglio a croce sulla sommità) perfettamente eseguita.

Panettone MArtesana

Panettone MArtesana

Ma la scommessa vinta dalla pasticceria Martesana è quella dell’arancia candita, che addolcisce un impasto armonico, non troppo dolce e con retrogusto acidulo, da dove fuoriesce quell’indimenticabile goccia di succo.

Pasticceria Martesana – Via Giovanni Cagliero 14, Milano.

#6 IGINIO MASSARI (-1)

Panettone Massari Panettone Massari

Vi sento. Perché –state chiedendo– l’unico panettone dei mondi possibili, quello del maestro Iginio Massari, che avete appena santificato con una lenzuolata degna di un maratoneta della lettura, continua a perdere posizioni da tre edizioni della vostra classifica?

[Ricetta e segreti per fare in casa il panettone di Iginio Massari, spiegati da Iginio Massari]

Terzo posto nel 2015, quinto l’anno dopo, e ora sesto? Cosa volete dirci brutti infingardoni di Dissapore che non siete altro?

Vogliamo dirvi che Massari, alla bell’età di 75 anni, resta il maestro dei maestri. E però, complici gli impegni moltiplicati che, è presumibile, ne allontanano lo sguardo vigile e quel “palato assoluto” dal laboratorio, qualcosa è cambiato.

Panettone Massari

Panettone Massari Panettone Massari 

Alcuni audaci pasticcieri che nelle loro camerette hanno appeso il poster di Achille Zoia, classe 1936, artista, pioniere e mago degli impasti nella pasticceria di Cologno Monzese, hanno svecchiato la formula del panettone proiettandolo in una dimensione ancora più estrema di quando Massari ne era l’esegeta indiscusso.

Volete un esempio? Vincenzo Tiri “il tirannico” (nel senso che tiranneggia ogni concorso a cui partecipa, vincendolo) ha introdotto la tripla lievitazione, a cui Massari si è in seguito adeguato. Senza contare che il panettone bresciano, contenuto nello sviluppo verticale ma con il pirottino alto e la glassa a coprire eventuali imperfezioni, è forse più semplice da preparare rispetto a panettoni alti e sviluppati.

Questo non significa che l’apparire della scatola nera, con firma lucida e dorata del maestro bresciano, abbia smesso di provocare la consueta emozione. Sostenuta da fatti concreti e squisiti: il colore giallo oro della mollica, l’alveolatura generosa nella parte centrale e controllata altrove, le mandorle poggiate sulla glassa all’amaretto talmente buone da sembrare un dolce a parte.

Alla fine, spingersi fino a Brescia per comprare questo panettone, vale sempre la pena.

Iginio Massari – Pasticceria Veneto,Via Salvo D’Acquisto, 8 Brescia (BS)

#5 PASTICCERIA PEPE (-3)

Panettone Pepe

Panettone Pepe

Il tamponamento frontale della cupola (la sommità del panettone), brunita oltremodo, sicuramente dovuto al viaggio, non scalfisce la bellezza di una pasta con tanti piccoli alveoli che sembrano cuciti a mano, tutti, ma proprio tutti, della stessa identica misura. Una trama perfettissima, la più ammaliante di questo panel d’assaggio.

Del resto si parla del titolatissimo Alfonso Pepe, colui che ha ribaltato la geografia del panettone da Milano a Sant’Egidio del Monte Albino, provincia profonda di Salerno, dove ha da poco inaugurato una nuova e più grande pasticceria.

Panettone Pepe

36 ore di lievitazione (e si sente), l’unica nota deludente riguarda la famosa uvetta australiana a cinque corone, un dolceamaro che tende in modo inoppugnabile all’amaro, molto poco al dolce.

In compenso arrivano gli agrumi, che coprono ogni guaio, tutti insieme uniti, e distinti in ogni sfumatura.

Pasticceria Pepe – Sant’Egidio del Monte Albino (SA), via Nazionale 2/4.

#4 MAURO MORANDIN (stabile)

Panettone Morandin Panettone Morandin

Saint-Vincent, Valle D’Aosta. Famoso per il panettone salato al tartufo, quello classico di Mauro Morandin ricorda un pane fragrante a forma (perfetta) di tappo di champagne, sopra cui saresti tentano di mettere un filo d’olio extravergine e origano quanto basta, se non fosse per i profumi di burro di latteria.

“Fossero tutti uguali, i panettoni, non sarebbero artigianali”.

Anche la confezione color tabacco in cartone ruvido, con le iniziali stilizzate e in evidenza, sembra voler marcare la differenza. Se sei l’erede del leggendario Rolando, il caposcuola che ha tirato su un’intera generazione di lievitisti, te lo puoi permettere.

Panettone Morandin Panettone Morandin Panettone Morandin

Cilindro con crosta a cupola montata come zabaione, spinta verticale per una lievitazione esplosiva, alveoli regolari di media e piccola dimensione, scorzette di arancia bionda navel di Calabria candita nel suo laboratorio con acqua e zucchero, dalla gradevole persistenza amara nel retrogusto.

Mollica soffice e lieve, come poche altre.

Pasticceria Mauro Morandin  Via Porta Praetoria 3, Aosta
Via Chanoux 105, Saint Vincent (AO)

#3 GINO FABBRI (+4)

Panettone Fabbri Panettone Fabbri

Quello di Gino Fabbri, presidente dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani, è un panettone mandorlato aristocratico, con un profumo d’arancia a cui è inutile resistere, e di vaniglia Bourbon, che si fa largo tra uvette particolarmente dolci.

Mandorle e granella di zucchero a pioggia, una pasta soffice carica di burro e morbidezza, che strappata con le dita restituisce un generoso fiocco, così come dev’essere.

Panettone Fabbri

Panettone Fabbri

La crosta, che s’inserisce con armonica ospitalità, è sottile e aromatica. La porosità della pasta (gli alveoli causati dall’anidride carbonica sviluppata durante la fermentazione), marcata e oblunga, ricorda gli addobbi pendenti e superbi.

Panettone Fabbri

Se riuscite a staccare lo sguardo dal giallo intenso della pasta, fate caso alla delicatezza del miele di sulla, preferito a ogni altro dal grande pasticciere bolognese.

Gino Fabbri Pasticcere, Dolci Artistici – Via Cadriano 27/2, Bologna

#2 PIETRO MACELLARO (+1)

Panettone Macellaro Panettone MAcellaro

Pietro Macellaro, occhi azzurri e sorriso da bravo ragazzo ormai noti per l’assidua presenza televisiva, fa le cose con grande serietà. Come questo panettone inserito in una bella scatola nera, con i decori che ricordano i campi cilentani.

La sua pasticceria, intesa come stile, e non come il nuovo grande negozio con laboratorio inaugurato da poco, si definisce “agricola”. Il motivo è l’autoproduzione degli ingredienti nel Parco Nazionale del Cilento, alle pendici del Monte Cervati, completata dall’uso di ingredienti nobili come burro di bufala, grano Carosella e miele selvatico.

Panettone MacellaroPanettone Macellaro

In bella mostra la scarpatura, il taglio a croce praticato prima della lievitazione sulla parte alta del panettone, con qualche piccolo promontorio che spunta fuori malandrino negli angoli. La tessitura della pasta soffice è fitta ma armoniosa, i canditi sono così buoni che ce ne vorrebbero di più.

Finalmente si vede un panettone che fuoriesce bene dal pirottino, prassi ormai desueta. Da provare anche la versione con melanzane candite e pistacchio di Bronte Dop.

Azienda Agricola Pietro Macellaro, via Madonna della Grazie, 28 – Piaggine (SA)

#1 TIRI 1957 (stabile)


Panettone TIRI 1957

Vincenzo Tiri, ragazzone dai modi gentili di Acerenza, 2433 anime abbarbicate nella più sperduta provincia di Potenza, è l’incantatore di lieviti più bravo d’Italia. Se Achille Zoia, papà del panettone moderno, non si risente troppo.

E quando sei così chiaramente di un’altra categoria, anche Acerenza è il posto giusto dove nascere, nasci comunque nel posto giusto, nel momento giusto. Cioè quando il mondo è stanco di passato e vuole futuro.

Scontato perciò che Tiri primeggi nella classifica di Dissapore, quest’anno, come l’anno prima e quello prima ancora. È l’ossessione di migliorarsi che lo porta a modificare, alleggerire, ripresentare, portandolo anche quest’anno a superare la vetta più impervia, l’ottomila del panettone.

Sarà per la tripla lievitazione o per la gestione maniacale del lievito madre ma nessun altro riesce a mettere tanta delicatezza, tanta assenza di peso in un impasto.

Se Vincenzo Tiri riesce a nutrire il suo talento con le strutture necessarie per poterlo esprimere senza riserve, sarà lui che detterà ai pasticcieri del mondo, bramosi di conoscere, l’alfabeto del panettone moderno.

Panettone TIRI 1957 Panettone TIRI 1957

Okay, ma com’è questo panettone? Prosperoso, farine macinate a pietra, uva passa australiana, frutta lucana e calabrese candita in proprio con il metodo della vasca a cielo aperto, burro francese e belga, uova di galline allevate allo stato brado, miele di acacia vaniglia Bourbon, una lavorazione lunga 72 ore.

Vi basta?

Panettone TIRI 1957Panettone TIRI 1957

Panettone TIRI 1957

È il panettone dei sogni, da Natale fino a Santo Stefano dell’anno dopo.

Tiri 1957Via A.Gramsci, 2/4 Acerenza (Pz).

[CREDIT: FOTO ALFIO BONINA]

Sicilia: i 25 migliori ristoranti del 2017

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Perché Dissapore ha una classifica, peraltro l’ultima dell’anno per la seconda volta consecutiva, sui ristoranti siciliani?  Voglio dire, perché sui ristoranti siciliani e non su quelli toscani, o lombardi, o campani o piemontesi?

La faccio facile: amiamo quell’angolo di terra meraviglioso dove la qualità quotidiana della vita si misura in verdure, olio, pane e quello che mangi tutti i giorni. E se potessimo risolvere il nomadismo stampato nel nostro Dna sarebbe a favore della Sicilia, sudorientale per la precisione.

E per combinazione, abbiamo tra i corrispondenti di Dissapore, Mara Pettignano, ultrà della curva gastronomica sicula, folgorata dalla sua freschezza naïf, fatta di armonia e di persone, anziché personaggi. Nonché conoscitrice piena di savoir faire.Massimo Bernardi

[Sicilia: i migliori 25 ristoranti del 2016]

Ai criteri usati nel 2016 per compilare questa stessa classifica (cucina, servizio, atmosfera, rapporto qualità-prezzo e coerenza), abbiamo aggiunto quello della personalità.

Premiamo il carattere unico dei piatti, penalizzando gli chef siciliani troppo omologati alle decorazioni continentali con l’infestante fogliolina di vene cress (pianta coltivata proprio per le sue foglie edibili). Scherzi a parte, un punto in più alle cucine autentiche, che tradiscono poco orti, allevamenti e mari siciliani. 

Ecco allora la classifica dei 25 ristoranti siciliani che ci sono piaciuti di più nel 2017.

25# NON ASSEGNATO

Come d’abitudine, è la posizione che lasciamo ai vostri suggerimenti casomai avessimo dimenticato un ristorante indimenticabile.

24# MARINA DEL NETTUNO, MESSINA – (Nuova entrata)

Chef: PASQUALE CALIRI

Alla meritata fama della cucina domestica messinese fa da contraltare la modesta scena modesta dei ristoranti. Ecco una valida eccezione, questo locale situato sul molo dello Yachting Club cittadino, con Pasquale Caliri ai fornelli.

MArina di Nettuno - Messina

MArina di Nettuno - Messina

Cucina pop con qualche azzardo ma elaborata e dai gusti decisi, che permette tra alti e bassi di mandare a memoria alcuni piatti, in particolare di pesce. Come ad esempio la “grigliata di calamaro su cous cous al nero sotto una cloche di erbe aromatiche”.

Prezzi alla carta tra i 40 e i 75 euro.

Voto: 66/100

Marina del Nettuno – Viale della libertà, Batteria Masotto, Messina Tel. 3472890478

23# ANTICA FILANDA, ROCCA DI CAPRILEONE — MESSINA (Nuova entrata)

Troverete i piatti più autentici dedicati al suino nero siciliano, carne spesso maltrattata nei ristoranti dell’isola, all’Antica Filanda di Capri Leone, in provincia di Messina. Vi piacerà sia alla griglia, cottura che mantiene il sapore selvaggio, sia nella versione più elaborata.

La conformità con gli intenti gastronomici dichiarati è tutto in questo ristorante, non aspettatevi ambientazione o servizio paragonabili agli altri locali di questa classifica. Per mangiare alla carta si spendono tra i 30 e i 70 euro.

Voto: 67/100

Antica Filanda – Contrada da ravioli, Capri Leone (Me) Tel 0941919704

22# CORIA, CALTAGIRONE — CATANIA (- 3)

Chef: COLONNETTA E PATTI

Una stella Michelin. Due cuochi. Cento progetti.

Dal catering alla cucina d’autore, Domenico Colonnetta e Francesco Patti mantengono vivo lo spirito imprenditoriale siciliano grazie al ristorante nel centro storico di Caltagirone, che prende il nome da un amato studioso di gastronomia siciliana.

Meglio sarebbe, a proposito, se rivedessero la squillante mise en place, più adatta a un banchetto nuziale che a un ristorante stellato. E pensare che le due sale sono arredate con sobrietà, non sembra certo di trovarsi nella capitale della ceramica.

Coria

La cucina è fresca e piacevole, come raccontano diversi ottimi piatti, primi tra tutti le “tagliatelle di canapa, salsa al nero di seppia e croccante di pane fritto” o il “capocollo di maialino nero di Sicilia al ginepro”.

I menu degustazione sono tre: Equilibrio, 48 euro; Ragione, 73 euro; infine Effetto, il più complesso, 90 euro.

Coria

Voto: 69/100

Ristorante Coria – Via Infermeria 24, Caltagirone (Ct) Tel 093326596

21# IL BAVAGLINO, TERRASINI — PALERMO (- 13)

Chef: GIUSEPPE COSTA

Intimo, rifugio dei palermitani in cerca di privacy, da poco rinnovato con mano felice che ha portato candide pareti e decorazioni contemporanee.

Il Bavaglino

Il Bavaglino, con un progetto di cucina moderna ma senza strappi eccessivi, basato sul pesce, perde qualche posizione rispetto al 2016, quando ci aveva stupito per sapidità e colori dell’intera sequenza di piatti.

Non andate via senza aver provato l’eleganza salmastra del polpo o il “San Pietro alla finta milanese, spuma di limone, molluschi e chips di panelle”.

Per mangiare alla carta si spendono tra i 50 e i 70 euro.

Il Bavaglino  Il Bavaglino

Voto: 72/100

Il Bavaglino – Via Benedetto Saputo 20, Terrasini (Pa) Tel 0918682285

20# OTTAVA NOTA, PALERMO (- 6)

Chef: VLADIMIRO FARINA

Bello e moderno come i ristoranti di moda oggi, con una riuscita illuminazione che punta dritto sui tavoli, il ristorante L’ottava nota, nella silenziosa via Butera, vicina al Foro italico, è tra i simboli della rinascita del quartiere Kalsa.

Ottava Nota

La cucina prende le distanze dalla tradizione per concedersi piatti sfiziosi, ben presentati e spesso incentrati sul pesce. Alla carta si spendono tra i 40 e i 70 euro.

Ottava Nota

Voto: 73/100

Ottava Nota – Via Butera, 55, Palermo Tel 091 616 8601

19# LA FENICE, RAGUSA (+ 1)

Chef: CARLO RUTA

Ristorante d’albergo circondato da grandi pareti vetrate che danno sul giardino, fa del servizio in sala un valore aggiunto autentico.

LA FENICE (RAGUSA) – CARLO RUTA

LA FENICE (RAGUSA) – CARLO RUTA

Chiara la linea della cucina: interpretazione audace ma riuscita dei prodotti siciliani, come nel piatto simbolo del ristorante “tagliatelle di gamberi di Mazara con emulsione d’uovo marinato, gelato di frumento affumicato e crostini di focaccia ai pistacchi”.

Non andate via senza provare il “fagotto ripieno di maccheroni al sugo, pomodoro siccagno, tuma, pecorino e uova”. Si mangia alla carta spendendo tra i 50 e i 90 euro.

Voto: 74/100

La Fenice – Via Gandhi, 3 Ragusa Tel 0932 604140

18# VICARI, NOTO — SIRACUSA (Nuova entrata)

Chef: SALVATORE VICARI

Vicino a un luogo amato dai gourmet internazionali come il Caffè Sicilia di Corrado Assenza, il ristorante Vicari, non a caso prediletto dai turisti stranieri che amano mangiare bene, propone due menu degustazione: “in riva al mediterraneo” di 7 portate, a 65 euro e “dalla masseria al golfo”, meno complesso del primo, a un prezzo più accessibile.

Per entrambi c’è la possibilità di abbinare vini al calice.

Salvatore Vicari, chef e giovane proprietario del locale, punta a una cucina senza fuochi d’artificio, semplice e gustosa, che i cultori degli ingredienti raffinati apprezzano per la ricerca, e per di più presentata in modo originale. Come nel piatto più riuscito del menu: “uovo di gallina in macco di fave e tartufo di Palazzolo”.

Voto: 74/100

Ristorante Vicari – Via Ronco Bernardo Leanti 9, Noto (sr) Tel 0931839322

17# SABIR GOURMANDERIE, ZAFFERANA ETNEA — CATANIA (Nuova entrata)

Chef: SEBY SORBELLO

Flemma e ironia tipiche di questo versante dell’Etna, ma anche voglia di crescere a migliorarsi. Spicca il pavimento in marmo frequente nelle case patronali della zona, nel bel ristorante che prende il nome da un idioma antico parlato nei porti del Mediterraneo.

Sabir - Seby Sorbello

Sabir - Seby Sorbello

Seby Sorbello, erede di una famiglia di ristoratori, è uno chef preparato che non vuole rinunciare al calore della cucina mediterranea. Le prove disseminate nel menu si chiamano “crocchette di zucca con crudo di erbe spontanee” –erbe del vulcano come la calicella– “guancetta di vitello” o anche “battuta d’asina con insalata di porcini”.

Carta dei vini profonda con l’Etna ancora protagonista, e menu degustazione in cinque portate che cambia nome e proposte a seconda delle stagioni, ma costa sempre 45 euro.

Sabir - Seby Sorbello Sabir - Seby Sorbello

Voto: 75/100

Sabir Gourmanderie – Via delle Ginestre 1, Zafferana Etnea (CT) Tel 095 708 2335

16# DON CAMILLO, SIRACUSA (Nuova entrata)

Chef: GIOVANNI GUARNERI

Soffitti a volta lungo le vie di Ortigia, meraviglioso centro storico di Siracusa, malato di modernità gastronomica e saturo di offerta turistica.

Don Camillo è altro fin dall’ingresso, e soprattutto nella sala che si distingue non tanto per quel che serve ma per come lo serve.

Don Camillo - Siracusa

Don Camillo - Siracusa

Ora, visto il servizio premuroso e numeroso, oltre alla ricca cantina a vista, ci si aspetterebbe una cucina classicheggiante o comunque poco avventurosa.

Non è così. Lo stile di Giovanni Guarneri è istintivo e libero, anche di interpretare “arancino della monaca” alla maniera antica,  immerso in una salsa agrodolce di pomodoro datterino da mangiare al cucchiaio. E non come un moderno street-food.

Don Camillo - Siracusa Don Camillo - Siracusa

E poi ci sono i dolci, veraci e a denominazione di origine siciliana, per esempio la cuccìa, a base di grano bollito e ricotta di pecora, che si prepara nel giorno di Santa Lucia, patrona di Siracusa.

Il menu da 8 portate chiamato “gran degustazione di pesce” costa 70 euro.

Don Camillo - Siracusa

Don Camillo - Siracusa

Voto: 75/100

Don Camillo – Via della Maestranza 96, Siracusa Tel 093167133

15# IL CARATO, CATANIA (+ 7)

Chef: CARLO SICHEL

Passano gli anni ma invecchiando Il Carato migliora, come i vini importanti. La cucina di Carlo Sichel convince siciliani e catanesi per la sua anima visceralmente tradizionale, molto più che per la zona in cui si trova il ristorante.

Servizio semplice ma cordiale, con lo chef che esce spesso dalla cucina per spiegare i piatti nei dettagli.

I suoi risotti sono una garanzia assoluta, in particolare “risotto fumo” e “risotto con le quaglie”, potete provarli entrambi senza grazie alle ormai desuete –ahinoi– mezze porzioni.

Alla carta si spendono tra i 35 e i 50 euro.

CArlo Sichel - Il Carato

CArlo Sichel - Il Carato

CArlo Sichel - Il Carato
Voto: 76/100

Il Carato – Via Marchese di Casalotto 103, Catania Tel 330292404

14# AL FOGHER, PIAZZA ARMERINA – ENNA (+ 3)

Chef: ANGELO TRENO

Al Fogher - Piazza Armerina

Proprio quando pensate di esservi persi per le strade buie e deserte che costeggiano i boschi di Piazza Armerina, la luce proveniente da una piccola villa vi riaccenderà le speranze: potete parcheggiare e scendere dall’auto tranquilli, niente lupi nel circondario. Siete finalmente al Fogher.

Dopo tanta strada, che altri appassionati come voi si sono sobbarcati volentieri pur di arrivare, i legni e la sala accogliente s’intoneranno con i vostri desideri.

Al Fogher - Piazza Armerina

Al Fogher - Piazza Armerina

La cucina elaborata si presenta bene con “uovo ancestrale” e continua meglio grazie alla “coscetta di faraona ai sentori di brace, su mattonella di frascatola, salsa di fichidindia e polvere di liquirizia”.

Cotture e consistenze non sono sempre perfette, ma in genere i piatti generosi d’ingredienti, sono una scoperta. Il menu “degustazione dello chef” prevede 6 portate e costa 75 euro.

Voto: 77/100

Al Fogher – Viale Conte Ruggero (exSS 117 bis) – Contrada Bellia, incrocio SS 288 per Aidone, Piazza Armerina (EN) Tel 0935 684123

13# VOTAVOTA, MARINA DI RAGUSA (+ 2)

Chef: CAUSARANO E COLOMBO

Se un ristorante temporaneo è riuscito a entrare nella classifica del 2016, figuriamoci la sua versione stabile.

Okay, spieghiamo meglio. Il Votavota di Sampieri resta stagionale, ma raddoppia con un nuovo locale a Marina di Ragusa, sul lungomare, dove un tempo c’era la trattoria di Alberto “il mago del pesce”.

Ampia la sala, arredata con tavoli rotondi di ogni misura, e immensa la cucina a vista dove uniscono le forze due chef: Giuseppe Causarano e Antonio Colombo, bravi a fare dei piatti interpretazioni gustose e leggere spesso ispirate dalla prossimità del mare.

Non perdete per nessuna ragione “il tappo sa di vino” ovvero il predessert, dolce di passaggio di solito considerato figlio di un Dio minore, che qui non passa inosservato.

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Voto: 77/100

Votavota – Lungomare Andrea Doria, 48, Marina di Ragusa (Rg) Tel 334 142 6962

12# QQUCINAQUI, CATANIA (- 1)

Chef: BIANCA CELANO

Obbligatorio per chi passa dal centro di Catania entrare nel loft di Bianca Celano, con il tanto criticato tavolo social che però, se sta bene a lei, figurarsi a noi.

Bianca Celano

Anche perché alla creatività inesauribile dei piatti del Qqucinaqui si è aggiunta una maturità sorprendente, che rende il menù estivo irresistibile dall’inizio alla fine. Specie nello “sgombro, infuso di ciliegia, mela e sedano”, audace e raffinato.

Un po’ sottotono alcuni piatti del menù invernale, specie per i tocchi inutilmente decorativi. Molto meglio la vulcanica crema di mandorle e fonduta.

Il costo dei due menu degustazione, “mare” e “terra”, è di 45 e 55 euro.

Voto: 78/100

Qqucinqui – Via Umberto I 229, Catania Tel 3394986969

11# SHALAI, LINGUAGLOSSA — CATANIA (+ 5)

Chef: GIOVANNI SANTORO

Palazzo signorile dell’Ottocento, sala bomboniera, silenzio, elegante interpretazione della cucina etnea.

Shalai - Linguaglossa

Shalai - Linguaglossa

Shalai - Linguaglossa

Per esempio, la “vitellina a punta di coltello su fonduta di formaggi e affumicatura”, piccolo manifesto della cucina di Giovanni Santoro, è un assemblaggio intelligente di ingredienti doc siciliani, da gustare prima con la forchetta poi affondando il cucchiaio nella fonduta.

Rispetto al passato Leonardo Pennisi, titolare di Shalai, è affiancato da un nuovo maitre che vi guiderà con sicurezza nella scelta delle portate. I menu degustazione sono “terra”: 7 portate per 80 euro, preferibile all’altro, ovvero “mare”: 6 portate al costo di  90 euro.

Voto: 78/100

Shalai – Via Guglielmo Marconi 25, Linguaglossa (CT) Tel 095 643128

10# IL CROCIFISSO, NOTO — SIRACUSA (+ 2)

Chef: MARCO BAGLIERI

Il ristorante che a forza di crescere ogni anno accontenta ormai i mangiatori assidui e volubili come noi, si trova nella parte alta del centro storico di Noto.

Il Crocifisso è arredato con buon gusto, che non significa ricerca esasperata del minimalismo continentale (i ristoratori isolani se lo ricordino), ma è la personalità della linea di cucina dettata da Marco Baglieri a fare la differenza. Chi altri (se non forse Tony Lo Coco de I pupi di Bagheria) terrebbe sul menu un piatto come “lasagne broccoli e patate” così evocative delle scacce locali?

25ristoranti, Crocifisso di Noto

25ristoranti, Crocifisso di Noto

Il sommelier suggerisce un insolito cocktail d’apertura al posto delle bollicine, e in chiusura un ottimo vermut al posto del solito passito.

Chi sceglie il menu degustazione in cinque portate, che costa 50 euro vini esclusi, incontra lungo il percorso uno dei piatti più riusciti dello chef: “pane panelle e gambero rosso”.

Crocifisso di Noto25ristoranti, Crocifisso di Noto

Voto: 79/100

Il Crocifisso – Via Principe Umberto 46, Noto (Sr) Tel 0931571151

09# BYE BYE BLUES, MONDELLO — PALERMO (- 2)

Chef: PATRIZIA DI BENEDETTO

Contrasti forti: la malinconia del mare d’inverno di Mondello e la gioiosità della “ricciola in crosta di olive nocellare” di Patrizia Di Benedetto. Se il confronto non vi è parso azzardato, tenetelo a mente capitando fuori stagione nel ristorante minimalista della donna chef che primeggia in Sicilia.

Mondello - Palermo Bye Bye - PalermoMondello - Palermo

Troverete minimalismo anche nei piatti del Bye bye blues, che Patrizia confeziona guardando a oriente senza tradire negli ingredienti l’imprinting siciliano, come nei “cavatelli neri in salsa di mare e schiuma di ricci”. Alla carta si spendono tra i 45 e i 75 euro.

Voto: 80/100

Bye Bye Blues – Via del Garofalo 23, Palermo Tel 091 684 1415

08# L’OSTE E IL SACRESTANO, LICATA — AGRIGENTO (+ 2)

Chef: PEPPE BONSIGNORE

Peppe Bonsignore de L’oste e il Sacrestano è oste oltre che cuoco, pretende il contatto con gli avventori. Ne osserva i primi bocconi e si sente pacificato se il responso è positivo. Altrimenti, non ci dorme la notte.

L'Oste e il sagrestano

Pochi coperti, tavoli e sedie da trattoria, o meglio, da osteria, prezzi abbordabili con il menu di 6 portate “Peppe fai tu” a 55 euro.

Cucina autodidatta, siciliana doc nei sapori e nei colori quella di Bonsignore, personalità delicata che riesce a non  tradire il passato, con l’ausilio dei campi e del mare di Licata.

L'Oste e il sagrestano

Da provare “crudo di gambero rosso” e la sarda avvolta da un’impanatura strabiliante. Sapori autentici davvero in questa gran tavola siciliana nascosta dietro l’angolo.

Voto: 80/100

L’oste e il sacrestano – Via Sant’Andrea 19, Licata (Ag) Tel 0922774736

07# LA CAPINERA, TAORMINA — MESSINA (- 1)

Chef: PIETRO D’AGOSTINO

Cucina estrosa con il pesce in primo piano quella di Pietro d’Agostino –ricercatore ossessivo di ingredienti originali– che per la Sicilia orientale rappresenta una certezza.

Ma La capinera perde una posizione rispetto al 2016, e anche un po’ di personalità, a causa di alcune scelte consapevoli prese durante la recente ristrutturazione, come la sparizione dei tovagliati o gli impiattamenti inutilmente leziosi.

Il servizio estivo in terrazza resta un piacere assoluto. Alla carta si spendono tra i 60 e 100 euro.

La Capinera - TaorminaLa Capinera - Taormina

Voto: 81/100

La Capinera – Via Nazionale 177, Taormina (Me) Tel 338 158 8013

06# ACCURSIO, MODICA – RAGUSA (+ 3)

Chef: ACCURSIO CRAPARO

Sei tavoli per un massimo di trenta coperti in un palazzo nobiliare al centro di Modica, la città del cioccolato, in una sala che richiama l’intimità di una casa privata.

Accursio

La cucina di Accursio è originale, perfino troppo in qualche sporadico piatto, ma riesce a sorprendere in quelli a base di carciofo, o nella “spremuta di Sicilia” (spaghetti con crema di acciuga, finocchietto selvatico e cipollotto) e in un nuovo piatto di pasta: i “trucioli con ragusano, capperi limone e cereali tostati al velo di pasta con coniglio, porcini, cicoria e lenticchie”.

Il servizio formale è alleggerito dalla supervisione dello stesso Accursio, i menu degustazioni sono impegnativi come il loro costo. In Sicilia i 100 euro di quello più ampio si pagano di solito in un ristorante con due stelle.

Accursio Accursio

Voto: 83/100

Accursio – Via Clemente Grimaldi 41, Modica (Rg) Tel 0932 941689

05# I PUPI, BAGHERIA – PALERMO (Stabile)

Chef: TONY LO COCO

Questo per I Pupi, piccolo ristorante di Bagheria, è stato un anno di novità, con alcune modifiche agli arredi e l’arrivo di Claudio D’Alessandro, sommelier che ha elevato il tono della sala con i tavoli in cristallo e il pavimento in pietra lavica.

La cucina di Tony Lo Coco resta libera dai formalismi specie nello spettacolare percorso “street food” in sei portate, tutte interpretazioni virtuose della tradizione isolana come la meravigliosa “stigghiola di tonno” (in origine un piatto tipico a base di interiora).

Un momento di piacere genuino difficile da trovare altrove.

Ancora: si passa per le vie di Palermo con “l’arrascaturi” e ci si siede idealmente al tavolo delle famiglie con gli “anelletti al forno”.

Quest’anno i prezzi sono leggermente aumentati, ma si può optare per il menu degustazione da tre portate che a 35 euro resta il più economico tra i ristoranti stellati siciliani.

Voto: 85/100

I Pupi – Via del Cavaliere 59, Bagheria (Pa) Tel 091 902579

04# PRINCIPE DI CERAMI, TAORMINA – MESSINA (- 3)

Chef: MASSIMO MANTARRO

Massimo Mantarro - Principe di Cerami

Dentro un convento trasformato fin dal 1896 in albergo dove oggi pernottano sfarzosamente sceicchi e milionari, il ristorante del Principe di Cerami mantiene l’opulenza e il servizio del posto più chic dell’isola, e molte possibilità di scelta, dal meraviglioso carrello dei formaggi alla carta dell’acqua, fino alla sconfinata varietà dei pani.

Quando fa caldo la terrazza offre refrigerio e una vista incantata su Taormina, in inverno tende, moquette e rivestimenti vi faranno sentire al centro di una favola. Il “calamaretto di paranza con patate e pomodori datterini alla ghiotta messinese” è il piatto da non mancare.

E ancora: giacca obbligatoria per gli uomini, carta di credito richiesta alla prenotazione, menu degustazione da duecento euro con abbinamento vini, il più costoso di Sicilia.

Per il Principe di Cerami questo è un anno di transizione: è stata appena avviata una ristrutturazione che trasformerà l’albergo in hotel stagionale, sempre con standard elevati.

Massimo Mantarro - Principe di CeramiMassimo Mantarro - Principe di Cerami Massimo Mantarro - Principe di Cerami

Voto: 88/100

Principe di Cerami – Piazza San Domenico 5, Taormina (Me) Tel 0942 613111

03# LOCANDA DON SERAFINO, RAGUSA (- 1)

Chef: VINCENZO CANDIANO

All’interno di una grotta in parte naturale, in parte scavata nella pietra (timpa da queste parti) dell’antica Ibla, si trova Locanda Don Serafino, ristorante due stelle Michelin di proprietà dei fratelli La Rosa, che scegliendo quel nome hanno voluto ricordare il padre, ristoratore per una vita nella vicina Marina di Ragusa che, si vocifera, di Ragusa Ibla non volesse saperne.

Don Serafino

Mangiare alla carta costa tra 80 e 160 euro, ma i costi possono crescere a dismisura visto che, probabilmente, nel ristorante si trova la migliore cantina siciliana, gestita con passione da uno dei fratelli La Rosa coadiuvato dallo stesso sommelier fin dal 2003.

Un’altra meraviglia del posto è la cucina dello chef Vincenzo Candiano, che unisce semplicità, nel senso di sapori nitidi ma tenaci, e impronta personale. Gli “spaghetti freschi neri con ricci, ricotta e seppia” sommano il meglio della produzione isolana, se amate i dolci ricordate di provare “i peccati di Montezuma”.

Candiano

Voto: 89/100

Locanda Don Serafino – Via Avvocato Giovanni Ottaviano 13, Ragusa Tel 0932 248778

02# IL DUOMO, RAGUSA IBLA (+ 1)

Chef: CICCIO SULTANO

Nato a Torino il 16 febbraio 1970 ma siciliano in tutti i nervi e le ossa, Ciccio Sultano parla così di se stesso:

“Ristorante Duomo, Ragusa Ibla, cuore del barocco. Palazzo La Rocca di Sant’Ippolito, uno dei palazzi per cui la Val di Noto è stata riconosciuta dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. E dunque, IO faccio parte di un pezzo di patrimonio”.

Ego egemonico, Sultano si rispecchia in un ristorante dall’eleganza ricercata dove il barocco, miracolosamente, non è mai troppo.

Duomo di Ciccio sultanoDuomo di Ciccio sultano

La cucina può sembrare spregiudicata, come nel “menù caleidoscopico”, ma in altri momenti rigorosa, a volte caratterizzata dall’improvvisazione altre studiata fino ai dettagli più piccoli. Insomma, la cucina di Ciccio Sultano in una parola è libera.

Il costo del menu degustazione di sette portate con abbinamento vini è di 195 euro, ma nel periodo che ha preceduto il Natale, con venti euro in più si serviva lo stesso menu al secondo commensale.

Duomo di Ciccio sultano

Voto: 91/100

Il Duomo – Via Capitano Bocchieri 31, Ragusa Tel 0932 651265

01# LA MADIA, LICATA – AGRIGENTO (+ 3)

Chef: PINO CUTTAIA

Il sud arriva, dategli tempo. Uno come Pino Cuttaia è un eroe… essendo là”. (Massimo Bottura sull’assenza di un ristorante tre stelle Michelin al Sud).

“Lá” è Licata, provincia di Agrigento, e Cuttaia dobbiamo considerarlo un eroe?

Chiedere allo chef de La Madia perché resta a Licata nonostante talento e coraggio non gli difettino, significa non comprendere il legame paranoico dei siciliani con la loro terra. Che fa superare le difficoltà, a volte davvero eroiche, di restare.

Cuttaia

Ma non è questo il motivo per cui La Madia nel 2017 conquista il primo posto della classifica.

O meglio, i gradi di comandante Cuttaia non li prende solo per aver costruito la sua corazzata nella stramba Licata, ma perché oggi La Madia è perfettamente in grado di rappresentarlo, che si trovi lì o in qualunque altra parte del mondo.

Cuttaia ha messo a punto tecniche da vero illusionista, riesce a smontare e rimontare i classici instillando il suo codice personale, come nel “cocktail di gamberi”. Oppure stupisce replicando l’incanto della natura siciliana come nel recente omaggio alla “scala dei turchi”, la scogliera bianca in provincia di Agrigento ricreata con una sfoglia di calamaro trasparente ripiena di crema di ricci, nascosta da una spuma all’acqua di mare.

I menu degustazione sono tre e corrispondono ad altrettanti viaggi nella sua cucina: “per le scale di Sicilia” che costa 95 euro, l'”illusione”, e infine  “il mare inaspettato” il menu più complesso, che costa 130 euro.

Cuttaia

Quanto all’ambiente, se fino all’anno scorso lo chef sembrava un po’ fuori posto in quel luogo così neutro, oggi possiamo dire che l’assenza di particolari contribuisce a concentrarsi sui piatti e su uno chef che ama raccontarli come un cantastorie, senza bisogno di comparse nel servizio.

Per dire, a La Madia basta Vincenzino.

Cuttaia Cuttaia

Voto: 92/100

La Madia – Corso Re Capriata F. 22, Licata (Ag) Tel 0922 771443

[CREDIT – FOTO ALFIO BONINA]

Cannoli siciliani: meglio Dattilo o Piana degli Albanesi?

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Meglio la ricotta grezza, o comunque poco lavorata? Meglio invece quella zuccherata, magari con l’aggiunta dei canditi? Oppure solo con le gocce di cioccolato? Ore di discussioni su quali siano i migliori, e poi, nel fine settimana, i palermitani si mettono in auto alla volta di Dattilo o Piana degli Albanesi.

Obiettivo? Ma i migliori cannoli siciliani, ovviamente.

[Cannoli: ricetta autenticamente siciliana]

Intendiamoci, il capoluogo non snobba i cannoli locali, ma per una bagno di autenticità i palermitani sanno di doversi spostare nei dintorni, dove si trova il meglio. Sono cannoli che portano il nome del luogo in cui si preparano, scegliere gli uni o gli altri rafforza amicizie o divide per generazioni, crea caste e sub-caste, rimanda a visioni della vita incompatibili tra loro come Pd e M5S.

Meglio Dattilo o Piana degli Albanesi?

DATTILO (EUROBAR)

Dove sarà mai questa Dattilo?

Frazione di Paceco, da cui dista nove chilometri circa, in provincia di Trapani. Paesino che fa da spartiacque tra città e campagna, una parrocchia, nessuna banca, una farmacia. Seicento abitanti, forse meno. Trecento edifici circa, uno dopo l’altro, singoli e a un piano, costeggiano la strada insieme ai marciapiedi.

Le facciate chiare marcano la sensazione di secco e arso, i tetti piatti riflettono gli impietosi raggi del sole, se in Sicilia ci fosse il deserto, probabilmente si troverebbe qui. Dove regna il nulla del fruttivendolo ambulante o del finestrino rotto di un’auto parcheggiata da una vita. Ma dove si trovano i cannoli siciliani dell’Eurobar.

Quando arrivate sul posto le indicazioni del navigatore non servono, lo trovate sulla strada. Il rum da pasticceria profuma l’interno. Esposte in vetrina ci sono pesche e patate, che non sono né frutti né ortaggi, ma dolci che ne ricordano forme e colori. Mancano invece i cannoli. Come perché? Su, non fate i dilettanti, i cannoli di Dattilo (come tutti quelli seri) vengono riempiti al momento.

[L’Euro bar spedisce i cannoli di Dattilo, questo post può cambiarvi la vita]

Il titolare è un uomo di mezza età, senza capelli ma con l’orgoglio che riempie lo sguardo. La madre è una donna ancora giovane, che se ne sta quasi sempre nel retrobottega, poco tentata da eventuali storytelling.

Quanto ai clienti, per lo più palermitani, hanno in comune una cosa: il dubbio. Quanti cannoli comprare, o meglio: quanti da mangiare sul posto e quanti da portare via. Sembra una banalità, ma il numero consono è un cruccio vero per chi viene all’Eurobar, in cui s’ingarbugliano coppie, gruppi e persone di ogni età.

Che dubbi sulla bontà dei cannoli, però, non ne hanno, visto che li sbranano con tutta la goduria di questo mondo.

A noi ne basta uno, per capire com’è il cannolo di Dattilo: 200 grammi in tutto (30 di guscio e 170 di ricotta) presentato su un vassoio dopo essere stato riempito all’impronta.

Cialda impastata con aceto e olio di oliva, fritta nello strutto e spolverata di zucchero a velo senza risparmio. La frittura non lascia sapori, la scorza, croccante e sottile, è piena di piccole bolle. L’aspetto è tentatore, insomma.

Alle estremità, dalle bocche generose, prorompe una ricotta grezza più che mai, fatta in zona Segesta e condita con gocce di cioccolato nerissime, appena zuccherata e poco sapida.

Meno famoso ma spesso paragonato al cannolo di Dattilo, è quello di Napola, frazione del comune di Erice, che da Dattilo dista di pochi chilometri.

Nei cannoli siciliani di Napola, dalla ricetta segretissima, le bolle sono vaporose, la scorza più tenace, forse troppo, a tratti pure un po’ dura. Per contro la ricotta è dolce e saporita, sebbene poco lavorata. Il sapore delle gocce di cioccolato si sente meno. Costano due euro l’uno.

PIANA DEGLI ALBANESI (Hora e Arbëreshëvet)

Arrivati in questo curioso angolo di Sicilia non si può fare a meno di notare la doppia lingua delle insegne. L’italiano (è ovvio, direte), e un idioma antico: albanese pre-ottomano. Gli anziani della piazza lo parlano con tanta naturalezza che viene da pensare a un dialetto siculo.

[Guida completa ai cannoli siciliani superstar dell’estate]

Ma un dialetto non è. È la lingua che non parlano più neanche in Albania, ormai, ma in questo posto sì, e da seicento anni. Per i residenti è la lingua più dolce del mondo.

Quanto ai cannoli, loro restano cannoli in tutte le lingue (menomale), e andarsene a Piana senza mangiarli, significa non esserci stati.

Il profumo che si respira nella prima piazza, presidiata dagli anziani del paese e da un nugolo di moto parcheggiate, non dà adito a dubbi: è strutto fritto, è il profumo dei cannoli siciliani fatti in casa.

Nella piazza infatti c’è il laboratorio dell’ExtraBar, il primo bar che s’incontra a Piana, ma identico profumo arriva dal bar Cuccia, dal bar Di Noto, dall’Antico bar dello Sport.

Nel laboratorio s’impastano le cialde con farina, strutto, vino e uovo nella giuntura. Alle estremità dei cannoli si trovano le enormi bocche colme di ricotta setacciata con zucchero e miele. La ricotta è locale, proviene dai pascoli dell’unico monte che si vede dal centro del paese alzando lo sguardo.

Ne vengono fuori cannoli dal peso medio di 180 grammi, ma che, credeteci, possono raggiungere anche due chili.

Il costo varia con il peso. Spendete comunque a cuor leggero perché come si dice a Palermo “beddi i cannola di cannaluari, e biniditti su spisi li dinari.”

GIUDIZIO FINALE

Vince Piana degli Albanesi. Senza discussioni.

I cannoli di Dattilo hanno un aspetto irresistibile, gli snob che storcono la bocca se la ricotta è troppo dolce e il fritto della scorza marcato, li preferiscono. È paradossale, visto che parliamo di cannoli, ma sono per chi è misurato anche negli eccessi.

[Non sono disposta a discutere la schiacciante superiorità della pasticceria siciliana]

Ma non c’è snob che tenga. Fritto e dolcezza sono requisiti dei cannoli siciliani autentici e fatti a regola d’arte. Per questo preferiamo i cannoli di Piana. Okay, chiamatela passione per il fritto, insana e un po’ kitch, ma che dà molto piacere.

Come la farcia di ricotta da pasticceria, della cui dolcezza, come tutti i kitschisti, un po’ ci vergognamo. Ma come si gode!


Olio extravergine in Sicilia: la classifica dei migliori 20

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Vi potrei annoiare a lungo parlando di terroir e cultivar autoctone, di come l’olio sia ormai una ricchezza universalmente riconosciuta per la Sicilia, dei numerosi premi ricevuti dagli extravergine dell’isola

Ma se volete capire perché l’olio di questa terra viene considerato tra i migliori del mondo, le ragioni vanno cercate nel legame con i siciliani, un rapporto di convivenza intimo, quasi filiale.

[Saper scegliere l’olio d’oliva]

Non si può immaginare la Sicilia senza ulivi, come non si possono immaginare siciliani indifferenti se qualche goccia d’olio cade per terra. Se cade una bottiglia poi, non ne parliamo proprio: un segno infausto da scongiurare con l’aggiunta di un pizzico di sale (che non basta mai).

Se il legame con i siciliani resta lo stesso da secoli –immutabile– è l’olio a essere cambiato. In meglio ovviamente. Grazie al moltiplicarsi di attenzioni e all’arrivo di nuove tecniche in ogni fase della produzione, che ne esaltano la qualità ormai sartoriale con il vantaggio di prezzi giusti.

Come si fa un grande olio

1) CENTRARE IL PERIODO DELLA RACCOLTA

E’ la differenza principale con il passato: il contadino siciliano cercava di raccogliere le olive quando erano molto mature, in modo da ricavare quanto più olio possibile per utilizzarlo in casa.

Oggi si è capito che, nonostante la resa sia molto inferiore, l’olio di olive più acerbe che mature garantisce sentori gradevoli e complessi.

[Extra vergine d’oliva: come distinguerlo da un olio che non lo è]

Senza essere estremi però. La raccolta troppo anticipata, di recente un totem per i produttori avidi di vincere i concorsi di settore, porta a oli molto apprezzati durante i panel d’assaggio ma di fatto inutilizzabili in cucina.

2) MOLIRE IL PRIMA POSSIBILE

Una volta stabilito il periodo giusto per la raccolta, possibilmente fatta a mano, bisogna correre al frantoio per evitare i processi ossidativi già in atto nell’oliva quando è ancora sulla pianta. La molitura (fuoriuscita dei succhi dalle olive) va fatta in giornata o al massimo il giorno dopo.

A fare la differenza è anche la grandezza dei contenitori per il trasporto delle olive. Le cassette piccole garantiscono alle olive un trattamento più dolce.

3) UTILIZZARE FRANTOI A DUE FASI

Il passaggio dalla molitura tradizionale a quella moderna ha apportato grandi miglioramenti, consentendo alle olive contatti sempre più brevi con le alte temperature.

[Cucinare con l’olio extravergine d’oliva è uno spreco, dice la scienza]

Il sistema di molitura più avanzato è quello a 2 fasi, che non prevede aggiunte d’acqua in modo da preservare i polifenoli, che sono idrosolubili, e mantiene intatte le parti aromatiche di maggior pregio. L’olio è estratto alla temperatura massima di 27°, per poi essere conservato al riparo dai processi ossidativi saturando i silos di accaio con gas inerti come l’azoto o l’argon.

Bottiglia olio - Azienda Agrestis

DOP, IGP, BIO, COME DISTRICARSI TRA LE CERTIFICAZIONI

Le Dop in Sicilia sono otto: “Valli Trapanesi”, “Val di Mazara, la DOP “Monte Etna”, la DOP “Valle del Belice”, la DOP “Valdemone” e infine la DOP “Monti Iblei” con le sue otto sottozone.

Ma ci si deve affidare sempre e comunque alle Dop? La risposta, almeno per l’olio siciliano, è no. Se da un lato le Dop garantiscono certezza sulla provenienza delle olive, sulle cultivar e sulle tecniche di produzione, dall’altro sono numerosi gli oli di gran pregio che non rientrano tra le Dop per scelta dei produttori, diffidenti delle certificazioni in genere, anche a causa degli esorbitanti costi aggiuntivi.

Basti pensare che nel 2013, veniva certificato solo l’1% della produzione di olio nella zona Dop Monti Iblei del ragusano.

Miglior sorte, sebbene esista da soli due anni, sembra avere l’IGP Sicilia. Pur essendo esteso a tutto il territorio siciliano è garanzia di provenienza certa, e solo da cultivar autoctone dell’Isola.

LA CLASSIFICA

È la classifica dei 20 migliori oli siciliani del 2017, a prescindere dalle certificazioni.

Con un’avvertenza: si tratta di extravergine il cui costo va dagli otto ai venti euro per mezzo litro, da usare con materie prime, crude o cotte, che con l’olio si esaltano, si insaporiscono.

20. Tutto Tonda di Miccione | La tonda srl

Via Piave 41-43, Buccheri (Sr)

Olio Tutto Tonda

Daniele Miccione è il produttore di Tuttotonda, olio 100% Tonda Iblea vivificato da amaro leggero e piccante in uscita, e con l’unica pecca del costo elevato.

Giornalista Rcs, inventore della Gazza Golosa, residente a Milano ma di origini siciliane, ha fiutato il buono dell’isola grazie allo sguardo lucido di chi ne vive al di fuori.

Qualche collega siciliano dallo spiccato senso pratico lo descrive come uno che fa troppe filosofie, altri, bonariamente, lo hanno ribattezzato Daniele Fuoco, per via del bell’evento gastronomico che organizza tra i boschi di Buccheri, piccolo comune nell’interno della provincia di Siracusa diventato un importante centro dell’extravergine siciliano.

[Fuoco! Food Festival: cosa vi siete persi se non siete venuti]

In realtà l’idea dell’olio nasce dal fratello Davide, che coinvolge Daniele nel progetto: 9 ettari di uliveti secolari in zona Buccheri, a partire da seicento metri, posti in una zona chiamata ‘Valle dell’olio’ o Stritta poiché ripida.

La raccolta avviene a mano a partire dal 1 ottobre. Le olive vengono portate in giornata in un frantoio della zona: Team 4×4.

Dove si compra: online.
Cultivar: Tonda Iblea 100% .
Zona di produzione:: Buccheri.
Prezzi: 20 euro la bottiglia da 500 ml.

19. Biologico | Frantoio Polizzi

Via Salvatore Averna s.n., Caltanissetta

Olio Extravergine Polizzi

Sei ettari di proprietà, una miscela azzeccata di Nocellara dell’Etna, Tonda Iblea, Nocellara messinese e in minima parte Carolea. La raccolta avviene mediante procedure meccanizzate tra gli ultimi giorni di ottobre e i primi di novembre, perché la zona non scoscesa permette la posa dei teli, su cui cadono i frutti a seguito di un leggero scuotimento dell’albero.

Olio non troppo energico, con amaro e piccante ben allineati, dall’intensità media e il sapore delicato.

Dove si compra: online, in azienda .
Cultivar: Nocellara dell’Etna, Tonda Iblea, Carolea.
Zona di produzione:: Caltanissetta.
Prezzi: 12 euro la bottiglia da 500 ml.

18. Tereo Dop | Team 4×4 srl

C.da Piana s.n., Buccheri (SR)

L’olio Tereo è un monovarietale da tonda iblea, prodotto in zona Buccheri, sottozona Monte Lauro, da uliveti di proprietà per un totale di 10 ettari, e da frutti acquistati di cui l’azienda segue la raccolta a mano.

[Guida all’olio: quali usare per fritture, sughi e insalate]

Le olive vengono raccolte all’inizio della loro invaiatura (maturazione), l’estrazione dei succhi avviene in giornata nel frantoio aziendale con sistema di ciclo continuo (i macchinari sono collegati in continuità tra loro) a bassissima temperatura. L’olio ottenuto viene lasciato decantare naturalmente.

La produzione del 2017 è di 27 mila litri, la bottiglia da 500 ml. costa 12 euro e 50.

Dove si compra: Online.
Cultivar: Tonda Iblea.
Zona di produzione: Buccheri.
Certificazione: D.O.P. Monti Iblei, sottozona Monte Lauro.
Prezzi: 12,50 euro la bottiglia da 500 ml.

17. Zènia | F.lli Mangano

Via Cavour 59, Carlentini (Sr)

Olio Zenia

Contadino, cervello fino. Si dice in Sicilia di chi, pur immerso nella vita tra i campi, ha la raffinatezza d’ingegno necessaria per essere lungimirante e al passo con i tempi.

I Mangano sono due fratelli e un nipote, gente semplice ma perspicace. Non intendono cambiare idea su due punti:

1) Olio non filtrato dopo la spremitura delle olive, ma travasato;
2) Etichetta sempre uguale, un po’ datata, che non insegue mode fugaci.

Olio bio ma non Dop per scelta aziendale, prodotto in zona Carlentini, su nove ettari e 2000 piante. La raccolta avviene a partire da metà settembre e continua a ottobre. Diecimila litri la produzione del 2017. Il costo è di 9 euro al litro.

Dove si compra: online, in azienda.
Cultivar: Nocellara Etnea.
Zona di produzione: Carlentini.
Prezzi: 9 euro la bottiglia da 500 ml. 

16. Olio Extravergine di oliva | Az. Agricola Busulmona

Contrada Busulmone, Noto (Sr)

Olio Busulmona

Dop Monti Iblei ottenuta da olive nocellara etnea e moresca, una varietà autoctona siciliana diffusa principalmente nelle zone centrali e orientali dell’isola che genera oli morbidi, dal fruttato leggero, con amaro e piccante in perfetta sintonia.

La sottozona è quella della Val Tellaro che interessa le colline sud-orientali dei Monti iblei. La raccolta avviene in maniera semimanuale con l’aiuto di agevolatori meccanici.

Dove si compra: online, botteghe specializzate.
Cultivar: Tonda Iblea 100%.
Zona di produzione: Noto (Sr).
Certificazione: D.O.P. Monti Iblei sottozona Val Tellaro.
Prezzi: 8,5 euro la bottiglia da 500 ml. 

15. Donna Anna | Azienda Milio

Contrada Ponte Naso, Naso (Me)

Donna Anna - Don BAsilio - Olio

La storia di questa azienda è una storia di eredità, in Sicilia meglio nota come la roba. Così Donna Anna è l’olio che proviene da due ettari coltivati in territorio Ficarra, provincia di Messina, che la signora Anna lasciò in eredità ai quattro figli, gli attuali titolari dell’azienda Milio.

La varietà é la minuta, il cui nome fa intuire le piccole dimensioni del frutto e la modesta resa. La raccolta avviene entro fine ottobre, con una produzione del 2017 bassa a causa del caldo.

Don Basilio, olio prodotto dalla varietà Verdello, proviene dal terreno ereditato dal padre, Basilio appunto. Gli uliveti, posti su Ponte Naso, zona marina, fanno da frangivento per proteggere gli agrumeti.

La raccolta delle olive parte da qui, proprio perché la maturazione del frutto è leggermente anticipata. Più robusto del primo, dà il meglio se abbinato ai legumi.

Dove si compra: Online, da NaturaSì, in azienda.
Cultivar: Minuta 100%: .
Zona di produzione: Ficarra.
Prezzi: 12 euro la bottiglia da 500 ml.

14. Milleanni | Donnafugata Soc. Agr.

Via Sebastiano Lipari 18, Marsala (Tp)

Olio Milleanni - Donnafugata

Tre ettari di ulivi, per un’azienda del vino, lanciata con il nome Donnafugata nel 1983.

Gli uliveti, tutte piante sui 50 anni di età media, si trovano nella zona sud-occidentale dell’isola, nell’area della Valle del Belìce, in particolare negli appezzamenti di Mazzaporro, Pandolfina e Predicatore.

[Olio o burro, la parola allo chef]

Una miscela di cultivar Nocellara del Belìce, Biancolilla, Cerasuola e Pidicuddara, specie quest’ultima aggiunta nel 2014, poco diffusa, che prende il nome dal pidicuddu, il picciolo che lega il frutto al ramoscello.

La raccolta avviene tra metà ottobre e i primi di novembre, all’inizio della maturazione, quando si ritiene che l’accumulo dei benefici polifenoli sia al massimo. Piacevole e morbido alla degustazione, vivace con amaro e piccante in armonia.

Dove si compra: Online, in azienda.
Cultivar:: Nocellara del Belice, Biancolilla, Cerasuola e Piricuddara.
Zona di produzione: Valle del Belice.
Prezzi: 13 euro la bottiglia da 500 ml .

13. Sant’Oliva | Quignones

strada statale 123 km. 31, Licata (Ag)

Olio Sant'Oliva - Quignones

È una miscela di Biancolilla, Nocellara e infine Coratina, cultivar molto ricca di polifenoli. Da sola determinerebbe amaro e piccante troppo spiccati, ragione per cui viene equilibrata nella ricerca di un’armonia finale con Biancolilla e Nocellara.

La raccolta delle olive, effettuata nelle campagne di Licata, nella Contrada dedicata a Sant’Oliva, avviene tramite abbacchiatori, attrezzature che accarezzano i rami molto delicatamente, e la molitura in giornata. La decantazione (il processo che permette alle particelle in sospensione di depositarsi sul fondo) avviene in modo naturale per due mesi dentro silos di acciaio inox.

Le sue caratteristiche si sposano bene con le seppie arrostite condite solo con un filo di olio e un ciuffo di menta.

Dove si compra: Online, in azienda.
Cultivar:: Biancolilla, Nocellara, Coratina.
Zona di produzione: Licata.
Prezzi: 8 euro la bottiglia da 500 ml.

12. Particella 34 | Az. Agr. Pianogrillo

Contrada Pianogrillo s.n., Chiaramonte Gulfi (RG)

PArticella 34 - Olio Pianogrillo

Lorenzo Piccione è un personaggio irrequieto, un gastronomo appassionato. Discende da una famiglia di nobili siciliani e la sua tenuta di Chiaramonte Gulfi è oltremodo affascinante, in particolare il casale arredato con mobili di antiquariato in perfetto stato e divise militari appartenute alla famiglia.

Se il mondo di ieri, quello dell’olio si intende, dava certezze e vedeva Piccione nel ruolo di agitatore, oggi quel mondo non lo rappresenta più. Meglio procedere da soli, meno in vista ma rispettando le proprie convinzioni.

Particella 34 rappresenta il cru dell’olio di questa azienda, interamente prodotto da olive della particella catastale 34, un terreno calcareo argilloso nella zona detta “La cava della donna Agnese”. La raccolta manuale avviene dai primi di ottobre fino a tutto novembre mentre la molitura viene effettuata nel frantoio aziendale a tre fasi.

Dove si compra: online, botteghe specializzate.
Cultivar:: Tonda Iblea 100%.
Zona di produzione: Chiaramonte Gulfi.
Prezzi: da 12 a 15 euro la bottiglia da 500 ml.

11. Bio | Val Paradiso

S.S. 410 KM 19 Uscita Calastra, Naro (Ag)

Diodoros Olio - Val Paradiso
Nasce nel 1980 a Naro e prende il nome dalla contrada Val Paradiso.

Un’azienda impegnata a diffondere la cultura dell’olio tra oneri e onori come ad esempio prendersi cura degli ulivi nel Parco Archeologico della Valle dei Templi.

Il risultato è il Diodoros, l’olio dedicato a Diodoro Siculo, storico greco di Agyrion (Agira), prodotto da ulivi secolari saraceni tra il Tempio di Giunone, il Tempio della Concordia e i resti dell’antica Akragas.

Oltre 100 ettari di uliveti in totale, novantamila litri di olio imbottigliato. La raccolta del Bio avviene tra ottobre e novembre con spremitura delle olive entro 12 ore. La produzione nel 2017 è stata di 6000 litri.

Olio Bio - Azienda Val Paradiso

Dove si compra: online, in azienda, Eataly.
Cultivar: Biancolilla.
Zona di produzione: Agrigento.
Prezzi: 8,50 euro la bottiglia da 500 ml. 

10. Mandranova Nocellara | Az. Agr. Mandranova

SS115 Km 217, Palma di Montechiaro (Ag)

Mandranova olio

È opinione comune che il colore dell’olio poco dica della sua qualità, non a caso nei panel d’assaggio si usa il vetro scuro per impedire che la vista del colore condizioni il giudizio dell’assaggiatore. Sia come sia, chi ama le suggestioni viene affascinato dall’olio dai riflessi verdi. Bene, eccovi l’olio più verde di questo panel d’assaggio.

[Olio extravergine d’oliva del supermercato: prova d’assaggio]

I sentori di erba fresca, carciofo e pomodoro si abbinano bene con la pasta alla carrettiera cucinata alla maniera licatese cioè con l’aggiunta del pomodoro sbollentato.

Dove si compra: Azienda, Online, botteghe specializzate (Sapor d’olio a Roma).
Cultivar: Nocellara del Belice.
Zona di produzione: Palma di Montechiaro.
Prezzi: 11 euro la bottiglia da 500 ml.

9. Grottafumata | Az. Agr. Cutuli Mauro

Contrada Grottafumata sn, Randazzo (Ct)
Olio Grottafumata

Piccola produzione sul versante nord dell’Etna, in zona Randazzo, per un totale di quasi 8 ettari di uliveti. La brucatura (raccolta a mano delle olive) avviene a fine ottobre con una produzione di appena 3.500 litri. L’estrazione dei succhi dalle olive viene effettuata entro 15 ore.

Il giovanissimo produttore, Mauro Cutuli, vorrebbe saperne una più del diavolo. Nel frattempo va contro la regola, e ci azzecca pure, scegliendo di sostituire il vetro alla piccola latta, con una confezione naif che riproduce gli elementi naturali che difendono gli ulivi della sua campagna.

Considerando l’imminente arrivo della primavera, l’abbinamento ideale per quest’olio di Nocellara dell’Etna è con il macco di fave fresche e il finocchietto selvatico dell’Etna.

Dove si compra: Online, nelle botteghe specializzate.
Cultivar:: Nocellara Etnea.
Zona di produzione: Randazzo (ct).
Prezzi: 14 € per la bottiglia da 500 ml.

8. Titone | Az. Agricola Titone

Via Piro 68, Loco Grande (TP)

Farmacisti dal 1836, proprietari terrieri dal 1936. Nel podere dei Titone un tempo si coltivava di tutto, incluse le viti da cui si ricavava il Marsala. Poi la trasformazione in uliveti e, primi in Sicilia, in controtendenza rispetto al periodo, la scelta della coltivazione bio.

Le olive del Biologico Dop Valli Trapanesi sono raccolte a mano e molite entro 6 ore nel frantoio aziendale a ciclo continuo provvisto di impianti di azoto per lavorare in assenza di ossigeno.

Il risultato è un olio pieno, dal colore verde con riflessi dorati e sentori molto evidenti di pomodoro fresco. All’assaggio amaro e piccante, assai decisi entrambi, convivono in equilibrio perfetto che ben si concilia con la tartare di tonno.

Dove si compra: In azienda, online.
Cultivar: Cerasuola – Nocellara del Belice 95%, Biancolilla 5%.
Zona di produzione: Trapani.
Certificazione: D.O.P. Valli Trapanesi.
Prezzi: 14 euro la bottiglia da 500 ml.

7. Geraci | Oleificio Geraci

Contrada Biggini s.n., Partanna (Tp)

Olio Geraci

Nocellara del Belice, frantoio a due fasi (cioè a ciclo continuo) e estrazione a freddo (la temperatura di trasformazione dell’olio), tutto scritto in etichetta e fatto davvero: la varietà autoctona del Belice e la ferma volontà di produrre grandi oli come risultato di una molitura certosina, sono caratteristiche dell’azienda Geraci, nata nel 1925.

Il gusto di quest’olio ricavato da olive tondeggianti come nocciole, risulta morbido, ben sfaccettato e vibrante, con un lungo finale in cui piccante e amaro dialogano in armonia. Al naso sensazioni di erba tagliata e mela verde, in bocca mandorla amara sul finale.

Dove si compra: Online, in azienda, Eataly.
Cultivar: Nocellara del Belice.
Zona di produzione: Valle del Belìce.
Prezzi: 11 euro la bottiglia da 500 ml.

6. Castel di Lego Oro | Frantoi Galioto

Ronco D’Aquile 1, Ferla (Sr)

Quella di Giovanni Galioto, per sua stessa ammissione, è la classica storia di chi a scuola non brillava e si faceva spesso tirare le orecchie.

Tira oggi e tira domani, esce fuori un frantoio premiato in continuazione e ormai punto di riferimento per la zona di Ferla, nel siracusano. L’olio di punta è il Castel di Lego Oro, DOP monovarietale tonda iblea della sottozona Frigintini, con raccolta che avviene fra il 16 e il 20 ottobre. Mezzo litro costa 9 euro.

Dove si compra: Online, nei negozi specializzati.
Cultivar: Tonda Iblea 100%.
Zona di produzione: Ferla (Sr).
Certificazione: D.O.P. Monti Iblei sottozona Frigintini.
Prezzi: 9 euro la bottiglia da 500 ml.

5. Zahara | Oleificio Guccione

Contrada Ponte Biviere, Chiaramonte Gulfi (Rg)

Zahara - Guccione

E’ una di quelle volte in cui etichetta e nome rappresentano bene il prodotto, un olio monocultivar spremuto da tonda iblea. Gli arabi con il nome Zahara intendevano la zagara, il fiore d’arancio delle promesse spose. Nel mondo dell’olio siciliano è il velo di fiori bianchi che ricopre la chioma degli ulivi, promessa di una buona annata.

[Olio extravergine d’oliva biologico del supermercato: prova d’assaggio]

Le olive sono raccolte a mano appena mature, e spremute dopo poche ore con l’ausilio di un moderno impianto aziendale.

Si sposa bene in genere con le zuppe di legumi, ma se volete sperimentare un abbinamento territoriale provatelo con le fave alla «trappitara» (trappitu in siciliano significa frantoio), ricetta di grande autenticità molto amata dallo chef stellato Ciccio Sultano.

Dove si compra: Online, in azienda.
Cultivar: Tonda Iblea 100%.
Zona di produzione: Chiaramonte Gulfi .
Prezzi: 14 euro la bottiglia da 500 ml.

4. Le case di Lavinia | Vernèra

Via Umberto 21/23, Buccheri (Sr)

Sembra un romanzo la storia di questa azienda che inizia quando il nonno degli attuali proprietari, ancora giovane ma convinto di essere prossimo alla morte, ritorna dall’America in Sicilia come suo ultimo desiderio, portando con sé moglie e figlia.

L’inizio è drammatico ma il lieto fine è dietro l’angolo. Per mantenere la famiglia l’emigrato di ritorno acquista un terreno con gli ulivi, destinato a ingrandirsi e ingrandirsi ancora, prima con lui che vivrà a lungo, e ancora di più quando il figlio, rispettato medico del paese, acquista uno, due, tre, di quei ‘fazzuletti i terra’ che gli venivano proposti.

Il legame è assoluto: con la storia di famiglia e ancora una volta con la cultivar tonda iblea. In particolare quella della sottozona Monte Lauro, un ex vulcano che conferisce all’olio caratteristiche uniche.

Olio Terre di Vito - Azienda Vernera

Dove si compra: Online.
Cultivar: Tonda iblea 100%.
Zona di produzione: Buccheri.
Prezzi 15 euro la bottiglia da 500 ml.

3. Primo | Frantoi Cutrera

Contrada Piano D’Acqua 71, Chiaramonte Gulfi (Rg)

Primo - Frantoi Cutrera

La miriade di contrade che prima di giungere a Chiaramonte Gulfi raddoppiano le dimensioni del territorio, sono organizzate per il vivere quotidiano, con il bus che sale e scende, la scuola, la chiesa e, ovviamente, gli alberi di ulivo.

Nella zona le tante indicazioni di frantoi e oleifici testimoniano l’abbondanza di uliveti, fino a quella che conduce ai frantoi Cutrera: Piano dell’ Acqua.

Tra i primi a usare il frantoio a due fasi, diventato grazie alla loro abilità quello di riferimento della zona e per tanti produttori della Sicilia orientale, oggi sono personaggi di spicco nella scena dell’olio siciliano.

L’olio Primo è fatto solo con olive tonda iblea raccolte dalle loro proprietà. Uliveti secolari, sulle colline di Chiaramonte Gulfi, rivolti a sud, da agricoltura biologica. La raccolta avviene a mano tra fine settembre e la prima settimana di ottobre. Un olio corposo, dalla fortissima identità, con un aroma di pomodoro verde tipico della varietà Tonda Iblea che rimane impresso a lungo nel palatodi chi lo assaggia.

Da abbinare alle fave secche, gli scampi e altri ingredienti che non soffrono la presenza di un olio molto fruttato come questo.

Dove si compra: in azienda, Eataly, nei migliori ristoranti siciliani.
Cultivar: Tonda Iblea 100%.
Zona di produzione: Chiaramonte Gulfi.
Certificazione: D.O.P. Monti Iblei, sottozona Gulfi.
Prezzi: 14 euro la bottiglia da 500 ml .

2. Cherubino | Az. Agr. Terraliva

C.da Zocca 96010 Buccheri (SR)

Cherubino - Terraliva

Un olio di grande personalità questo prodotto nelle campagne di Buccheri da Tino Cavarra, ex imprenditore edile, folgorato sulla via dell’extravergine. Si definisce un assolutista, camurriusu, accentra su di sé la produzione pur di fare tutto come si deve, ignorando anche la scorciatoia più insignificante.

Potrebbe pure sembrare tracotante, ma solo a chi questo olio così strepitoso non lo ha mai provato.

La raccolta manuale avviene a fine settembre quando l’oliva è ancora verde, ma il periodo può variare di anno in anno a seconda di temperature e precipitazioni. Nel 2017 ne sono stati prodotti 6000 litri.

E’ un olio monovarietale da Tonda Iblea dal fruttato medio che esalta bene il sapore dei crudi, ma ha bisogno di olive dal sapore deciso. L’abbinamento perfetto è allora con il carpaccio di baccalà.

Dove si compra: Online, in azienda, Negozi Bio.
Cultivar:: Tonda Iblea 100%.
Zona di produzione: Buccheri (Sr).
Certificazione: D.O.P. Monti Iblei sottozona Monte Lauro.
Prezzi: 16-18 euro la bottiglia da 500 ml .

1. Bell’Omio | Azienda Agrestis

Via Sabauda 86A, Buccheri (Sr)

Agrestis è l’azienda che ti aspetti di trovare dietro un olio siciliano. Ha le giuste dimensioni per rivolgere lo sguardo ai campi da un lato e dall’altro all’evoluzione dei metodi e dei gusti, umiltà di base, prospettive ambiziose senza essere mai megalomani.

Due soci, di cui uno scomparso di recente, ancora molto giovane, e un amore sconsiderato per la tonda iblea, cultivar onnipotente, che regala agli oli profumi esuberanti, adatta anche come oliva da mensa.

Il Bell’Omio è un olio dal colore verde intenso con riflessi dorati. I sentori di basilico e pomodoro sono evidenti al naso ma è il sapore a sorprendere per personalità, con quel fruttato medio e l’equilibrio armonioso tra amaro e piccante. Abbinamenti perfetti sono l’insalata di arance, il cipollotto fresco, il prezzemolo e il peperoncino.

L’olio Nettare Ibleo della stessa azienda, situata tra i 600 e i 700 metri, con 60 ettari e 12.000 ulivi, appaga palati ancora più esigenti, che all’olio chiedono fruttato e sfumature raffinate con sentori erbacei spiccati e di pomodoro di media maturità.

Vale la pena ragalarsi il piacere del migliore abbinamento in assoluto: il pane caldo.

Nettare Ibleo - Olio Agrestis

Dove si compra: online.
Cultivar:: Tonda Iblea 100%.
Zona di produzione: Buccheri.
Prezzi: 16 euro la bottiglia da 500 ml. 

[CREDITI: FOTO ALFIO BONINA]

Sarde a beccafico: ricetta autentica

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Le cose dove sono sono, e lì le vogliamo lasciare.

In passato non abbiamo avuto remore ad attribuire a Palermo la paternità della pasta con le sarde, nessuna esitazione anche a riconoscere la schiacciante superiorità della cassata siciliana preparata nel capoluogo siciliano.

Ma sull’origine delle sarde a beccafico —amici palermitani fatevene una ragione— nutriamo più di un dubbio. Nonostante la ricetta palermitana sia più conosciuta rispetto alla versione catanese, diversa negli ingredienti, nella cottura, persino nella forma finale, e nonostante i palermitani se ne facciano gran vanto (come al solito).

[Guida completa alla pasta con le sarde approvata da Montalbano]

Vediamo un pò: il piatto è un omaggio all’uccelletto buongustaio, il beccafico appunto, ghiottissimo di fichi maturi.

PALERMO

A Palermo la ricetta prevede una sola sarda arrotolata o a barchetta. Facevano così nelle tavole povere per imitare prelibate pietanze nobiliari, si fa così ancora oggi. Del resto, l’atteggiamento del nobile è coltivato dai palermitani più ancora del cibo nobile.

CATANIA

A Catania si rappresenta l’uccelletto nel momento più vispo, cioè quando becca il fico. Anche in questo caso sembra esserci una spiegazione: il senso dei catanesi per la grande abbuffata, il piacere di riempirsi la pancia. Non a caso, la ricetta prevede due sarde, perchè con una sola: chi becca, e chi fa il fico?

[Sicilia: i 25 migliori ristoranti del 2017]

Chiarita la differenza, nella speranza di risollevare la sarda palermitana dalla sua solitudine, procediamo preparando la più allegra (e autentica) ricetta catanese.

Sarde a beccafico

Ingredienti:

— 1 chilo di sarde fresche
— 100 grammi di pangrattato
— 100 grammi di pecorino
— un trito di aglio e prezzemolo
— 5 uova sbattute (tre per la farcia e due per passare nell’uovo le sarde)
— 100 grammi di farina bianca
— una scodellino di aceto forte
— olio di oliva
— sale e pepe

Preparazione:

Acquistate un chilo di sarde freschissime. La primavera è il periodo giusto.

Privatele della testa e della lisca con delicatezza, dal basso verso l’altro. Se non siete di quelli che ‘il pesce me lo pulisco da solo’, fatele deliscare dal pescivendolo di fiducia, anche per evitare che l’odore vi resti tra le mani per una settimana.

Mettete le sarde a macerare nell’aceto rosso in modo che copra del tutto i pesci. Fatelo ora, mentre leggete. Noi vi aspettiamo.

Sarde beccafico

Il bagno nell’aceto serve a eliminare le squame, che si scioglieranno in maniera naturale e delicata, senza torturare le carni. Serve inoltre a insaporire le sarde, attenuandone il sapore selvaggio.

A conti fatti, l’ammollo deve durare fino a quando le sarde non diventano bianche, venti minuti circa, massimo mezz’ora, ma non deve andare oltre, altrimenti il pesce si sfalda del tutto.

Preparate il composto. Sbattete 3 uova, insaporite con sale e pepe, quindi unite il trito di prezzemolo e aglio e il pangrattato. Aggiungete il pecorino, se non amate i sapori troppo forti sceglietene uno non troppo stagionato.

Lavorate il composto e formate delle polpettine allungate. Devono avere la stessa forma della sarda aperta, “a linguata”, ma più strette ai bordi e ben spesse, in modo da formare la pancia delle sarde a beccafico.

A questo punto scolate le sarde.

Prendetene una e fatela aderire nella mano, poggiate la polpettina e chiudete con l’altra sarda “a chiappa”, (o a la clap se volete bullarvi di conoscere l’antico provenzale) cercando di sigillare i bordi più che potete, ma senza fare drammi se non ci riuscite: l’uovo e la panatura vi aiuteranno a chiudere le sarde come si deve.

[Guida per comprare e mangiare alla Pescheria di Catania]

Quanto alle code, se siete pazienti e avete la fissa di presentare bene i vostri piatti, fate in modo che coincidano una sull’altra, visto che la coda del beccafico una è.

Sbattete le uova e procedete alla panatura come per la classica cotoletta. Farina o pangrattato?

Il pangrattato viene usato in diverse ricette di cucina siciliana, ma in questo caso userete la farina, avendo cura di panare, oltre fronte e retro, anche le parti laterali delle sarde.

Sarde a beccafico, la panatura

Fate friggere in abbondante olio extravergine d’oliva caldo per pochi minuti. Salatele.

Potete servirle calde o fredde.

Varianti

Si assiste spesso, di recente, all’aggiunta nella ricetta catanese di uva passa e pinoli, ingredienti della versione palermitana che poco hanno a che fare col classicocondimento alla siciliana, che ha i suoi baluardi in tre ingredienti: pecorino, uova e mollica. Se aggiunta deve esserci, allora meglio quella salata di olive verdi e capperi.

[La guida ai migliori arancini di Catania]

Altra intromissione, anzi sostituzione arbitraria: al posto delle sarde i masculini (le alici), considerati meno grassi e più gustosi. Ma date le piccole dimensioni ottenere lo stesso risultato è molto complicato. Le sarde a beccafico sono un secondo piatto e non un antipasto: l’utilizzo delle sarde è più coerente con una portata ricca e sostanziosa.

Mangiare le sarde a beccafico a Catania

La Siciliana

I ristoranti tradizionali e intramontabili, con le pareti in legno tappezzate dai piatti del buon ricordo di tutta Italia, esistono ancora, per fortuna.

A La siciliana, le tendine gialle a misura delle piccole vetrate concedono intimità e protezione dal caos della circonvallazione. Il classico ristorante che deve restare com’è, immobile nel tempo, senza cedere a mode o minimalismi.

Servizio disinvolto e comunque corretto, la cucina di formazione è amata dai nonni che si portano i nipoti in attesa che, una volta cresciuti, ricambino il favore.

Il locale ha fatto la storia della ristorazione catanese, brevettando piatti che ne sono diventati il simbolo, uno per tutti il leggendario ripiddu nivicatu. Ancora oggi, a cinquant’anni di distanza, La Siciliana fa sempre il pienone, nonostante i prezzi non proprio accessibili.

[30 piatti che piacciono a Montalbano]

Nel menu sono sempre presenti le sarde a beccafico, nella versione personale del titolare, il signor La Rosa, con aggiunta di olive verdi e capperi nel ripieno. Piatto del buon ricordo di trent’anni fa, vengono accompagnati allora come oggi da una salsa ai peperoni che dona freschezza alla pietanza.

Tra i dolci, tutti buoni, vi consigliamo la crostata con crema e fragole e la classica panna cotta.

Tortino di Alici

Da Aldo

Troppo demodè per diventare un indirizzo cult, è tra le ultime vere trattorie di Catania.

Accanto alla popolare fera ‘o luni, accoglie i clienti con una foto invecchiata del titolare e una porta che introduce a ripidi scalini, e finalmente alla sala, rustica, con le pareti color frassino.

Trattoria da Aldo - Catania

È frequentato da clienti devoti, non semplicemente affezionati, che chiedono a Aldo di preparare un piatto sostanzioso adatto a loro. Magari il “solito” ma a volte anche la novità del giorno. Qui infatti tutto è fuori menu perché il menu non esiste.

La cucina è casalinga, la pasta fin troppo, si possono scegliere le sarde a beccafico fritte o fatte arrosto, ma in questa caso Aldo vi chiederà se fate la dieta, siete avvisati. Prezzi al buio ma non sconvenienti, come la ‘mappina’ che di solito il titolare porta sulla spalla destra.

Consigliati i secondi piatti, tutti buoni, compresi quelli cucinati al momento. Tra i dolci sono da preferire le pere al forno con vino cotto. Dolce da stella Michelin.

INFORMAZIONI

Ristorante La Siciliana
Viale Marco Polo 52/a
CATANIA

Telefono: 095 376400

Trattoria Da Aldo
Piazza Giuseppe Sciuti, 2
CATANIA

Telefono:095 311158
Apertura: solo a pranzo

Il Duomo di Ciccio Sultano, appena rinnovato, piatto per piatto

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Episodio numero 5 per “Il ristorante della settimana”, nuova serie che ogni weekend Dissapore dedica alle recensioni dei ristoranti.

“Dunque…” (dunque è l’intercalare usato nove volte su dieci da Franco Sultano detto “Ciccio” per iniziare, collegare o cambiare discorso).

Dunque —dicevamo— per chi non lo conoscesse —qualcuno non lo conosce?— Ciccio Sultano è lo chef proprietario del Duomo, 2 stelle Michelin, self-made man della cucina stellata partito come garzone di pasticceria e oggi alla testa di un piccolo impero a Ragusa Ibla, cittadina barocca “benedetta” dal successo televisivo del commissario Montalbano.

[Il ristorante della settimana: la serie]

[Il Duomo di Ciccio Sultano a Ragusa Ibla: astenersi vegetariani]

Da poco acquistati e ristrutturati i locali del palazzetto che dal 2000 ospita il ristorante —palazzo La Rocca, set dell’indimenticato “Divorzio all’italiana” di Pietro Germi— Sultano ha ritoccato anche il menu. Scopriamo insieme —dunque— com’è ora il Duomo, così chiamato perché a pochi passi dal Duomo di San Giorgio.

DESIGN E AMBIENTE

Il Duomo di Ciccio Sultano

Il progetto di Fabrizio Foti punta su un lusso misurato, all’insegna del “c’è ma non si vede”.

[Sicilia: i 25 migliori ristoranti del 2017]

Il problema dei condizionatori d’aria, noto agli habitué, che li obbligava a saziarsi di ghiottonerie siciliane irrigiditi da un microclima polare, è risolto. Adesso, oltre a colori, tessuti e carte da parati, la temperatura gradevole e uniforme contribuisce al comfort degli ospiti.

Il Duomo di Ciccio SultanoIl Duomo di Ciccio Sultano

Resistono le quattro piccole sale, con carte da parati multicolore e tavoli circondati da poltrone in pelle chiara, tranne nella sala rossa, dove la pelle è blu.

Il duomo di Ciccio SultanoIl Duomo di Ciccio Sultano

L’impatto visivo dà la sensazione di uno spazio più grande e ben illuminato, specie dalle lampade Tête-à-tête personalizzate, che accendono la bellezza delle portate di Sultano.

Ciccio Sultano - Davide Groppi

SERVIZIO

Il servizio resta istintivamente formale, ma gradevole. Al fianco dello chef nella vita, e come maître nel ristorante, c’è Gabriella Cicero, operosa e pragmatica. Vera responsabile secondo i “si dice” della recente accelerata imprenditoriale di Sultano, culminata nel 2015 con l’apertura de I Banchi, bistrot, panetteria e pasticceria sempre a Ragusa Ibla.

Il Duomo di Ciccio SultanoIl Duomo di Ciccio Sultano

Si punta poi sulla competenza di Antonio Currò, sommelier ambizioso che non disdegna il rischio di abbinamenti poco accademici.

CUCINA E PIATTI PROVATI

Il Duomo di Ciccio Sultano

Nel menu figurano 5 nuovi piatti della serie “Dominazioni”, uno studio di Sultano delle influenze lasciate sulle ricette locali da arabi, ebrei, romani e normanni.

[Sicilia: i 25 migliori ristoranti del 2016]

Se ne volete provare qualcuno, magari infilato nei vari menu degustazione, ditelo e sarete accontentati. Noialtri li abbiamo provati tutti in un percorso di otto piatti.

Volevo essere fritto

Un classicissimo. Il gambero non è finito in padella, anzi poggia —nudo e crudo— sopra il cannolo siciliano, costretto dal contatto con la scorza a rubare scorci di frittura.

Il Duomo di Ciccio SultanoIl Duomo di Ciccio SultanoIl Duomo di Ciccio Sultano - PomodoroIl Duomo di Ciccio SultanoIl Duomo di Ciccio Sultano -

Lo accompagna un pomodoro dall’intenso sapore di “astrattu” (concentrato) racchiuso in una gelatina di basilico, e da una serie di finger food ideati per ricordare la colazione di una volta: bignè con formaggio ragusano e acciuga, oliva con finto nocciolo, praline al foie gras con aceto balsamico e sgombro affumicato.

Scaccia ragusana

(Dominazioni siciliane, omaggio alla cucina ebraica)

Pane azzimo a triangoli conficcati in un gelato di formaggio ragusano, che a sua volta poggia su una sfera di salsa al pomodoro: tre consistenze diverse per interpretare la scaccia —tipica focaccia siciliana— con l’esagramma, simbolo dell’ebraismo.

[Ciccio Sultano one-man band. Angelo Di Stefano lascia il Duomo di Ragusa]

Un omaggio variopinto all’antico quartiere ebraico di Ragusa Ibla.

Il Duomo di Ciccio SultanoIl duomo di Ciccio Sultano - Scaccia Ragusana

Triglia maggiore di scoglio

(Dominazioni siciliane, dal De Re Coquinaria di Apicio)

Prezzo 35 euro

Il duomo di Ciccio Sultano - Triglia maggiore di scoglio

La cucina di Roma antica riprodotta seguendo le avvertenze di Apicio, autore del De Re coquinaria. Il porro è cotto sulle braci –e si sente–, la farina rustica che lega la salsa è fatta con un semplice mortaio. Accompagna il garum, salsa liquida ottenuta dalla fermentazione del pesce.

Il duomo di Ciccio Sultano - Triglia maggiore di scoglio

È un piatto ostico ma ben riuscito che, come altri, esprime l’attitudine giocosa presente in tutto quello che Sultano cucina, fossero anche le tradizioni più consolidate.

Tonno abbuttunato

(Dominazioni siciliane, due secoli arabi)

Prezzo 45 euro

Tributo al periodo di massimo splendore della cucina araba in Sicilia. Ricetta di Santa Flavia, borgo delizioso vicino a Palermo, con sugo di vitello, maionese di capperi e la cipuddata.

Il duomo di Ciccio SultanoIl duomo di Ciccio Sultano - Tonno abbuttunatu

Abbottonato cioè farcito di formaggio ragusano, e profumato con l’aglio fresco. Un piatto da mangiare intingendo il tonno nelle varie salse.

Gelato al tartufo

Passaggio stuzzicante con il gelato al tartufo, splendidamente abbinato al Marsala “Vecchio Samperi” De Bartoli dal sommelier Antonio Currò.

Il duomo di Ciccio Sultano

Il Timballo del Gattopardo

(Dominazioni siciliane, ricordo di Tomasi di Lampedusa)

Prezzo 45 euro

A lungo atteso arriva finalmente in tavola il timballo immortalato da Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo. E da chi lo vogliamo sfarzosamente architettato e cucinato questo timballo? Ma da Ciccio Sultano, che domande.

Il Duomo di Ciccio Sultano - Timballo del Gattopardo

Ce lo immaginavamo proprio così il timballo, rimpicciolito e racchiuso in una crosta di pasta brisè profumata di cannella. In piatti simili la storia della cucina siciliana non può essere tradita.

Il Duomo di Ciccio Sultano - Timballo del GattopardoIl Duomo di Ciccio Sultano - Timballo del Gattopardo

Conquista a partire dal taglio, con la punta del coltello che, separando i filetti di piccione, rompe la crosta scoprendo all’interno un’antologia di sapori siciliani: maccheroni fatti in casa, melanzane fritte, prosciutto, tartufo, formaggio ragusano filante, fegatini, balsamella salata e profumata di vaniglia.

Il Duomo di Ciccio Sultano - Timballo del GattopardoIl Duomo di Ciccio Sultano - Timballo del GattopardoIl Duomo di Ciccio Sultano - Timballo del Gattopardo

Voialtri che state sproloquiando di ridondanza e pesantezza, non potete capire la meraviglia.

Agnello farcito

Prezzo 44 euro

Altro omaggio alla cucina dei Mori. Agnello farcito di fichi secchi e datteri, dalla crosta glassata, compensato in tanta dolcezza dal mordente amaro delle verdure primaverili.

Il Duomo di Ciccio Sultano - Agnello FarcitoIl Duomo di Ciccio Sultano - Agnello Farcito

La salsa araba al centro del piatto somiglia alla tzaziki greca: cetriolo, aglio, menta e personalizzazione siciliana con zafferano e finocchietto selvatico. Il padellino è una raffinatezza che rende bene l’idea delle verdure di stagione saltate.

Cannolo di ricotta vaccina ragusana

Prezzo 19 euro

Il Duomo di Ciccio Sultano - CannoloIl Duomo di Ciccio Sultano - Cannolo

Ramo di marasche

Prezzo 19 euro

Ci sarà un motivo se il soprannome di Ciccio Sultano è stato a lungo Ciccio Sweet, merito della gavetta nella pasticceria Sweet di Vittoria, una manciata di chilometri da Ragusa Ibla, che lo ha reso un pastry chef ante litteram.

[Video: Ciccio Sultano commenta una recensione negativa di TripAdvisor sul suo ristorante]

Il ramo di marasche (frutto simile alle ciliegie), dessert romantico e femminile, sembra fatto apposta per appagare tutti i sensi.

Il Duomo di Ciccio Sultano - Ramo di marasche

Mangiatelo con le mani, se vi capita, dall’inizio alla fine. Rompete le marasche più grandi con i denti, tenendo la bocca serrata per non farvi sfuggire una goccia del liquido contenuto all’interno. Una ghiottoneria.

Prezzi

Due i menu degustazione cibo e vino: Movimento, a 195 euro, e Siquilia, a 175 euro.

Vino: si possono scegliere altri due percorsi di degustazione per accompagnare i piatti: Perlage 2306 km. che costa 130 euro e Riserve del Sultano a 90 euro.

Solo a pranzo è possibile optare per il menu a sorpresa da tre portate Valle Santa Domenica da 45 euro (con acqua, caffe e piccola pasticceria) o Valle San Leonardo da 59 euro se si vogliono accompagnare le portate con due calici di vino.

Infine, ecco la proposta amata dai gourmet siciliani nel periodo prenatalizio (dal 01/11 al 23/12/2017): menù degustazione per due persone al prezzo di uno più l’aggiunta di 20 €.

Conclusioni

Distanti dal minimalismo in voga da decenni nei ristoranti italiani, ora le piccole stanze risentono meno dello stile da dandy siciliano voluto da Ciccio Sultano.

Ciccio Sultano

Tutte le certezze del decoro borghese sono preservate e aggiornate, compresi i nuovi intarsi dorati di mobili, accessori e perfino dei piatti.

Esattamente all’inverso viaggiano le estrose portate del menu “dominazioni”, dove la semplicità è bandita ma si ritrova l’amore dello chef per lo studio della cucina siciliana.

E sono in arrivo altre novità: voi intanto segnatevi “Cantiere Sultano”.

[Crediti | Immagini: Alfio Bonina]

Dattilo a Strongoli: menu e prezzi del ristorante di Caterina Ceraudo

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Sfiancati dalle recensioni superficiali e scombiccherate di TripAdvisor, cercate precipitosamente un rimedio? Ce l’abbiamo: buttatevi nella lettura della serie “Il ristorante della settimana“, o meglio, del nuovo episodio che anche in questo weekend Dissapore rivolge agli appassionati di fine-dining.

Siamo appena rientrati dal ristorante Dattilo di Strongoli, in Calabria, piccolo centro rurale che occhieggia il mar Ionio da un colle del crotonese.

[Il ristorante della settimana: la serie]

In cucina c’è Caterina Ceraudo, la trentenne ex allieva di Niko Romito che non ha avuto timori di rischiare con il ristorante di famiglia, e ha vinto la sfida. Premiata come chef donna 2017 dalla Guida Michelin, è stata smaccatamente adulata dal New York Times, che ha inserito la Calabria tra le 52 mete da visitare nel mondo proprio per la cucina, rappresentata soprattutto dal ristorante Dattilo.

IL RISTORANTE (e l’agriturismo)

Impossibile capire il ristorante senza immergersi nel contesto in cui si trova: l’azienda agricola da 25 dipendenti della famiglia Ceraudo a Strongoli, paese senza assemblea comunale dal 17 aprile a causa di infiltrazioni mafiose, dove incontrerete 10/15 residenti dei seimila e cinquecento che gli accredita Wikipedia, bene che vada.

Se Pino Cuttaia è considerato una specie di eroe per avere portato due stelle Michelin nella problematica Licata, in provincia di Agrigento, Caterina Ceraudo impegnandosi in prima persona e riportando la stella che il ristorante aveva nel 2011, ha compiuto una missione impossibile.

Giuseppe Ceraudo, fratello di Caterina, insieme ai piccoli nipoti sempre al seguito, carica gli ospiti sul trattore e li scarrozza per tutta l’azienda, vera oasi (biologica e non per moda, anzi quasi biodianmica) nel deserto circostante.

Un giro tra venti ettari di vigneto, un migliaio di olivi molto antichi, aranci, ortaggi e cespi di fragole, comprensivo di fermate, brevi camminate e assaggi, con la bellezza dei fiori di sulla che ipnotizza lo sguardo.

Entriamo nel ristorante introdotto da grandi gradini.

[Chi è Caterina Ceraudo, la chef donna migliore del 2017 per la Guida Michelin]

Repentino cambio di scena rispetto al piccolo borgo rurale visto finora, i tratti comuni sono la pietra delle pareti e il cotto del pavimento, ma l’ambiente diventa elegante e distensivo.

Ristorante DattiloRistorante DattiloDattiloDattilo

I tavoli in legno hanno diverse fogge, ce n’è uno rotondo molto grande che costringe a ripetuti allunghi per prendere il pane al centro.

Un po’ di ginnastica pre cena male non può fare male.

SERVIZIO

Dattilo

Il servizio risente del clima familiare che si respira in azienda, senza per questo dimenticare di allinearsi con lo standard di un ristorante stellato.

Avevamo letto sulla guida Michelin del calore dell’accoglienza: possiamo confermarlo, ma fino a un certo punto quando le richieste dei clienti riguardano carta dei vini e cambi di piatti nel menu degustazione.

CUCINA E PIATTI PROVATI

Intanto, per il talento messo in campo e la bellezza dei piatti, la cucina di Caterina Ceraudo è in grado di attirare clienti a Strongoli. Che non è poco. Poi, lo è in ragione dell’impiego di ingredienti formidabili, perché da questo punto di vista sia la Calabria che il piccolo mondo rurale del suo agriturismo hanno grandi potenzialità da sfruttare.

Abbiamo provato il menu degustazione “Dattilo”, composta da dieci portate, e vi raccontiamo i piatti che ci hanno colpito di più.

Gambero, barbabietola e arancia

Barbabietola, Ristorante Dattilo

Il gambero viene sottoposto a due marinature, la prima con succo di arancia, poi con un caramello di barbabietola, ingrediente diffuso nella zona un tempo densa di zuccherifici, prima di essere inglobato e mimetizzato tra i petali della rosa.

[Il Buonappetito: Soncini e Ceraudo, girl power tra gli chef]

Il succo di arancia non rende sfuggenti i singoli petali, che si staccano facilmente come in un gioco. Il sapore dolciastro della barbabietola e del suo caramello prevale, peccato per il gambero che ci sarebbe piaciuto sentire e che andrebbe trattato con garbo maggiore.

Podolica, topinambur affumicato e caffè

Podalica, Ristorante DattiloPodalica, Ristorante Dattilo

Sembra una lingua questo serpentello di carne podolica, razza bovina allevata nell’Appennino meridionale, di media stazza, camminatrice assidua durante la transumanza dalle montagne al mare.

Il piatto racconta una giornata tra i vigneti (premiati da molte guide) di casa Ceraudo nel periodo della potatura. La corteccia di topinambur porta profumi di humus con anche la polvere (di caffè), mentre la carne di podolica viene marinata per 5 giorni con uno sciroppo ricavato dalle rose secche presenti all’inizio di ogni filare della vigna.

Completa una crema di topinambur cotta in un brodo che si fa con i sarmenti (i tralci delle viti potate), necessari anche per l’affumicatura successiva.

La lunga marinatura rende la carne tenera e vivace nel sapore, l’accostamento con il croccante del topinambur e il suo sapore affumicato sono un piacere per il palato.

Spaghettino cedro e anice nero

SpaghettinoDattilo, spaghettino

Spaghettino sì, ma elaborato.

Il cedro è arrostito con le erbe aromatiche, quasi carbonizzato. La parte esterna, più spessa e bruciata, viene levata. Alla pasta, cotta nell’acqua di cedro, si aggiunge il liquido ricavato dalla macerazione di una notte dell’acero nero. Il tocco finale è una crema a base di limoncello e olio a crudo.

Un piccolo capolavoro di asprezza, molto rinfrescante.

Riso, piselli e parmigiano

Prezzo alla carta 22 euro

Dattilo, riso e piselliDattilo, riso e piselli

Piatto più semplice, con il riso cotto (alla perfezione) in un brodo di prosciutto crudo, pepe nero, limone e parmigiano stagionato 36 mesi. A sorpresa, viene fuori una saporita crema di piselli che ci riporta per un po’ sui campi di contrada Dattilo.

Carrè di agnello con panatura alle erbe portulaca

Prezzo alla carta 30 euro

Carrè di agnello, DattiloDattilo, carro di agnello

Bel piatto di agnello avvolto da una panatura aromatica di rosmarino, timo, salvia, maggiorana e menta, con accanto una maionese acida e i carciofi conditi con un distillato di menta e mentuccia.

Zuppetta di agrumi, yogurt di pecora e arancia

Zuppetta di agrumi

Se la dolcezza è il filo rosso che lega i piatti del menu degustazione, non sempre tenuta sotto controllo, il piatto meno dolce è proprio il dolce.

[Il Buonappetito: perché l’Italia è il paese delle chef?]

Crema di arancia, gelato di zenzero e yogurt di pecora con sopra una lingua di gatto al cioccolato. La conclusione del percorso è all’insegna della freschezza che lascia pulito il palato.

PREZZI

Menu, ristorante dattilo

I menu degustazione del ristorante Dattilo sono due: “Grayasusi”, quattro portate al prezzo di 65 euro, e “Dattilo”, proposta impegnativa da dieci portate che costa 120 euro.

Più abbordabili i piatti alla carta, spesso preferiti dagli avventori.

Carta dei vini molto interessante e ampia, le bottiglie abbinate ai piatti dei menu degustazione appartengono all’azienda Ceraudo. Scelta logica oltre che apprezzata visto il valore dei vini.

CONCLUSIONI

Non ci stancheremo di ripetere che Dattilo, inteso come ristorante e agriturismo, ha grandi potenzialità da sfruttare. Le capacità di Caterina Ceraudo come chef, e della sua famiglia nell’amministrare l’azienda agricola, sono fuori discussione. E come detto, il coraggio non manca. Tutti molto bravi.

Negli accostamenti più audaci del menu degustazione da 10 portate servirebbe meno impulsività, come servirebbe maggiore varietà rispetto alla dolcezza ricorrente di diverse portate.

Caterina Ceraudo

Signum a Salina: ecosistema di bellezza e gusto

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Umani, qualunque cosa stiate facendo smettete e rigeneratevi con Il ristorante della settimana, la serie che Dissapore dedica ogni settimana agli appassionati di fine-dining.

La decisione, se come noialtri qui ne avete abbastanza della mediocrità di TripAdvisor, potrebbe rivelarsi terapeutica.

Non a caso questa volta siamo stati a Salina, nelle isole Eolie, ecosistema di bellezza e buongusto anche grazie a Malvasia, capperi e al Signum, il ristorante di Martina Caruso, ventotto anni ben spesi secondo la guida Michelin, che già due anni ha assegnato la stella alla giovane chef.

Salina: un sogno a due passi

A Salina le “lape” svolazzano cariche di turisti nell’unica strada che collega i comuni di Leni, Malfa e Santa Marina.

Pollara - SalinaSalinaSalina

Non ci sono gli asini, come ad Alicudi e a Filicudi, le isole più lontane che s’intravedono dalla fragile Pollara, frazione di Malfa, dove tra le abitazioni di un cratere sprofondato nel mare si gode uno dei tramonti più belli del mondo.

Scena silenziosa e poetica che, qualcuno se ne ricorderà, compare nel “Postino” di Massimo Troisi.

DESIGN E AMBIENTE

Signum - SalinaPer raggiungere hotel e ristorante, arrivati a Malfa, serve una breve camminata lungo una viuzza profumata di basilico, rosmarino e gelsomino.

Miniatura di un borgo eoliano, l’albergo è armoniosamente inserito tra collina e mare.

Salina Signum

A prendersene cura è Clara, madre di Martina Caruso, signora dall’aspetto austero ma di grande sensibilità e senso estetico.

La sala interna, dedicata alla cena, è un’oasi calma con arredi in legno, come i grandi vassoi, i tavoli e le credenze. Diversi pezzi di antiquariato, uno diverso dall’altro, contrappuntano l’ambiente.

Signum Salina

All’esterno, lo spazio del pranzo è arredato con tavoli in ferro battuto e ceramica, ombreggiato da un pergolato di canne.

Mentre da un lato del terrazzo le scale portano ai mini appartamenti, dall’altro la bella vista sul mare spazia fino a Panarea e Stromboli.

Signum - Salina

IL SERVIZIO

Attento e disinvolto, il servizio del Signum è calibrato sulla presenza assidua dei vacanzieri. Luca Caruso, fratello di Martina, è affabile e paziente, se l’accoglienza è calda, quasi famigliare, molto del merito è suo.

Signum - Luca Caruso

È sempre lui che sceglie i vini e organizza la cantina con un migliaio di etichette e tante ambizioni. Ha un’ossessione Luca Caruso, che com’è facilmente intuibile dalle immagini, riguarda i calici, guai a sbagliarne uno.

La carta dei vini ospita praticamente tutte le cantine eoliane, motivo per cui nell’isola il Signum è vissuto come una sorta di banca del vino.

Signum Salina

LA CUCINA E TUTTI I PIATTI PROVATI

Avrebbe potuto scegliere una vita più comoda, Martina Caruso, nell’hotel di famiglia. Invece si è messa dietro i fornelli e oggi, impartire ordini a una piccola brigata di maschi, fa parte dei suoi compiti.

I menu che propone sono tre: “Il Sigillo”, con sette portate, “Tradizione e Innovazione”, con cinque portate e “Scoprendo”, la carta con tre portate. Abbiamo messo alla prova il primo e più complesso dei tre.

Bagna cauda

Bagna Cauda e ricci - Signum - Salina

Inizio sorprendente: Bagna cauda con aglio, acciuga, latte, patate e aggiunta finale dei ricci di mare. A legare Martina Caruso al Piemonte è un parente con cui la chef trascorreva le estati salinesi, e che oggi lavora proprio al Signum occupandosi di cocktail.

Omaggio a Palermo

Omaggio a Palermo - Signum - SalinaOmaggio a Palermo - Signum - Salina Omaggio a Palermo - Signum - Salina

L’omaggio alla città della cultura 2018 è la frittedda, piatto primaverile a base di piselli, fave e carciofi, insaporito in questa versione dal gambero appena marinato e dalla polvere di caffè.

Dentice crudo e cottoDentice - Signum - Salina Dentice - Signum - SalinaDentice - Signum - Salina

Il dentice crudo è un involtino con scarola e quinoa fritta. Accanto nel piatto, sopra il dentice cotto al forno, c’è una bieta piastrata. Il liquido versato per guarnire è un leche di tigre. Ricordo di un viaggio, la marinatura peruviana rende le carni più morbidi insaporendole con delicatezza.

Se il crudo modaiolo recita la parte dell’onesto figurante, il primattore è l’ottimo dentice cotto.

Pasta mista con cozze, zucchine e ragusano

Pasta mista - Signum - Salina

In Sicilia, quel che rimane di un pacco di pasta, qualunque sia il formato, viene riunito nella pasta maritata.

Martina Caruso assegna al formaggio ragusano il ruolo del protagonista, in un insolito ma straordinario abbinamento con le cozze.

La pasta, dentro un padellino di ceramica, è condita con crema di zucchine, pepe nero, spuma di ragusano e infine le cozze, marinate per un minuto in scapece (marinatura rivisitata con una base di vino, paprika e pomodoro).

Bottoni di seppia il suo nero, limone e olio affumicato al legno d’ulivo

Bottoni di seppia, Signum. SalinaBottoni di seppia, Signum. Salina

Il momento migliore del menu degustazione coincide con il piatto più elaborato.

Sono bottoni di pasta ripieni con ragù di seppia, mantecati con una crema al limone e patate. Adagiata sopra c’è una seppia cruda con un po’ di nero, condita con olio affumicato al legno d’olivo e polvere di limone essiccata.

Triglia con le sue frattaglie

Triglia - Signum - Salina

Triglia cotta a vapore con il patè del suo stesso fegato all’interno. La salsa su cui ondeggia la triglia è leggermente amara. Le squame che rivestono la pelle sono fritte insieme alla salvia. A parte vengono servite le salicornie, o asparagi di mare.

Spaghetti aglio, olio e peperoncino

Spaghetti aglio e olio - Signum - SalinaSpaghetti aglio olio e peperoncino - signum Salina

Lo spaghetto come ultima portata del menu degustazione prima del dolce, evoca le spaghettate di mezzanotte, e dunque, non può che essere con olio, aglio e peperoncino.

Anche a fine percorso, quasi satolli, si apprezza il piacere indotto dalla cucina di Martina Caruso, profondamente mediterranea, vivace, non sempre perfetta ma con alcune intuizioni da vera primadonna.

Gli spaghetti sono insaporiti con un guazzetto di mare mantecato con il brodo di pesce. Mescoliamo come consigliato, e una salsa di prezzemolo colora la pasta di verde pastello, senza disperdere la mollica atturrata.

Gelato al cappero

Gelato al cappero - Signum SalinaGelato al cappero - Signum - Salina

Il cappero, ovvero il sapore più atteso di un viaggio a Salina, arriva solo con il pre dessert, sotto forma di gelato. È candito, squisito, uno dei ricordi indimenticabili del pasto.

PREZZI

Signum - Salina

I menu degustazione sono tre: il più complesso è “Il Sigillo”, sette portate per un costo di 100 euro. “Tradizione e Innovazione” con cinque portate costa 80 euro, “Scoprendo” con tre portate costa 55 euro.

Tutti i piatti dei menu degustazione si possono ordinare alla carta, con prezzi che variano dai 25 ai 30 euro.

Nei periodi di alta stagione è consigliabile prenotare con largo anticipo perché vengono privilegiati gli ospiti dell’hotel.

GIUDIZIO

Diretta, non necessariamente originale o creativa, la cucina di Martina Caruso, che tanto deve alla Sicilia, esalta gli ingredienti eoliani.

L’esperienza la aiuterà a evitare le occasionali sbavature e a perfezionare la cura per i dettagli tanto cara a sua madre, la signora Clara, che di dettagli anche straordinari ha riempito il Signum.

Martina Caruso - Signum - Salina

[CREDIT: LE FOTO DI SALINA SONO DI GIUSEPPE D’AMICO]

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